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R Recensione

8/10

Verme

Un Verme Resta Un Verme / Vai Verme Vai / Bad Verme

Liberate il verme che è in voi, e lasciatelo strisciare. Guardatelo, incazzato com’è, urlare al cielo, agli alberi, alle case. Nessuno lo sente, figurarsi chi lo ascolta, ma è in questa precisa condizione che egli è felice: ha conosciuto la libertà. La libertà di esistere e agire a prescindere dagli altri, ignorando gli insuccessi, trascurando le vittorie, distribuendo indifferentemente sberle e abbracci, ricevendone a sua volta decuplicati. Mai sarà uomo, ma per sempre resterà individuo.

Ecco, quanto appena letto (da voi) e scritto (da me), la band milanese lo etichetterebbe come un’inutile ed infruttuosa sega mentale, e sono pronto a porgere le orecchie al vai a cagare che mi urleranno in sguaiatissimo coro. Jacopo, Tommaso, Viole e Giacomo provengono da quattro band diverse (rispettivamente Fine Before You Came, Dummo, Agatha, Hot Gossip), registrano il loro primo ep a nome Verme nel dicembre 2009, in una giornata in cui ha nevicato un bel po’ e noi indossavamo tutti scarpe di tela. Che sia stato un inizio oppure una fine quanto successo quel giorno al Mobsound non ha davvero importanza, ciò che conta è che un’alchimia così incendiaria, generatasi spontaneamente dall’inadeguatezza di quattro ragazzi normali, a Milano non la si raggiungeva da tempo.

Un verme resta un verme. (immagine di copertina rubata ai Germs)

Quattro pezzi così posson bastare. La formula è semplicissima, perciò efficace: emocore figlio degli anni novanta (ricordate l’emo’98?), quello che non ha ancora conosciuto bimbominkiate assortite di unghie laccate e capelli stirati, suonato a bassa fedeltà e velocità sostenuta, urlato da lontano dal buon Lietti (che con i FBYC ci ha già abituato a monumentali catarsi). Pervase da un cazzeggio di fondo, null’altro che la dolorosa spensieratezza della quotidianità, le canzoni scivolano velocissime nella testa, viscide di poesia, liberatorie come pugni. Montagna, strascicata, diretta, quasi improvvisata, ha la semplicità di una montagna. Città, vetta di lirismo cui non credi ma che già aspetti (con una lacrima hai riempito il mare con due bracciate mi hai distaccato) rimbalza furiosa e ogni tanto si placa. Piombo è ripetizione ossessiva, come Ossimoro, che più cadenzata, introspettiva, cupa, ritaglia un’elettrica incollandola altrove, e si congeda ubriaca.

Vai verme vai. (immagine di copertina rubata ai Cure)

Piccoli vermi crescono. E allora perché non articolare il suono, non fornirgli una produzione adeguata, perché non cantare, invece di urlare, per conquistare una fetta di utenza più incline al neomelodico, perché non enfatizzare i ritornelli, chè il grosso pubblico abituato al blasco nazionale adora gli anthem da stadio… perché non me ne vado a fanculo? Coglione, appunto, si evolve in territori orecchiabili, quasi morandiani (cit.), Figlio sfiora il limite impossibile dei quattro minuti facendo largo a una suprema coda finale di cori amici, (la gente muore/e io sto attento a non accostare il nero al blu/quando saremo grandi io non sarò niente/eppure ti mancherò). E più d’un pensiero anche ai fans che “ai concerti ci vado per pogare” nelle roventi contorsioni di Risse risse risse e Gatto gatto gatto, dal testo in miracoloso bilico di registri (riporto integralmente: da qua su il traffico è comunque assordante/tu non buttarti giù/lascia ai gatti il cadere sempre in piedi /e anche se la neve ha coperto quasi tutto/anche se la neve è caduta soprattutto/questo posto fa cacare/ma tu lascia ai gatti il cadere sempre in piedi/e il morire via da casa).

Bad verme. (immagine di copertina rubata ai Bad Religion)

La band milanese, ormai di planetaria statura, smussa gli angoli, si ripara all’ombra di nuovi classicismi, compra spinotti migliori (o cambia il fonico ubriaco, non lo sapremo mai), lascia spazio persino a qualche arpeggio. Risultato: Tutto va malone e Tutto va marchette, due canzoni per avere il mondo ai tuoi piedi, verme. “Ti tapperei quella boccaccia con lo scotch per disegnarci sopra un sorriso e dare un senso a questo pennarello che ho qui in cucina da un bel po’”.

Ho cazzeggiato di brutto, lo ammetto, ma al momento con un verme nella testa nemmeno ascolterei le vostre critiche. I primi due ep, datati 2010, sono disponibili su musicassetta (adesso sono serio), Bad Verme (2011) su 7’’. Tutti e tre reperibili anche in free digital download.

Citando un ragazzino che, in un cartoon, trova un cadavere nel fiume e lo punzecchia con un bastone, “le cose migliori che hai nella vita sono sempre gratis”.

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ciccio 7/10

C Commenti

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fabfabfab alle 11:48 del 12 aprile 2011 ha scritto:

Recensione da 10 con tanto di lode! Dei vermiciattoli conosco solo il primo Ep (quello con la copertina "dei Germs"), adesso recupero gli altri. La tentazione di comprarli in cassetta è forte...

bargeld, autore, alle 19:45 del 12 aprile 2011 ha scritto:

RE:

Esagerato! Sei un fan di Vasco Rossi? ghghghgh

bargeld, autore, alle 18:27 del 14 aprile 2011 ha scritto:

p.s. Fab, battute a parte, ti ringrazio ossequioso.

stefabeca666 alle 15:50 del primo giugno 2011 ha scritto:

SENTIRSI PRESTO, DOMANI, HA LA SEMPLICITA'... DI UNA MONTAGNAAAAA!!!

bargeld, autore, alle 10:48 del 10 ottobre 2011 ha scritto:

Finalmente i tre dischi sono stati raccolti in un unico cd (la cui copertina omaggia/sfotte i Metallica) appena uscito in 500 copie. Imperdibile!