Marilyn Manson
The Pale Emperor
Ma nel 2015, chi se lo caga più Marilyn Manson? Non che al debutto facesse paura (confrontato con Al Jourgensen o Peter Steele sembrava un bambino al Carnevale di Viareggio), ma almeno gli si poteva riconoscere un certo gusto per la teatralità, una riedizione post-apocalittica della messa in scena dei Kiss, un suono moderno e aggressivo, una divertente rivisitazione cartoon dei Nine Inch Nails. Ma oggi, dopo che i quindicenni si sono fatti accompagnare dai genitori ai concerti degli Slipknot e le loro sorelline hanno fatto la coda per assistere alle delicate performance di Lady Gaga, può questuomo di mezzetà sperare ancora di mettere insieme il pranzo con la cena? E pensare che cera anche chi come il sottoscritto aveva creduto a quel Manson pacificato, finalmente libero dallingombrante presenza di Trent Reznor, che tirava fuori dignitosi album cerchiobottisti (Mechanical Animals). Invece niente, il Marilyn Manson che faceva la musica che voleva omaggiando David Bowie fu solo una parentesi, ai fans non piaceva (sui danni reciproci del rapporto artisti-fans bisognerebbe scrivere un trattato), e allora via con una serie di album fintamente rock, aggressivi ma non troppo, forzati e mediocri. A quanti siamo? Nove? Dieci? Quaranta? Non se lo ricorda più nessuno.
The Pale Emperor è lultimo della serie, ed è il classico disco di Marilyn Manson. Rock da birreria, emotivo e gotico quanto basta, suonato bene e prodotto ancora meglio. Non stupisce, e labbiamo detto, ma non disgusta. Il che è già qualcosa, considerato il personaggio. Le chitarre fanno un bel lavoro fino dalliniziale Killing strangers, mentre il rock demoniaco si trasforma definitivamente in un rock radiofonico (sentire il singolo industrial-addomesticato Deep six), dal gusto classico (ma chi è che suona in Third Day of a seven years binge? Keith Richards?) e piacevolmente virato blues (Cupid carries a gun, The Mephistopheles of Los Angeles). La dimostrazione che il Marylin Manson folle e deviato degli esordi non esiste più (ammesso che sia mai esistito, e non fosse solo una grottesca elucubrazione dei produttori) è dimostrata dal fatto che i pezzi meno riusciti sono quelli che guardano al passato: Slave only dreams to be king è come una The beautiful people suonata alla recita scolastica, Warship my wreck sembra un residuo (uno scarto) di "The Fragile" dei mentori Nine Inch Nails. Ma è lintero disco a smarrirsi da metà in poi, arrivando alla fine in modo stancante (la doppietta Odds of even/Day 3 è sfinente) e rovinando così le buone impressioni iniziali, che si ritrovano nel blues acustico di Fated, faithful, fatal, quasi un Marilyn Manson cantautore.
Quindi: qual è quello spettacolo un po fuori moda, infantile, che diverte e intrattiene, ma che quando finisce lascia sempre un vago senso di tristezza? Bravi, lo spettacolo dei pagliacci.
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