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R Recensione

6/10

Mastodon

Once More 'Round The Sun

A forza di dirlo, suggerirlo e sottintenderlo, alla fine ci hanno creduto loro stessi: it’s high time we wrote our Black Album. Cesello in una mano, machete nell’altra, i Mastodon hanno rifinito il proprio selfie marmoreo, sfrondandone le sovrastrutture man mano che si presentava la necessità di affondare il colpo, senza dover rendere conto a nessuno del proprio operato. Il Laocoonte di “Crack The Skye”, sottovalutata ma imponente prova di grandeur artistica e mirabile tensione al rinnovamento, aveva già stemperato ogni palpitazione drammatica nei flash divertiti e disimpegnati del disomogeneo, ma apprezzabile “The Hunter”, che apriva le accordature e gli scenari ad esse sottesi – rischiando, peraltro, di lasciare al palo il suo così diverso predecessore. Ma, ecco!, rientrano in gioco il cesello, in una mano, il machete, nell’altra. Mastodon at work, Mastodon in progress, verso un’ennesima transizione che scompagini le caratteristiche formali in tavola, senza incidere a fondo sul dna. Si mettano d’accordo tutti: copertina coloratissima e latamente psichedelica, oscillazione timbrica in sintesi perpetua lungo quasi quindici anni di carriera (tanto ammirata quanto imitata, lo si deve riconoscere), il classico cameo di Scott Kelly dei Neurosis come incognita fissa, presenza inamovibile dell’amico di sempre.

Risultato è, quindi, “Once More ‘Round The Sun”. Che non è una rivoluzione copernicana, ci si deve da subito intendere su questo, ma nemmeno lo sgradevole ammasso di faciloneria paventato da certi turpi radicalismi critici, astrattamente fossilizzati sulla convinzione che la sola conservazione perpetua di un sound sia garanzia imperitura di qualità. Il metal del Nuovo Millennio (ormai Nuovissimo?), almeno quello che conta, è però tutto tranne che reazione, e la cronologia del quartetto di Atlanta non smentisce l’assunto. Anche in questo caso, pur registrata l’assenza di lampi di assoluta originalità, il sesto full length dei Mastodon sa mutare pelle: non in direzione di una nuova giravolta stilistica, come già in occasione dei passati capitoli, quanto in una ricetta rivitaminizzata via giustapposizione e concentrato di svariati stilemi del loro passato. Persa (per sempre?) la ferinità belluina dei primi passi, ci si cruccia ora di diversificare: e lo si fa recuperando, in parte, proprio i magniloquenti scheletri in rovina di “Crack The Skye”, la loro ambizione visuale e la grande complessità di trame. Questo per l’esteriorità. Il cuore è fatto invece di canzoni sempre più canzoni, un susseguirsi regolare di strofe, ritornelli ed assoli, con le divagazioni strumentali progressive (quattro pezzi sforano il tetto dei cinque minuti) che ingentiliscono maniere sovente spicce e rudi, le stesse sperimentate su “The Hunter”, e forse private dell’aspetto più marcatamente ludico.

I singoli non sono un granché. Il riff portante di “High Road”, lievemente macchiato di djent, sfrigola come se suonato da Zakk Wylde, senza nemmeno nascondere la palese, e sempre più sostanziale, ispirazione sudista (Troy Sanders è cresciuto, d’altro canto, ascoltando country, e già “Curl Of The Burl” in tal senso era eloquente): di fatto il brano scivola senza colpire, leggero e non particolarmente personale. “Chimes At Midnight”, invece, è una possente cavalcata heavy come non se ne fanno da decenni, spessa nei volumi e marcatamente cinematica nell’arrangiamento, sul quale giganteggia l’ingombrante ombra di un theremin. Convincono maggiormente le pennellate di “Asleep In The Deep” (i Marillion che fanno la voce grossa) e, soprattutto, il conclusivo saggio “Diamond In The Witch House”, articolato movimento prog metal, dalle vaghe reminiscenze post-core, proiettato nella sordida suburbia di Eddie. I risultati altalenanti su ampio minutaggio adombrano anche i brani più contenuti: pertanto, se “Feast Your Eyes” è la versione apocalittica di “Blasteroid” e la title track sembra quasi un pezzo dei Black Stone Cherry, i tapping forsennati di “Aunt Lisa” (una nuova “Siberian Divide” con bel finale tribal-corale) e l’heavydelia cosmica di “Tread Lightly” contribuiscono notevolmente a risollevare le quotazioni del platter.

È, forse, lo scostamento tra un pacchetto teorico molto ambizioso e la volontà di renderlo accessibile a tutti a penalizzare “Once More ‘Round The Sun”. In questo – nella coerenza pragmatica – i Mastodon sono molto avanti ai Metallica del 1991. A giudicare da quanto si sente, tuttavia, il voto non può scostarsi da quello che, oggi come allora, vale quell’ingombrante spada di Damocle. A voi, per ulteriori paragoni ed approfondimenti, un ulteriore giudizio.

V Voti

Voto degli utenti: 7,2/10 in media su 8 voti.
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B-B-B 8/10
Mushu289 8,5/10

C Commenti

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Mushu289 (ha votato 8,5 questo disco) alle 12:09 del 5 settembre 2015 ha scritto:

ottimo a mio parere, se avessero sfruttato meglio le idee ne sarebbe uscito un capolavoro, purtroppo ci sono 2 tracce sottotono, la title track e la conclusiva che paradossalmente è inconcludente e ridondante, gli altri pezzi sono ottimi, alcuni potrebbero diventare dei classici per la band come Tread Lightly, Chimes At Midnight, Asleep In the Deep che sono i pezzi migliori gli altri sono abbastanza buoni ma sui ritornelli dovrebbero lavorare di più li vedo più scontati rispetto agli album precedenti, vorrei mettere mezza stella in meno ma vabbe il sito non ne da la possibilità, comunque è ottimo perciò 8 più che giusto

Mushu289 (ha votato 8,5 questo disco) alle 11:47 del 6 settembre 2015 ha scritto:

ah e qualcuno invalidi il voto a VDGG dato che si diverte a dare 0,5 a dischi metal (tutti i dischi metal dove c'è il suo voto sono votati 0,5) quando del genere non ci capisce un cazzo

Utente non più registrato alle 14:41 del 6 settembre 2015 ha scritto:

possono farlo benissimo...ah meno male che c'è chi capisce tutto...ahahahahahah...ciao

Mushu289 (ha votato 8,5 questo disco) alle 14:52 del 6 settembre 2015 ha scritto:

e chi ha detto che capisco tutto? semplicemente dovresti astenerti dal voto sui dischi di generi che non apprezzi, non che dai 0,5 a tutti abbassandone la media, interpreta bene quello che scrivo e non a comodo tuo

Utente non più registrato alle 14:56 del 6 settembre 2015 ha scritto:

abbassa la cresta...astieniti...

Mushu289 (ha votato 8,5 questo disco) alle 14:59 del 6 settembre 2015 ha scritto:

"abbassa la cresta" come se mi stessi atteggiando con aria di superiorità, aah vabbe lasciamo perdere

Mushu289 (ha votato 8,5 questo disco) alle 14:57 del 6 settembre 2015 ha scritto:

che poi ho pure specificato ed ho scritto "quando del genere non ci capisce un cazzo" e dai su, che sta risposta non ha un cazzo di senso col mio commento

Utente non più registrato alle 13:56 del 7 settembre 2015 ha scritto:

Mi prendo il lusso di perdere qualche secondo del mio tempo (ti concedo quello che sto dedicando ad un'attività che qui viene spesso evocata...) per farti presente qualcosa di facile facile, o almeno così dovrebbe essere...

Per qualcuno sarà la solita tiritera, ma, a quanto pare, proprio non ci si arriva...

Non essendo in nessun modo un estimatore del genere (ma personalmente non utilizzo il “membro maschile” come strumento per “ragionare”...) potrei “astenermi” dal votare (peccato che non è previsto lo zero...), ma ogni tanto, per curiosità, provo ad ascoltare qualcosa che è agli antipodi rispetto ai miei gusti personali e mi “prendo la libertà” di esprimere un voto rispetto al disco (per quanto negativo).

Ma non m'interessa esprimere un giudizio su chi produce questo genere di musica, tanto meno su chi l'ascolta...potrei farlo ma, ripeto, non m'interessa. Chiaro???!!!...

Né m'interessa abbassare la media di un disco, figuriamoci.

Infine, certo linguaggio e certa confidenza, riservala ad altri e datti una calmata.

Chiuso.

Mushu289 (ha votato 8,5 questo disco) alle 13:45 del 8 settembre 2015 ha scritto:

"Ma non m'interessa esprimere un giudizio su chi produce questo genere di musica.." dai coerenza alle tue parole hai valutato metà dischi metal sul sito con 0,5, comunque chiudiamola qui, la discussione è sterile già di suo

Dr.Paul alle 10:00 del 8 settembre 2015 ha scritto:

Mushu lascia perdere. potresti anche tu votare 0,5 tutti gli album che piacciono a lui (uh apriti cielo), ma pensa se ognuno di noi facesse così?! io non ho niente da fare, ho talmente tanto tempo libero che posso ascoltare dischi di cui me ne frega una mazza.....odio il metal e assegno 0,5 ai dischi metal, tu non sopporti il folk e molli 0,5 ai dischi folk, tizio odia l'elettronica e molla 0,5 ai dischi di elettronica....sarebbe un bordello. fortunatamente la stragrande maggioranza ci arriva..altri no. ti consiglio (affettuosamente) di stare con con la stragrande maggioranza (questa volta).

Mushu289 (ha votato 8,5 questo disco) alle 13:44 del 8 settembre 2015 ha scritto:

infatti non voto dischi di generi che non mi cago e che non sopporta, ma qualcuno a quanto pare non ci arriva, come il suddetto VDGG, cioè tral'altro è una cosa tremendamente fastidiosa, ma non ci puoi far niente la gente non lo capisce

Dr.Paul alle 13:52 del 8 settembre 2015 ha scritto:

grazie mushu!

Utente non più registrato alle 13:48 del 8 settembre 2015 ha scritto:

Eccoti qui lucido e obiettivo come sempre...aggiungerei stimolante...

Stai a vedere che bisogna chiedervi il permesso per ascoltare ciò che si vuole e di occupare il tempo libero come più ci aggrada...

Proprio non ci arrivate a vedere il diverso atteggiamento...problema vostro...

Però mushu, nonostante tutto ti chiedo una piccola cortesia: batti a tappeto sto sito e metti 0,5 a tutti i dischi che piacciono a me (se ti riesce...) così lo accontenti...

Puntualmente dimentica che se si toccano quelli che piacciono a lui, pianta chilometriche e sterili discussioni (magari ti manda pure a quel paese), ma è sempre il primo a criticare...e mi raccomando segui il “prezioso” e (affettuoso) consiglio di stare con la maggioranza...

Mushu289 (ha votato 8,5 questo disco) alle 14:18 del 8 settembre 2015 ha scritto:

ma tu ascolta tutti i dischi che vuoi, ma se si tratta di generi che ti fanno sdiarreare il cesso non valutare un disco perchè non ti piacerà a priori