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R Recensione

9/10

Metallica

Master Of Puppets

Il rock è sempre stato, sin dalla sua nascita, un cantiere aperto e mutevole.

Prima c’era Elvis, il suo movimento di anche, i suoi rock sensuali ed ammalianti.

Poi c’erano i Beatles, l’esibizione in una chiesa sconsacrata a Top Of The Pops, il rock di “Let It Be” e “Yellow Submarine”, lo scioglimento inatteso causato da una Yoko Ono qualsiasi.

Poi arrivava il progressive rock e, con questo, i King Crimson, i loro tormenti psichedelici, i sax di “21st Century Schizoid Man” che correvano su e giù, beffardi, per i timpani e i Black Sabbath, il loro primordiale heavy metal, i pipistrelli – rigorosamente vivi – finiti giù per la gola di Ozzy.

E poi, senza un come, un perché o un quando, scoccò il 1986.

Il 1986 verrà ricordato, in ambito musicale, anche – e soprattutto – per la clamorosa esplosione del thrash metal, un genere nato e cresciuto nella Bay Area, costa della California, che univa assieme la precisione chirurgica del primo heavy metal con la rabbia e la velocità dell’hardcore punk. Sebbene già conosciuti negli anni precedenti, grazie ad album di ottima fattura, i maggiori pilastri del genere (Slayer, Venom e Metallica) si consacrarono definitivamente proprio in questi dodici mesi, creando capolavori atti a rimanere, per sempre, nella memoria di ogni musicofilo degno di questa nomea.

E’ innegabile affermare che “Master Of Puppets” dei Metallica è stato, è e rimarrà un disco epocale. Poco più di cinquanta minuti di storia: ciò basta e avanza per proiettare Kirk Hammett (chitarra elettrica), Cliff Burton (basso), James Hetfield (voce e chitarra elettrica) e Lars Ulrich (batteria) nell’albo d’oro degli indimenticabili (e degli indimenticati). E’ bene sottolineare che, comunque sia, il thrash metal che si può avvertire in quest’opera è sensibilmente diverso da quello dei cugini Slayer e Venom: se i primi prediligevano l’estremismo, con sfuriate brevi, violente ed estremamente veloci, ed i secondi giocavano tutto sopra ad un barocchismo teatrale ed intenso, i Metallica decidevano di scegliere la via più articolata, con pezzi che sovente sforano il tetto dei cinque minuti, grazie ad una spiccata vena compositiva, ricca e fiorente, capace di districarsi nei territori più disparati senza perdere il benché minimo calibro di potenza ed impatto sonoro.

Ed è quando partono le note dell’opening trackBattery” che si capisce davvero il motivo dell’ingombrante nomea di capolavoro generazionale. Si può già immaginare l’addestrata mano di Hammett che, in preda ad un raptus sconosciuto, fra una strofa e l’altra, mentre Hetfield sputa fuori le sue sentenze di polvere e sangue, mentre Ulrich fa implodere la doppia cassa, mentre un giovanissimo Burton – ignaro della crudeltà che gli riserverà il destino da qui a breve – tartassa il suo basso, si muove frenetica sui box di una tastiera infuocata, per cominciare un assolo senza tempo né età, dove lo spazio si distorce, violentato e privato della sua naturale cognizione.

“Master of puppets, I'm pulling your strings / Twisting your mind and smashing your dreams / Blinded by me, you can't see a thing / Just call my name, 'cause I'll hear you scream / Master / Master / Just call my name, 'cause I'll hear you scream / Master /Master”

E’ un maledetto giocoforza. E’ uno stupidissimo rapporto fra potente, visto come un burattinaio, e un sottomesso, che si rassegna al suo destino, vomitando acido sul mondo e tutto quanto ne concerne, perché nulla lo può ritrarre dalla condizione in cui versa. Ma è anche una dolce ballata, nella quale il calpestato si apre, come uno scrigno difettoso, al risuonare del morbido assolo di Hetfield, cercando comprensione ed appoggio. Mera illusione: con un rumoroso tonfo, un altro assolo, crudo e velocissimo, ne stronca qualsivoglia sentimentalismo sul nascere, per annegare nella sua stessa, retorica amarezza, in una corsa mai iniziata, rimpiangendo la debolezza dell’aiuto richiesto (“Laughter, laughter / Laughing at my cries / Fix me”). Ed è solo alla fine, quando il trionfo si completa in maniera irreversibile, che si avverte il potere infinito del burattinaio: una risata grassa, beffarda, sardonica, priva di gioia e profondità, che si spegne sul fondo con un retrogusto amaro. In tre parole, “Master Of Puppets”: un capolavoro imprescindibile del metal.

Si ha quasi timore a rompere il perfetto meccanismo creato dal binomio d’apertura, con il riff, vagamente Far West, che dà il via a “The Thing That Should Not Be”, composizione dinamitarda in bilico fra attacchi thrash, inserimenti di più classico heavy metal (ecco da dove viene la pluripremiata “Enter Sandman”…), arpeggi cupi e rimbombanti, con un assolo sferragliante, veloce e lacerante, dalle pesanti influenze industrial.

L’attenzione viene focalizzata sulla successiva “Welcome Home (Sanitarium)”, una sorta di ballad dalla struttura semicircolare, dove il basso di Burton è liberissimo di spaziare fra le scale cromatiche – da ascoltare l’ennesima performance solitaria –, mentre la voce cavernosa di Hetfield tuona, di riff in riff, le (dis)avventure di un soldato al ritorno dalla guerra (più che evidenti gli strascichi polemici post-Vietnam).

Ma tutta la reale potenza sonora dell’album si concentra in “Disposable Heroes”, una vera e propria carabina dalla violenza eccezionale, capace di essere ruvida ed assassina per oltre otto minuti, grazie ad un Lars Ulrich che, con un ritmo schizofrenico, supporta alla perfezione quello che è l’infernale lavoro delle chitarre, velocissime e sempre in movimento, sia nei riff, sporchi e dissonanti, che negli assoli, acuti ed estremamente tecnici.

Il solo vero passo falso di “Master Of Puppets” è dato da “Leper Messiah”, pesantissima mazzata di impacciato heavy metal, spesso ripetitivo, che strizza l’occhio agli Anthrax, senza trovare quella freschezza compositiva che si era finora registrata in tutti i pezzi dell’opera. In poche parole: poche idee, troppo riciclo.

Ma che questo sia tecnicamente un capolavoro, non viene messo in discussione nemmeno per un momento: il cervello si perde nei reconditi meandri dello spazio, ritornato integro e proiettato in una dimensione parallela. Ecco che avviene la magia di “Orion”, una lunghissima strumentale, uno dei tanti marchi di fabbrica della band, probabilmente il migliore brano dell’album, dominata in lungo e in largo dall’enorme genio creativo di Cliff Burton, capace di prendere il comando del timone per poi farlo veleggiare in mezzo a tempeste sonore senza il benché minimo rischio di sbandamento. Ogni suo riff entra di fatto nella leggenda: è solo lui che riesce a sostituire, senza danneggiare l’impalcatura che sorregge la canzone, gli accordi di hard’n’heavy con un blues rock ammaliante ed ipnotizzante, che si distorce infuocato prima in un assolo, poi in una sparata thrash metal da far impallidire qualsiasi complesso con pretese distruttive.

Ed arriva l’epitaffio finale, “Damage, Inc.”: l’incipit vagamente new age si trasforma, come nel migliore (o peggiore?) incubo, in una sfuriata thrash metal dalle spiccate influenze slayeriane, agile e cacofonica, anche nell’ingombrante assolo – marca Hammett – che lacera fragorosamente i timpani dell’ascoltatore. E tutto si chiude a spirale in un silenzio che vale molto più di mille parole.

Il resto, purtroppo, è anch’esso storia.

Il 27 settembre 1986, in Svezia, poco tempo dopo la release di “Master Of Puppets”, il ventiquattrenne Burton perse la vita in un orrendo incidente stradale, schiacciato sotto il pullman che i Metallica usavano per spostarsi nel paese scandinavo.

Nel 1991 la band californiana diede il completo addio al thrash metal, abbracciando sonorità più morbide e commerciali, con l’uscita dell’omonimo album, detto anche “Black Album” per il colore della copertina. Da allora, una delusione dietro l’altra, sempre più cocente, fino all’indecente “St. Anger” datato 2003.

Eppure, ascoltando una volta dietro l’altra questo “Master Of Puppets”, ci si chiede come sia possibile che i Four Horsemen siano stati plagiati da MTV in modo così netto e definitivo.

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Voto degli utenti: 8,9/10 in media su 51 voti.

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Giuseppe Pontoriere (ha votato 9 questo disco) alle 16:50 del primo giugno 2007 ha scritto:

Bravissimo

Quest'album occuparà sempre un posto fisso nella mia collezione di cd. Precisissimo, magistrale, suonato da veri artigiani, vanta in canzoni con Orion di parti davvero commoventi. Questa composizione frutto principalmente di Burton è un vero fiore all'occhiello, un diadema immenso. C'è poi la Title-track, enciclopedia di violenza e grande esperienza musicale. Il testo poi è immenso(contro la droga, ndr). Welcome Home sanitarium è una ballad poco innocente, ricca di sentimento. Leper Messiah è possente, ma perde potenza. Le altre sono storia. Bravissimo Marco, ti sottoscrivo in pieno.

Giuseppe Pontoriere (ha votato 9 questo disco) alle 17:04 del primo giugno 2007 ha scritto:

Errata corrige

*occuperà

simone coacci (ha votato 10 questo disco) alle 18:32 del 2 giugno 2007 ha scritto:

D'accordo su tutto,con Marco. Unica cosa: se non diamo il massimo dei voti a questo,il 90% del metal,allora,non ha proprio ragione di essere.

Ma è questione di lana caprina,come diceva Totò.

Marco_Biasio, autore, alle 20:07 del 2 giugno 2007 ha scritto:

Hai ragione

Grazie a Pep a a Simone per gli interventi. Hai ragione, Simone, non ho dato il massimo a Master Of Puppets e sono consapevole che di questo potrò essere criticato. Trovo tuttavia che il disco sarebbe stato veramente perfetto senza quella "Leper Messiah", decisamente un pesce fuor d'acqua. Ho recensito anche Reign In Blood, e nemmeno a quello ho dato il massimo, perchè un po' ripetitivo. Ma, ribadisco: opinioni personali che si possono discutere senza alcun problema. Grazie del passaggio e alla prossima

swansong (ha votato 10 questo disco) alle 16:26 del 12 ottobre 2007 ha scritto:

Assolutamente da 5 stelle...

...certo Marco che vai proprio a cercare il pelo sull'uovo...non fosse stata scritta dai Metallica LM sarebbe sicuramente da 10..o no?

Mr. Wave (ha votato 10 questo disco) alle 16:38 del 9 giugno 2008 ha scritto:

Album biblico per i thrasher di tutto il mondo e prova tangibile di come nella musica, così come nel comun vivere, possano coesistere e trovare libera espressione fusioni di elementi apparentemente poco conciliabili: rabbia selvaggia e ingenua melodia danno vita a leggendari riff, che rendono le chitarre pazienti schizofrenici nelle mani di esperti psicologi. E' il capolavoro indiscusso dei Metallica, è una delle colonne portanti dell'intero thrash metal

SanteCaserio (ha votato 9 questo disco) alle 16:15 del 3 novembre 2008 ha scritto:

Non credo

che sia assoluto. Poco ci è mancato, ma manca un pelino alla perfezione. D'accordo con il recensore quindi (tranne su una cosa; i 'tallica non si sono fatti plagiare da MTV, hanno semplicemente preso una strada discutibile... la colpa è solo loro, ma in qualche modo è un merito non dover spartire niente con nessuno)!

fabfabfab (ha votato 10 questo disco) alle 23:08 del 28 dicembre 2008 ha scritto:

Credo sia uno dei 10 dischi che ho ascoltato di più in tutta la mia vita. "Orion" è, ancora oggi, un pezzo incredibile.

george (ha votato 10 questo disco) alle 18:16 del 17 aprile 2009 ha scritto:

pietra miliare

luca.r (ha votato 10 questo disco) alle 9:37 del 25 novembre 2009 ha scritto:

il disco dei miei 18 anni (e questo la dice lunga..)

Nonostante le nefandezze in seguito perpetrate dai metallica 'post' Cliff Burton, questo è e rimane un autentico caposaldo.. disco per me unico e indimenticabile. Orion e la title-track restano tra i momenti più alti di sempre nella storia della musica metal.

bart (ha votato 9 questo disco) alle 1:30 del 20 marzo 2010 ha scritto:

Distruttivo

Leggermente inferiore alle due opere che l'hanno preceduto, anche perchè non aggiunge nulla di nuovo. Comunque rimane un pilastro portante dell'heavy metal e Master Of Puppets uno dei suoi brani capitali.

Roberto_Perissinotto (ha votato 9 questo disco) alle 9:33 del 25 agosto 2011 ha scritto:

La Bibbia del Metallo

apapaia (ha votato 10 questo disco) alle 0:10 del 20 marzo 2012 ha scritto:

Un disco di quelli che ho letteralmente consumato. Che dire, la perfezione non é di questo mondo per cui non vi é ragione alcuna per non "schiaffargli" le mie belle 5 stelle. Altrimenti bisognerebbe rivedere tutte le votazioni dei seguenti 20 anni, semplicemente senza questo disco (e i 2 precedenti dei signori in questione) buona parte del "rumore" prodotto non suonerebbe uguale e probabilmente nemmeno sarebbe stato concepito. Con questo capolavoro (e con un paio di altri tra cui non comprendo assolutamente i venom) i limiti del genere vennero raggiunti e probabilmente sorpassati. La stagione del thrash volgeva ormai al suo termine in termini di carica eversiva e di li' a poco il cantiere (come tu scrivi) si sarebbe rimesso in moto per portarci ...nel nirvana.

Paul8921217 (ha votato 8,5 questo disco) alle 20:44 del 7 ottobre 2012 ha scritto:

Che disco!Ma non è assolutamente perfetto, se cercate del Thrash perfetto il disco giusto è Rust in Peace.Gli assoli di questo lavoro non mi piacciono più di tanto e neanche la produzione(opinione personale)mi esalta.Non è neanche un granchè di tecnica, ma comunque un disco con Orion dentro, molto coinvolgente e cupo, non può che essere da ascoltare!

Marco_Biasio, autore, alle 17:02 del 8 ottobre 2012 ha scritto:

Ti dirò: Rust In Peace è l'unico disco dei Megadeth che riesco ad ascoltare con piacere, dall'inizio alla fine. Sui generis, trovo il songwriting di Mustaine troppo enfio, troppo pomposo, gli assoli neoclassici troppo virtuosi. I Metallica, fino a ...And Justice For All, hanno realizzato il buon compromesso di epica e violenza. Nulla di troppo complicato, hai ragione, ma molte melodie di questa prima loro produzione - anche, e soprattutto, vocali - superano quelle del "nemico" Mustaine. In ogni caso, il thrash con la T maiuscola, come già recentemente ho avuto modo di sottolineare, non è proprietà nè dei Megadeth nè dei Metallica. Reign In Blood sta sempre lì, a dimostrare la sua unicità, la sua superiorità e, di riflesso, la sua insuperabilità.

swansong (ha votato 10 questo disco) alle 11:21 del 9 ottobre 2012 ha scritto:

Sono d'accordo con Marco. Non ho mai amato particolarmente gli Slayer. Ho sempre preferito - e di gran lunga - sia i Metalica - io li considero molto validi almeno sino al primo Load - che gruppi come Anthrax e Testament, per non parlare dei geniali ed incompresi Voivod. Tuttavia riconosco l'immensa portata storica ed artistica di un album come Reign in Blood per la nascita del thrash metal. I Megadeth li ho invece sempre apprezzati (sebbene la timbrica nasale di Mustaine non mi sia mai andata giù) e sì, senza ombra di dubbio, Rust in Peace è il loro capolavoro, ma ho sempre pensato che non fosse un disco thrash, piuttosto un (speed?) metal, perfettamente bilanciato negli spunti melodici, in quelli aggressivi ed al tempo stesso suonato con una tecnica sbalorditiva (anche se spesso piuttosto autocompiacente)

Marco_Biasio, autore, alle 19:40 del 9 ottobre 2012 ha scritto:

Sempre bello quando ci troviamo d'accordo, swan. Ci sta che non ti piacciano gli Slayer, ma lì è questione di gusti personali. Hai fatto bene a citare i Voivod, che ho tirato fuori dal listone per palese eccezionalità (in altre parole, hanno sempre corso una maratona a parte): dei Testament invece mi sono proprio dimenticato D'accordo anche sul giudizio critico di Rust In Peace: più speed che thrash e, se vogliamo, persino un po' prog nell'accumulo di assoli e nella disposizione dei tempi.

Paul8921217 (ha votato 8,5 questo disco) alle 20:20 del 9 ottobre 2012 ha scritto:

Guarda in riferimento ai Megadeth mi trovo semi d'accordo, nel senso che trovo Rust in Peace perfetto e il resto dei lavori non sempre ottimo, vedi la cattiva produzione di So far so good so what, o la poca chiarezza di Countdown to.. come gusto personale invece trovo la voce di Mustaine accordarsi particolarmente proprio con il tipo di stile che seguono e non trovo gli assoli orientaleggianti troppo fini a se stessi ma invece un bel marchio di identificazione.Per gli Slayer niente da dire, capisco che hai ragione a ritenere propriamente pietra miliare Reign in Blood, che invece trovo troppo duro per i miei gusti, che sono strani ripeto, perchè passo dal metal più classico al black metal di Mayhem, Burzum e Immortal senza problemi, passando per i Death(che trovo totali), ma certe cose non so perchè non le digerisco più di tanto.. agli Slayer ho sempre preferito i Testament come Swan.Tornando ai Metallica io li ho sempre trovati a un passo dal disco perfetto(per me), grandiosi riff ma l'assolo non mi piace, grandi linee vocali ma la batteria la trovo moscia... un rapporto di odio/amore diciamo(postmetto che quando mi riferisco ai Metallica mi fermo al Black Album, Load lo trovo già particolarmente irritante)... insomma per me non hanno il disco da 10 pur capendo i motivi per cui in molti ritengono MoP e anche RtL dischi da 10.Può essere che li ho sempre un po' snobbati e li ho ascoltati per bene dopo gruppi come i Death o i Megadeth, e devo dire che le canzoni un po' sborone mi sono sempre piaciute ahahah!dunque lo stile semplice e diretto mi colpisce ma non riesce a portarmi via, poche canzoni loro(fra cui Orion e For Whome...)ce la fanno a colpirmi in pieno.Devo dire che spesso mi trovo in difficoltà a dare un giudizio numerico a dischi di certi gruppi che mi rendo conto di non poter apprezzare a pieno per diversi motivi

gioberto alle 16:41 del 10 ottobre 2012 ha scritto:

Lontani ricordi di gioventù....ricordo che comprai il disco degli Slayer Reign in Blood, questo dei metallica, i primi due dei Megadeth e centinaia di altri. Se non sbaglio amavo molto quello degli Slayer. Da 25 anni non ascolto più haevy metal ma un grande disco è sempre un grande disco...

avantasia alle 0:56 del 21 agosto 2013 ha scritto:

Album fondamentale.

zagor (ha votato 9,5 questo disco) alle 21:33 del 21 agosto 2013 ha scritto:

vabbè disco immenso. l'assolo di hammet in "disposable heroes" uno dei tanti momenti indimenticabili di questo mastodonte, ma ce ne sarebbero dozzine da citare.

Paolo Nuzzi (ha votato 10 questo disco) alle 13:53 del 10 settembre 2014 ha scritto:

Uno dei dischi più belli di tutti i tempi. Capolavoro musicale dalla prima all'ultima nota. Imprescindibile per chiunque ami la Musica.

Paolo Nuzzi (ha votato 10 questo disco) alle 10:36 del 3 marzo 2016 ha scritto:

Oggi Master of Puppets compie trent'anni. Happy Fucking birthday!

zagor (ha votato 9,5 questo disco) alle 13:35 del 3 marzo 2016 ha scritto:

minchia come passa il tempo...questo l'ho proprio divorato, uno dei dischi piu' ascoltati in vita mia. Dai riff proto grunge/sludge di "The thing that should not be" alle divagazioni in 3/4 di "Orion" ( il testamento ideale del povero Burton) non c'è un singolo momento di stanca... capolavoro!