Panic at the Disco
Pretty Odds
Dopo aver venduto milioni di copie con il debutto “A Fever you can’t Sweat out” tornano i Panic at the Disco, con un secondo disco che da l' impressione di volersi staccare dal cordone emo/pop riconducibile ai Fall Out Boy: la band, a quanto pare, è alla ricerca di suo suono. Ci prova subito con “ Nine in the afternoon”, contornata di violini, atmosfere alla “ Sgt. Pepper's “e uno dei pochi pezzi validi di “Pretty Odds”.
Una manciata di canzonette pop, timidamente spruzzate di indie e di folk, a tratti disastrose, come “She's A Handsome Woman “, stonatura totale (anche in senso vocale), a tratti salvabili, come le melodie giocose di “ Do You Know What I'm Seeing “. Può essere apprezzabile il tentativo e la volontà di provare qualche strumento nuovo (spruzzare di archi qua e là, a dirla tutta) e liriche diverse da quelle che li hanno resi famosi (con eccezioni: ad esempio la corale “That Green Gentlemen”, dove si torna all’emo/pop di sempre), ed è cosa certa che i nostri sembrano sempre piu’ vicini a un suono brit e sempre più lontani dall' “airplay “ statunitense.
Ma ancora mancano i mezzi e la padronanza per poter rendere questo disco quantomeno passabile: per non sparare sulla croce rossa diciamo che ci hanno provato e non ci sono riusciti, e in fondo data la giovane età del gruppo, pare doveroso rimandarli al prossimo lavoro, magari proprio sulle note della dolce “Northern Downpour “, una delle rare luci di “Pretty Odds”.
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