Brutal Truth

Need To Control

Signore e signori, ecco a voi la leggenda del grindcore mondiale! Formatisi sul finire degli anni ‘80 grazie alla volonta' dello storico Dan Lilker ( ex bassista di Anthrax, Nuclear Assault, Sod...tanto per dire qualche gruppo! E scusate se è poco) e altri personaggi incredibili come Kevin Sharp (voce, growls, screaming), i nostri decidono di rivoluzionare il variegato mondo della musica estrema legato al grindcore, death/grind e affini.

Gia' con il precedente " Extreme conditions..." del 1992, i folli grinder boys regalano alle stampe un disco di death-grind con leggere contaminazioni industrial e brutalita' a iosa tracciando un percorso alternativo alla scena brutale fin dal periodo 92 - 93 ( maggior periodo di fioritura del metal estremo ), riscuotendo immediatamente un vastissimo consenso dalla critica metal mondiale. Ma " Extreme conditions " conteneva in se' degli elementi ancora acerbi superati con il successivo capolavoro del 1994: " Need To control".

Introdotto da una copertina di stampo post - apocalittico ( un uomo ripiegato su se stesso a causa degli errori commessi contro madre natura!), il disco in questione è una pura session di dolore, angoscia, rabbia e violenza. 15 brani a meta' tra il grindcore schizzato, rallentamenti alla Neurosis piu' brutali e intermezzi industrial. Non c'è spazio per l'ottimismo, non c'è posto per la melodia. Distorsioni, grugniti, urla, drumming disumani e tecnici non hanno nessun altro scopo se non quello di riprodurre il nichilismo delle societa' industriali e l'alienazione dell'individuo schiacciato dal peso dei suoi errori meschini. " Need To Control " mette in scena la contraddizione dialettica di un'umanita' disumanizzata, uscita da se' tramite il ricorso al nucleare, alla guerra, allo sterminio di massa ed allo sperimentalismo al servizio delle multinazionali. L'odio dei Brutal Truth è un semplice " mostrare " previsionalmente la realta' di fatto cosi' come sara', cioe': catrame, amianto, animali morti, visioni post - Chernobyl.

Ad aprire la danza dell'apocalisse e' "Collapse", una marcia death - doom - industrial emotiva e disperata, con aperture melodiche che richiamano alla visione di un mondo che non ci sara' mai piu'. Si continua poi con tracce di pura pazzia tecnica - psicotica e claustrofobica come" Turn Face", " Black Door Mine " e " I See Red ": il tutto risulta godibilissimo perche' i nostri non amano ripetersi facendo risultare ogni pezzo diverso dall'altro. Ma le tre canzoni-cardine del disco sono: " Godplayer ", 4 minuti di alternanza tra accelerazioni e controtempi noise potentissimi con intermezzi grind sparatissimi; " Choice Of A New Generation ", cioe' come suonerebbe ogni gruppo hardcore se di botto decidesse di mettersi a fare grindcore e, infine, abbiamo l'apice con " Displacement " in cui ogni speranza e' resa eternamente vana per un'umanita' condannata a nuotare nei rifiuti tossici da essa stessa consapevolmente creati.

" Need To Control " è il capolavoro del grindcore, un disco che mette alla dura prova fisicamente e cerebralmente. Non è musica per tutti: o si ama o si odia. Gli stessi amanti della musica estrema lo hanno guardato con sospetto a causa del suo gemellaggio con l'industrial ed il noisy approach, e la sua crociata politica che nulla aveva a che fare con i gruppi brutali del periodo i quali affrontavano tematiche dementi tipo teste mozzate, vecchiette squartate e altre amenita' da chierichetti frustrati e e superficiali. Da avere a tutti i costi.