Palkosceniko al Neon
Disordine Nuovo
«Dimenticare significa perdere leredità di una lotta che è ancora inconclusa. Non dimenticare obbliga a comprendere, a smascherare, a continuare quella lotta. Per combattere questo nuovo fascismo non ci saranno i vostri nonni, o i padri dei vostri nonni. Affrontarlo toccherà a voi.»
Partigiano Foco
Ce ne vorrebbero di più di gruppi come i Palkoscenico Al Neon. E non lo dico solo perché sono spudoratamente di parte, vista laffinità elettiva col gruppo per i contenuti socio-politici. Lo dico soprattutto perché lepoca attuale è caratterizzata da una superficialità, da unapprossimazione e da unincredibile ignoranza che sembra impedire a chiunque di riuscire a tenere in piedi un progetto serio e lungo, unidentità forte o un qualsiasi approfondimento tematico critico e serio. Si fa tutto alla cazzo insomma, ci si fa i pareri leggendo i titoli dei giornali e lasciando linchiostro dellarticolo ad ammuffire inutile. Si accetta passivamente tutto quello che viene e sempre più lontano appare ogni tipo di libero esame critico, quella cosa che tanto piaceva agli illuministi, mica solo ai comunisti.
La nostra esperienza, come sito musicale, è unesperienza di Resistenza a questo sfacelo socio-culturale. Per questo mi permetto, arrivato con costanza e fatica alla duecentesima recensione scritta per questo sito, di elogiare in maniera sperticata chiunque riesca a mantenere in piedi questa Resistenza culturale (e a mio parere politica). Il fatto di essere alternativi non è un fine in sé stesso, ma è un pregio nel momento in cui lalternatività è data da caratteristiche come la riflessione e lapprofondimento critico nei confronti di ciò che ci circonda.
Qualcuno ha spiegato bene questo aspetto ragionando sul fatto che la vera musica politica è quella in grado creare unalterità culturale, un immaginario alternativo che permetta di affrancarsi dalle logiche dellindustria culturale e della liquidità sociale imperante. Tutta questa ampia introduzione per fare un po il punto della situazione, ringraziare pubblicamente questo sito e tutti coloro che si sono sforzati di tenere in piedi questo progetto, e per spiegare il motivo per cui sosterrò sempre e comunque gruppi come i Palkosceniko al Neon, come prima di loro ho scritto positivamente di artisti come Luci della Centrale Elettrica, Offlaga Disco Pax, Fuzz Orchestra, 99 Posse, Stormy Six, CCCP, ecc. Artisti che lalterità culturale lhanno fatta non soltanto a livello musicale-formale ma soprattutto ad un ben più evidente livello testuale-contenutistico.
Cè bisogno di Resistere e di Ricostruire, lasciandosi anche andare a qualche ingenuità, perché no. Così fanno i Palkosceniko al Neon, che tra accenti a volte un po esagerati e giovanilisti (alcuni esempi: Cè un martello che colpisce stelle e striscie, stelle e striscie, cè una falce che ferisce stelle e strisce, stelle strisce in La Mia Scena; La guardia rossa suona ladunata: tutti presenti [ ] dal sangue nascerà la nuova storia del comunismo! da Su, Comunisti Della Capitale!) riescono a far passare messaggi forti alla base della civiltà umana (in caso di fascismo opporre Resistenza! sempre da La Mia Scena), appelli a non arrendersi mai, neanche nelle situazioni peggiori (continuo a camminare, non mi sento sconfitto da Perdere) e constatazioni evidenti ed attualissime nellItalia berlusconiana in cui poliziotti e operai tornano a darsele di santa ragione (in nome di un finto ideale oggi muore la pace sociale da Antidoto).
La musica scelta è figlia della rabbia: è quellhardcore primordiale in bilico tra i due mondi del punk e del metal. Un sound violento, senza fronzoli, ben curato ma in bilico tra devastazioni metalliche, riff incendiari e sferragliate noise, optando talvolta più per il metal (Passo Dopo Passo, La Mia Scena) talvolta per il punk-core (Su, Comunisti Della Capitale!), in un crossover che spazia ricordando mostri sacri di ambo i campi come Metallica, Pantera, Negazione e Raw Power. In tutto tredici brani e ununica tregua: lo splendido monologo di Manfredi tratto dal film In nome del popolo sovrano (di Luigi Magni, 1990). Il resto è un ritmo forsennato che mostra piccole crepe (Incubi ad esempio rielabora palesemente il motivo di A Un Passo Da Me) ma che nel complesso è un solido blocco granitico che evidenzia la maturazione complessiva di un gruppo giunto alla quarta pubblicazione dopo un percorso iniziato nel 2005 con Ikonoklasta.
Una citazione finale per il pezzo De André, di cui viene ripresa la sanzione anche se voi vi credete assolti siete per sempre coinvolti, ancor oggi valido e attuale. In attesa del sol dellavvenire chiudiamo così, con un atto daccusa alla società. Soprattutto ad una certa parte della società, la quale prima o poi dovrà rendere conto dellignoranza e dellapprossimazione che ha elevato a sistema di vita. Tutto il resto è Resistenza. E a mio modesto parere è molto meglio.
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