Wolfmother
Cosmic Egg
Dopo il successo dellomonimo esordio targato 2005 e il repentino cambio di line up, torna la creatura hard rock australiana dei Wolfmother capitanata dalla personalità esplosiva del riccioluto Andrew Stockdale, che con linnesto di un nuovo organico ai suoi servigi aumenta la carica e lesplosività in un album di rock duro e puro ad alto tasso di testosterone.
Cosmic Egg infatti gode di maggiore espressività compositiva e ricchezza strumentale, andando a colmare i piccoli vuoti presenti nel disco desordio con una buona dose di potenza sonora e riff grassi e magniloquenti, risultando come un piccolo bignami della tradizione hard rock dai Led Zeppelin ai Deep Purple, passando per i conterranei Ac/Dc ed un certo gusto per le sonorità vintage prettamente anni 70.
Lalbum si apre con California Queen, alternando atmosfere space rock soniche a frangenti heavy sabbathiani, strizzando locchio allo stoner secco e pungente dei Queens Of The Stone Age.
Lhard blues di New Moon Rising è il perfetto connubio fra Ac/Dc e Deep Purple, mentre White Feather è un boogie rock dallincedere trascinante che lascia il passo al riff distorto di Sundial che puzza un po troppo di una certa N.I.B. di Iommi e soci, ma che risulta comunque potente ed efficace con le sue maestose aperture rock ed un riff circolare martellante.
In The Morning è la classica ballata rock dalla formula ormai fin troppo usata ed abusata in 60 anni di rock: atmosfere vagamente malinconiche e caramellose, sembra un lento dei Led Zeppelin cucito male, mentre 10.000 Feet sfoggia un riff hard rock senza denti, lento e cadenzato, una Kashmir infarcita di tamarraggine.
Uno spiraglio di originalità si riapre con la title track, un hard blues in levare secco e trascinante, che cede il passo alla power ballad Far Away cucita di tutto punto ed intarsiata di melodie fresche e leggere.
Pilgrim cerca di emulare i fasti migliori di Joker & The Thief pur non avendo il piglio catchy e la sensualità strisciante di quella contenuta nellesordio.
E si prosegue così fino alla fine, nellanonimato e nellautocelebrazione con continui rimandi ai maestri che hanno fatto la storia del rock (inutile elencarli di nuovo, dato che sono talmente tanto ovvi e scontati), senza aggiungere nulla di nuovo a quanto già detto e stradetto.
Nonostante tutto Cosmic Egg godrà sicuramente di un notevole successo di pubblico, portando nuovi adepti sotto lala protettrice del rock, e questo non è assolutamente da considerarsi un male, anzi.
Dischi del genere fanno sempre bene per ricordarci da dove veniamo, in questo marasma di sperimentazione e contaminazione che è la musica odierna un album di rock schietto e sincero fa sempre bene. È un po come ritornare nella casa in cui siamo nati, con quella sensazione di tepore caldo e famigliare che ci ha cullato dalla nascita. Non ci cambierà la vita, ma ci accompagnerà per mano in una passeggiata fra i sentieri dei nostri ricordi.
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