R Recensione

6,5/10

Attilio Novellino Saverio Rosi Rob Mazurek Tim Barnes

Objects In The Mirror Are Closer Than They Appear

Nel caso di opere come questa è bene partire dal concetto che ne sta alla base, ovvero “far suonare” una fabbrica, uno dei più antichi opifici tessili della Calabria denominata Leo, fondata nel 1873 nel paese di Soveria Marinelli ed oggi  riconosciuto esempio di museo industriale, in un contesto che ospita due dei più avventurosi sperimentatori delle rotte sonore che dal jazz incrociano i cieli dell’avanguardia, il trombettista Rob Mazurek (discepolo di Bill Dixon e titolare di una miriade di gruppi in proprio, da Exploding Star Orchestra a São Paolo Underground) ed il percussionista Tim Barnes (collaborazioni con Jim O’Rourke, Wilco, Zorn  e Sonic Youth).

L’idea appartiene ad Attilio Novellino e Saverio Rosi, sperimentatori del suono e promotori dell’etichetta Discreetrecords, con diverse incisioni alle spalle sia in veste solista che nel duo Sentimental Machines. “I suoni delle macchine e delle apparecchiature per la produzione tessile, campionate e riprocessate, costituiscono l’ossatura ritmica del lavoro” – spiegano gli autori – “sulla quale si depositano gli interventi dei nostri strumenti analogici ed i contributi di Mazurek alla tromba e di Barnes alle percussioni ed oggetti vari”.

Il risultato, una suite in due movimenti per circa 40 minuti stampata solo su 250 copie in vinile e distribuita digitalmente su Bandcamp, è una sorta di interpretazione autentica, sotto il profilo teorico, del genere “industrial”, con alternanza di parti nelle quali prevalgono le componenti rumoristiche ed i suoni campionati, a momenti musicali affidati alle improvvisazioni free di Mazurek ed alle risonanze degli oggetti percossi da Barnes. Il panorama sonoro della prima parte, “Objects”, è mutevole e spesso indecifrabile, e trova compiutezza verso il finale, dove le frasi ripetute della cornetta di Mazurek sono effettivamente “accompagnate” dalla ritmica meccanica dei macchinari della fabbrica. La seconda frazione, denominata “Mirrors”, è invece articolata su suoni ambientali dilatati e ripetitivi che talvolta assumono inquietanti timbriche aliene, quasi fossero l’espressione intima di reconditi codici macchina. La fabbrica pullula di vita sotterranea, quasi si spegne riducendosi al silenzio e poi riprende gradualmente a pulsare, riconquista il suo ritmo incessante, talvolta sconvolto dal  caos e...

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