R Recensione

7,5/10

Bobby Previte

Mass

Ci voleva un compositore – batterista eclettico e visionario come Bobby Previte per inventare una messa heavy metal. Uno che, dagli anni ottanta in poi, ha spaziato fra generi e territori musicali seguendo le tracce di intuizioni ed infatuazioni di volta in volta riservate alla scena avantgarde jazz di New York, (i primi dischi solisti, il gruppo The President di Wayne Horwitz con Bill Frisell), il jazz elettrico di Miles Davis (nell’ensemble The Horse, da Previte diretto), la musica ispirata al Circo russo, fino ad esperimenti di elettronica, progetti dedicati alle arti figurative e ad un’originale forma di elettro blues futurista nel progetto “Come On In Red Dog, This Is Tango Leader (Robeadobe, 2003) condiviso con il chitarrista Charlie Hunter, che vale la pena di un ripescaggio. 

Nella più recente uscita per RareNoise, Previte riprende un progetto meditato da una decina d’anni e già rappresentato nel 2007 in forma ridotta, ma qui completamente sviluppato: riprendere la struttura canonica della messa, nel caso specifico la Missa Sancti Jacobi di Guillame Dufay (1397-1474), affidandone le parti cantate ad un ensemble specializzato nella musica tardo medievale come The Rose diretto da Jordan Sramek, e farle collidere con trame sonore e stilemi dell’heavy metal –artefici le chitarre di Stephen O’Malley dei Sunn O))), Don Mc Creeny, Mike Gamble e, occasionalmente, di Jamie Saft - oltre alla batteria del leader ed al basso di Reed Mathis. Fra i due estremi, coro e feedback, l’organo a canne di Marco Benevento, un altro interessante esponente di singolare crossover fra avant jazz e rock, che suona con l’alta ispirazione del compositore Olivier Messiaen

Il risultato è un opus omogeneo nel quale la capacità di assemblatore sonoro di Previte eccelle nel bilanciare e combinare in un disegno eloquente e diretto gli elementi a disposizione. Le spirituali melodie corali del largo gruppo vocale sembrano emergere dai fumi degli amplificatori in feedback e l’organo chiesastico accentua il clima gotico e dark che emana dalle nove sezioni della Messa, con prevalenza delle antiche voci nella prima parte (“Introit”, “Kyrie”, “Gloria”) una “Alleluia” costruita su alternanza di parti eteree e convulse svolte delle chitarre e della batteria, ed il perentorio tuonare degli strumenti elettrici nella seconda metà dell’opera (un “Credo” dark wave con l’organo in evidenza e Previte diviso fra pelli e tastiere elettroniche, le pesanti cortine elettriche hard prog di “Offering, i tesi dialoghi fra chitarre ed organo di Sanctus”). La conclusione, dopo un “Agnus Dei” affidato al coro a cappella ed alle fluide trame dell’organo, è nel segno della “Communion” fra il feedback di O’Malley e le tastiere, antiche e moderne, di Benevento e Previte.

Opera ambiziosa e riuscita, “Mass” del cui contenuto dice già tutto il dipinto su vetro dell’ artista iraniano-messicano HadiNasiri, riprodotto sulla cover: due mani pregano intrecciando un rosario, ma dalle estremità escono fili elettrici…

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