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6/10

Seefeel

Seefeel

Partiamo con una considerazione: quindici anni di silenzio sono più che sufficienti per dichiarare come "clinicamente morta" qualsiasi realtà artistica. E' quindi inopportuno parlare di sentito ritorno, o spendere troppe parole di entusiasmo, sappiamo benissimo che in nove casi su dieci si tratta di una superflua celebrazione di sé stessi, con la puzza di banconote fruscianti che precede la pubblicità al nuovo singolo. E vorremmo che ciò evitasse di diventare una moda revivalistica di tutti i grandi nomi del passato, vista la frequenza con cui vanno moltiplicandosi i casi: l'anno scorso Devo e OMD, quest'anno Seefeel e Human League, e siamo ancora agli inizi.

Detto questo, bisogna riconoscere ai Seefeel del 2011 il merito di non riproporre una copia pedissequa dei loro anni '90. Anzi, i membri della nuova formazione sembrano aver assorbito bene un certo tipo di sonorità emerse nel frattempo: quelle depressioni dub che hanno percorso il decennio '00 diventano qui l'ingrediente principale, avvolte da una veste industrial di stampo classico. Insomma, siamo abbastanza lontani dalle mosse post-rock/warp's IDM che li coinvolse nei tempi migliori. Piuttosto l'operazione ricorda quell'interessante side project beak>, che l'anno scorso propose un'analoga dark-ambient sperimentale ad alto tasso dub.

La ricetta è semplice, basata su pochi ingredienti non nuovi, e un numero limitato di combinazioni. Un generale minimalismo rende l'album complessivamente scarno, per cui la maggior parte delle tracce (vedi Gzaug, Rip-Run o Aug30) sembrano basi strumentali in attesa di rifinitura. D'altronde i veri contenuti del disco sono proprio le ambientazioni vibranti, la cui espressione si riversa qui interamente sui profondissimi bassi, ma probabilmente le idee sono troppo poche per durare 50 minuti senza stancare. Ciononostante, ci sono un paio di spunti da evidenziare: Dead Guitars, un magistrale intreccio dub-glitch sprofondato nella gola meccanica di un macchinario cingolato, ed Airless, con quel clima da naufragio su un'isola selvaggia che tanto deve alla voce di Sarah Peacock, surreale ed evanescente. Un'ulteriore dimostrazione che quando il brano si arricchisce che vengono raggiunti i risultati migliori.

Forse sarebbe stato sufficiente nella forma di un nuovo EP, ma tutto sommato questo omonimo non è malvagio. Certamente non trasuda un'incontenibile necessità espressiva, ma se l'obiettivo oggi è solo quello di far soldi, son bravi a mimetizzarlo.

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Voto degli utenti: 4,7/10 in media su 3 voti.
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Teo 6/10
keolce 6/10

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