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R Recensione

9/10

Led Zeppelin

Houses Of The Holy

Il quinto album del Dirigibile vede un rallentamento della sua incredibile ascesa. Nel senso che questa raccolta di canzoni è di qualità eccelsa ma stavolta non c’è da rimanerne stupefatti, come puntualmente era successo per ognuno dei dischi precedenti. Per la prima volta la sensazione è ottima ma non eccezionale, con un mantenimento delle irraggiungibili posizioni di vertice nel campo dell’hard e del folk rock, mentre la fase blues viene qui messa in temporanea stasi.

Pareri personali chiaramente, seppure largamente condivisi. Ciò non toglie che, fra le legioni di ammiratori degli Zeppelin, un robusto manipolo di essi trovi quest’album semplicemente il migliore. E perché no poi, si tratta di bellissima musica dopotutto, di un disco comunque epocale e influente, passaggio obbligato per qualunque appassionato di musica rock.

The Song Remains The Same” che inaugura l’album era all’origine solo strumentale e si sente, perché le strofe di Robert Plant paiono attaccate con lo scotch, suonando forzate e poco incisive. Peccato, perché la solare cavalcata sulla dodici corde elettrica di Jimmy Page, supportata dalla inevitabilmente tonica “pacca” ritmica di John Bonham, è trascinante e brillantissima. Il batterista costringe Page e il bassista John Paul Jones a tutta una serie di break e di stop&go mozzafiato, Jimmy alterna accordi pieni, arpeggi e assoli in una vorticosa dimostrazione di creatività e senso armonico. Un grande brano a cui manca, ripeto, la giusta ispirazione nelle linee vocali per entrare fra i capolavori zeppeliniani.

Capolavoro è invece “The Rain Song”, la romantica ballata che segue a ruota, con un passaggio a contrasto così riuscito che il gruppo penserà bene di mantenerlo anche dal vivo, suonando questi due pezzi sempre uno dopo l’altro. Page riesuma e sublima qui i suoi studi sulle inusuali accordature folk, apprese dai grandi suoi maestri Bert Jansch e John Reinbourn, sfornando una successione di accordi acustici ad altissimo grado evocativo. Per ricrearli, bisogna “tirare” la prima, seconda, terza e sesta corda della chitarra su di un tono rispetto all’accordatura normale, dopodiché le posizioni da prendere con le dita risultano molto semplici. Jimmy Page è tra i tre, quattro chitarristi rock più famosi e rispettati di ogni tempo, e qui se ne ascolta uno dei motivi: la successione armonica è pura magia, la squisitezza del suo lavoro per tutti i sette abbondanti minuti del brano è una gioia per le orecchie. Il compare John Paul Jones ci aggiunge molto del suo, smanettando pesantemente col mellotron sì da rendere la faccenda molto sinfonica e progressive, allo stesso tempo struggente e barocca, forse compromettendo un poco le cose, forse no.

Over The Hills And Far Away” è l’ennesimo mirabile capitolo di una fra le più tipiche e trascinanti situazioni zeppeliniane: Page e Plant cominciano da soli, uno all’acustica e l’altro al canto tranquillo e serafico, poi cala la mazzata di Bonham, più che mai terremotante, e salta tutto per aria. Plant passa a cantare due ottave sopra, Page imbraccia l’elettrica, Jones cuce il tutto col suo sapiente basso e, fra strappi e stacchi, si va verso una stranissima e lunga sfumata del pezzo.

La parte centrale del disco è quella più disimpegnata e superficiale: “The Crunge” è una cosa molto alla James Brown che lo stile di Bonham impedisce di essere solo funky, “Dancing Days” si regge su poche cose, un riffotto di Page e le bordate di Bonham, “D’Yer Mak’er” è un omaggio all’allora nascente affermazione internazionale del reggae. Quando sembra che gli Zeppelin vogliano cazzeggiare fino alla fine arriva la botta straniante di “No Quarter”: tutto si può dire di questo brano meno che possa passare inosservato, è talmente unico e diverso nella discografia degli Zeppelin che non può essere omesso quando si sottolinea la fenomenale ecletticità e multifunzionalità della loro musica. Il riservato e genialoide John Paul Jones si inventa una cosa al pianoforte elettrico che è quanto di più fangoso e darkeggiante ci possa essere. Inserita poi in un disco decisamente solare, sin dalla copertina, quale è in effetti “Houses Of The Holy”, essa riesce a rappresentare e smuovere con ancora più efficacia il lato oscuro delle cose e di ciascuno di noi. Page si adegua alla grande alle voglie del suo bassista/tastierista, manovrando la Gibson su sentieri acid jazz e Plant si fa aiutare da filtri e leslie per straniare adeguatamente il suo pulito timbro vocale, abbastanza per star dietro ai suoi compagni in momentaneo e profondo darkeggiamento. Un pezzo della madonna, che piaccia o non piaccia il genere, una suprema dimostrazione di forza, di evoluzione, di apertura mental/musicale. L’epilogo dell’album è affidato al bel riff in tempo dispari di “The Ocean”, una composizione a cui Page non è stato capace di trovare un ponte ed infatti sfuma mentre Plant si chiede scherzosamente quando arriva ‘sto benedetto bridge.

Uno dei tanti riti del super patito degli Zeppelin è quello di andare a visitare le Giant Causeway, un tratto delle coste nordirlandesi dove è stata scattata la foto, poi pesantemente trattata e rifinita dal celebre studio fotografico Hipgnosys, che costituisce la magnifica copertina di questo magnifico disco di questo magnifico gruppo. A risentirci per “Physical Graffiti”.

C Commenti

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swansong (ha votato 10 questo disco) alle 10:51 del 3 marzo 2008 ha scritto:

Capolavoro!

Faccio i complimenti all'ottimo Farina che, come al solito, sfoggia una rece di tutto rispetto. Non concordo tuttavia con l'incipit. Non vedo infatti alcun "rallentamento", in questo album, nell'ascesa del Dirigibile. In realtà, ritengo sia l'ultimo lavoro dei Leds che possa veramente essere considerato un capolavoro. Per me i primi 5 album sono da 10...e Houses of the Holy è l'ennesima dimostrazione di superiorità da parte di una band che ormai ha raggiunto l'apice della propria carriera e conferma la maturità artistica già ampiamente sfoggiata con il precedente album.

Rain song, Over the hills e No quarter sono pezzi che valgono una carriera e Houses of the Holy è ancora leggenda. Non altrettanto potrà dirsi da Physical Graffiti in poi...purtroppo!

DonJunio (ha votato 9 questo disco) alle 12:45 del 3 marzo 2008 ha scritto:

they ask no quarter.....

Album strepitoso, poliedrico e ispirato. "no quarter" il mio pezzo preferito del dirigibile in assoluto.

swansong (ha votato 10 questo disco) alle 15:21 del 3 marzo 2008 ha scritto:

Eh...No Quarter...

Sì, è proprio un brano "ultraterreno", suonato divinamente, oltretutto Page firma uno dei suoi assoli più belli. I Leds con questo pezzo dimostrano, se ce ne fosse stato bisogno, che avrebbero potuto destreggiarsi anche in territori più sperimentali e meno legati all'hard-rock-blues che loro stessi avevano "inventato". Un album non troppo capito allora (forse perchè molto slegato dalla loro precedente produzione. Non a caso Rain Song è stata ritenuta come una copia sbiadita e riuscita male di Stairway to heaven, quando in realtà mai paragone può essere più azzardato...anzi, gli arrangiamenti di Rain song ritengo siano superiori a quest'ultima), ma che acquista uno spessore molto più consistente riascoltato a distanza di quasi 30 anni. In assoluto il loro album più moderno, destabilizzante e coraggioso. Viva i Leds! Scusate torno a riascoltarlo...

TheManMachine (ha votato 9 questo disco) alle 20:45 del 3 marzo 2008 ha scritto:

Siamo sempre su livelli molto alti

Ciao Pier Paolo, complimenti per la completissima recensione. Mi trovi solo un po' in disaccordo quando parli di una certa "superficialità" della parte centrale dell'album, chè anzi, secondo me, i LZ non fanno altro che dare prova lungo tutte le tracce del disco del loro vorticoso, geniale ed eclettico estro creativo. Il cambio da "The Song Remains the Same" a "The Crunge", per dirne una, è a di poco pirotecnico, spettacolare. Comunque bravo, recensione molto bella! E adesso ne butto là una delle mie: non so se sono il primo a notarlo, comunque l'intro di "No Quarter" è molto simile per non dire praticamente uguale a "Aspettando l'Alba" de Le Orme (Lp "Uomo di Pezza", 1972). Ascoltare per credere!... Alla prossima!

PierPaolo, autore, alle 21:07 del 3 marzo 2008 ha scritto:

Ehilà colgo un fronte compatto!

A diversi appassionatissimi e competenti colleghi di sito i (pochi, e molto secondari) appunti fatti alla musica di questo gioiello del rock paiono eccessivamente fiscali...e sia, allora! Lungi da me la narcisistica tentazione di fare il diverso, mi allineo più che volentieri al pensiero stupendo della maggioranza. Ora mi vado a risentire il dischetto, dopodiché per il resto della mia vita terrò allineato "Houses..." alle quattro gemme che lo precedono. Viva i Leds!

Vikk (ha votato 9 questo disco) alle 12:40 del 4 marzo 2008 ha scritto:

I primi 5 sono dischi superlativi tra il 10 ed il 9. "Physical Graffiti" paga lo scotto di essere stato un doppio (ma ben piu' cosistente ad esempio del "White Album" dei Beatles che contiene piu' capolavori, ma alternati a mezzi aborti).

Degli Zep solo "Coda" e' superfluo

TheManMachine (ha votato 9 questo disco) alle 13:15 del 4 marzo 2008 ha scritto:

RE:

Vikk: "Degli Zep solo "Coda" e' superfluo": be', onestamente, neanche "In Through The Out Door" è tutto sto granché... ma ciò non sminuisce minimamente il valore di una carriera e di una discografia folgoranti e forse uniche .

swansong (ha votato 10 questo disco) alle 15:34 del 4 marzo 2008 ha scritto:

RE:

Lo dico da fan accanito (il mio nickname credo parli da solo...): anche Presence non è 'sto granchè se paragonato ai precedenti lavori, però...c'è un però. Un gruppo che, devastato dagli eccessi fisici, morali e privati ti sforna "Achilles last stand" e "Nobody's fault but mine"...beh và diritto diritto nell'Olimpo degli Inarrivabili, peccato per le altre canzoni che proprio non reggono il confronto con questi due capolavori e nemmeno con le canzoni minori della loro precedente produzione.

Alessandro Pascale (ha votato 9 questo disco) alle 17:54 del 4 marzo 2008 ha scritto:

penso che the rain song sia stata una delle canzoni che mi abbia fatto amare di più il rock da ragazzo. Almeno altre 2-3 canzoni sono capolavori ma un paio di episodi così così ci sono. Certo per lungo tempo è stato il mio album preferito dei led ma oggi penso che sia leggermente inferiore ad alcuni dei primi dischi. Rimane cmq una pietra miliare del gruppo e del rock tutto e probabilmente l'ultima vera perla dei led. Farina al solito impeccabile

Neu! (ha votato 6 questo disco) alle 10:43 del 21 marzo 2008 ha scritto:

se pensate che questo sia un disco da 9, siamo davvero alla frutta...

Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 22:30 del 13 ottobre 2008 ha scritto:

Congratulazioni, davvero. La doppietta d'apertura, specie "The Song Remains The Same", e "No Quarter" sono davvero bellissime. Il cosiddetto "Zoso" rimane nettamente superiore ma qui si viaggia su binari altrettanto sopraelevati. Con buona pace di tutti i loro emuli.

NickRock (ha votato 7 questo disco) alle 14:02 del 5 luglio 2009 ha scritto:

Il paragone ed il conseguente voto è da intendersi naturalmente rispetto alla loro eccelsa produzione. Ho sempre percepito questo disco come un attimo di riflessione e di leggero distacco anche rispetto alla loro immagine da "martello degli dei", specialmente dopo quel tour de force di attività in studio e dal vivo che li ha visti protagonisti nei primi quattro anni di attività. Chiaramente anche in questo disco non mancano i gioielli come NO QUARTER o RAIN SONG, ma il il disco nel complesso sembra confezionato con meno senso urgenza e coesione di quanto avevano abituato fino a quel momento. Un punto a favore è rappresentato dalla produzione e dalla definizione del suono che a mio parere risulta tra i più riusciti della loro discografia.

PetoMan 2.0 evolution (ha votato 8 questo disco) alle 22:32 del 27 novembre 2009 ha scritto:

I Led Zeppelin hanno fatto di meglio. Però qui hanno dimostrato di saper fare anche altro oltre al classico hard rock\blues\folk. Un disco un po' diverso dal solito quindi. Pezzi come Over the Hills and Far Away, Rain Song, e The Ocean sono comunque ottimi. Direi che ogni pezzo ha una sua dignità, non ci sono riempitivi, però forse manca un grandissimo pezzo cme vi erano sempre stati nei precedenti dischi.

H2O_LUCA (ha votato 8 questo disco) alle 20:41 del 6 gennaio 2010 ha scritto:

Ce ne fossero così ai tempi nostri!

Per quanto mi riguarda i Led Zeppelin avrebbero potuto anche fare cover dei Tokio Hotel, per me sarebbero sempre rimasti dei grandi e lo sono tutt'ora nonostante non ci siano più sia musicalmente che come personaggi rock: dunque sono leggermente di parte (vedi avatar by Bonzo). E poi secondo me The Ocean o No Quarter possono alla essere prese in considerazione come canzoni immagine dell'album. Ce ne fossero di dischi vicini a questo oggi.

lev (ha votato 9 questo disco) alle 13:20 del 6 aprile 2010 ha scritto:

dopo il III ed il IV viene questo sul mio podio per quanto riguarda i led zeppelin. a pari merito con il II.

bart (ha votato 6 questo disco) alle 17:13 del 8 aprile 2010 ha scritto:

Con questo disco, secondo me, inizia il declino (artistico) del "Dirigibile". Alcune canzoni sono trascurabili, alcune sono buone, ma solo No Quarter è al livello dei migliori Zeppelin.

dalvans (ha votato 10 questo disco) alle 14:47 del 23 settembre 2011 ha scritto:

Poliedrico

Il quinto capolavoro dei Led Zeppelin

Alfredo Cota (ha votato 8 questo disco) alle 21:59 del 23 novembre 2011 ha scritto:

Il loro album che preferisco; l'autunno luminoso del martello degli dei, e che capolavoro "No Quarter"! 8/9

bill_carson (ha votato 4 questo disco) alle 10:00 del 24 novembre 2011 ha scritto:

mi ha sempre fatto due coglioni così

mai capito e mai apprezzato

bill_carson (ha votato 4 questo disco) alle 14:54 del 24 novembre 2011 ha scritto:

nonono. ho sbagliato. adoro houses of the holy

il loro che preferisco. pensavo d'aver commentato led zep 3.

alekk (ha votato 7,5 questo disco) alle 12:00 del 17 dicembre 2012 ha scritto:

buono ma 9 pierpaolo mi sembra esagerato..a confronto coi primi 4 esce con le ossa rotte(parere personale)

Filosofia alle 17:21 del 14 marzo 2015 ha scritto:

Salve, signor Pierpaolo, mi permetto di segnalare due grossolani errori: c’informi che per suonare The Rain Song “bisogna “tirare” la prima, la seconda, la terza e la sesta corda della chitarra su di un tono rispetto all’accordatura standard.” Così avremo dal basso: Fa#-La-Re-La-Do#-Fa#.. Ma no, la sua accordatura è tutt’altra cosa: rispetto alla standard vanno abbassate la prima, la quarta, la quinta e la sesta di un tono, lasciata inalterata la terza e alzata la seconda di un semitono (Re-Sol-Do-Sol-Do-Re).

Poi c’informa che “L’epilogo dell’album è affidato al bel riff di tempo dispari di The Ocean, composizione a cui Page non è stato capace di trovare un ponte ed infatti sfuma mentre Plant si chiede scherzosamente quando arriva ‘sto benedetto bridge.” Sbagli del tutto brano, quello è il finale di The Crunge! Ciao.

zagor (ha votato 8 questo disco) alle 15:09 del 16 marzo 2015 ha scritto:

il disco "prog" del Dirigibile, capaci di dire loro sul genere con due mastodonti come "the rain song" e "no quarter", senza pero' tralasciare pezzi tipicamente zeppeliniani come "the ocean" e " over the hills". Ottima anche la recensione.

ThirdEye (ha votato 8 questo disco) alle 23:44 del 22 giugno 2015 ha scritto:

Prog-Zeppelin. Gran disco. Però i miei favoriti dalla notte dei tempi rimangono "Led Zep III" e il doppio "Physical Graffiti"...

K.O.P. (ha votato 5,5 questo disco) alle 15:26 del 17 agosto 2017 ha scritto:

Molti gradini sotto rispetto ai precedenti lavori...

zagor (ha votato 8 questo disco) alle 0:54 del 18 agosto 2017 ha scritto:

dare 5, 5 a un disco che contiene un capolavoro come "no quarter" è un delitto, mi sa che il caldo ferragostano ti ha giocato un brutto tiro amico!

zagor (ha votato 8 questo disco) alle 1:03 del 18 agosto 2017 ha scritto:

quanto è fico il funk di the crunge?

K.O.P. (ha votato 5,5 questo disco) alle 10:39 del 18 agosto 2017 ha scritto:

Può darsi ahahah ma a differenza dei precedenti non mi ha entusiasmato. Tranne che per No Quarter

zagor (ha votato 8 questo disco) alle 13:24 del 18 agosto 2017 ha scritto:

l'unico brano veramente brutto è "dyermaker" per me, hanno provato col reggae ma gli è uscita una cagatella lol. "The rain song" è un giuuuiello come direbbe Tirzan di "ecceziunale veramente, ", poi "the ocean" e "over the hills.." valgono i pezzi forti dei primi dischi, infatti nelle versioni live di "how the west was won" quando vengono suonate in anteprima fanno un figurone.