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R Recensione

5,5/10

Soundtrack Of A Summer

Holes

Nel nome e negli intenti fanno pensare all’estate, ad una di quelle estati californiane fatte di party in piscina. I Soundtrack Of A Summer nascono invece nel 2007 a Parma e racchiudono un intero ventennio di rock alternativo, dal punk dei Misfits al grunge dei Nirvana. È così che prende corpo un mix di sonorità americane che confluiscono nella potenza delle chitarre supportate da una sezione ritmica molto incisiva. Dopo anni di concerti, i Soundtrack Of A Summer sono finalmente giunti a registrare il loro primo full-lenght, “Holes”, per la label meneghina Rocketman Records (grazie a Ettore Gilardoni e Roberto Gramegna), che porta l’intero curriculum di questi quattro ragazzi ad un livello professionalmente avanzato. Simone Galli alla voce e alle chitarre, Lorenzo Franzoso al basso, Michele Quinzani alla batteria e Giorgio Denicoli alle chitarre, racchiudono in dodici brani il sogno di una notte di mezz’estate, tra bordate punk interrotte qui e là da brevissimi riposi. La loro musica è accalorata e, come già detto, fa insperatamente emergere un professionismo nella composizione, nell’editing e nel mastering finali.

Dopo l’ascolto dell’intero CD, però, sono rimasto deluso dall’estrema omogeneità che ho trovato. I pezzi sono tutti molto simili fra loro e non mantengono le promesse fatte all’inizio: l’annoiata impertinenza grunge è praticamente assente, la violenza musicale del punk anche, e il rock che ne vien fuori non è altro che una sorta di crossover standardizzato tra il college rock e l’hard rock americani (per intenderci, band come The Offspring e Sum 41). Eppure la tracklist parte bene con “Better than this”, una riuscitissima hit estiva tra rabbia e malinconia. Il problema risiede invece nelle restanti undici canzoni, tutte drammaticamente simili alla prima per schema e idea. Peccato.

Broken from the start” e “The dirt will stay” si rincorrono sul tema del compromesso e delle scuse tardive, “Setting forth” e “In the cold” toccano invece i temi dell’accettazione di sé come unica ricetta per uscire da una storia sbagliata. Forse solo in “Colors missing” e in “Light” ascoltiamo una diversa sfumatura musicale che sarebbe diventata adorabile se il mood dei brani fosse stato più acustico. Peccato di nuovo.

Goodnight lovers” e “Late in June”, tracce notturne, parlano di amori speciali; “The same old song” e “Your wave on me” trattano invece, con piglio decisamente hard rock, vicende remote i cui effetti non si affievoliscono, giorni che non passano, compleanni da dimenticare. Un altro pezzo affabile dell’intero LP è “The hardest thing (Fiesta red)”, con ripartenze rock molto convincenti e un cantato eccellente, come d’altronde in tutti i brani. Al termine dell’ascolto abbiamo la certezza che questi quattro giovani parmigiani sappiano suonare e cantare con grinta, senza cedere mai, senza mai incappare in una gaffe, prova che questo “Holes” è figlio del talento e dello studio, dei tanti live e del tanto sudore. Parimenti, troviamo pochissima originalità nei brani proposti, nonché un’indefinibile sequenza in scaletta dei brani stessi; infine v’è poca o nessuna ricerca autorale. Ancora una volta, è un peccato.

ISoundtrack Of A Summer ora devono assolutamente differenziare la loro proposta musicale perché di stoffa ne hanno tanta e vederla sprecata nei prossimi anni sarebbe un ulteriore, imperdonabile, peccato.

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