Nine Inch Nails
Pretty Hate Machine
La fine degli anni '80 vede la nascita e lo sviluppo di un nuovo genere musicale, originale fusione delle parti: le sonorità dark di stampo prettamente wave, la violenta estetica metal più l'aggiunta di inediti inserti elettronici derivati dagli esperimenti della scuola tedesca e avanguardista industriale. Il genere in questione viene denominato "industrial metal".
Nel mezzo di questa nuova rivoluzione musicale, comincia a venire a galla il talento dei Nine Inch Nails, pseudonimo dietro quale si cela Trent Reznor, che nel 1989 dà alle stampe la sua opera d'esordio "Pretty Hate Machine".
Il disco inizia tra sottili rumori metallici e scorie elettroniche, mentre il battito sordo della batteria viene circondato da cori femminili prima che il canto di Reznor, prima subdolo e suadente (nella strofa) quindi urlato e rabbioso (nel ritornello) squarci con violenza il velo elettronico accompagnato da pesanti chitarre distorte. Il testo è una feroce invettiva contro il "Dio denaro" e contro la società del consumo: un tema ricorrente nei testi del tenebroso Reznor. Senza soluzione di continuità di passa al secondo pezzo, "Terrible Lie": il ritmo rallenta, l'atmosfera si fa tesa e drammatica senza riuscire a trovare alcuna valvola di sfogo nemmeno nell'efficace ritornello.
La traccia n. 3, "Down In It" (anche estratta come singolo) è uno straniante ma riuscito esperimento rap (ovviamente deviato dalla concezione "industrial" dei NIN).
Battiti meccanici, basso plastico e lontani synth fungono da introduzione alla traccia seguente, "Sanctified": Reznor si fa narratore suadente e morbido di una storia a sfondo sessuale (" And if she says come inside I'll come inside for her...") fino al ritornello, dove il canto esplode intervallato da violente bordate elettroniche.
Nella metà esatta dell'album, la traccia n. 5, si fa strada il capolavoro dell'opera, che risponde al nome di "Something I Can Never Have". Nel brano, Reznor abbandona gli orpelli industrial e rumorosi del brani precedenti, creando una sorta di burrone dal quale non si vede la luce : su uno sfondo di rumori metallici sparsi in lontananza, il leader dei NIN piazza alcune note sospese di pianoforte, a creare un'atmosfera di grande contrasto. A dominare tutto, una melodia immortale, che narra una storia di un amore utopico estremamente toccante. Il brano è una dimostrazione del reale talento melodico di Reznor, autore lucido e dotato di un gusto per la melodia e la canzone invidiabile.
Le tre tracce successive, "Kinda I Want To", "Sin" e "That's What I Get", ritornano in territori più consoni, andando a formare una triade quasi synth-pop, rumorose e drammatiche, ma dalle forti cadenze ballabili (soprattutto per quanto riguarda "Sin"). Non a caso, "Pretty Hate Machine" diventerà praticamente un culto nelle discoteche alternative di inizio anni '90.Tre brani che, benché belli e apprezzabili, risentono troppo dell'influenza dei maestri Ministry".
"The Only Time" è guidata da un basso dub e dalla voce malata di Reznor, sempre pronto ad avvolgere l'ascoltatore in una spirale di perdizione (spesso e volentieri sessuale).
L'opera si conclude con "Rigfinger", mutevole e camaleontica, che non aggiunge però molto a quanto già espresso in precedenza.
In conclusione, il primo colpo inferto dai NIN è un buon colpo, che si dimostra anche molto coraggioso in più di un' occasione, benché ancora abbastanza acerbo e succube dell'esperienza di alcuni dei gruppi "storici" dell'industrial. La dimostrazione del grande talento di Reznor si paleserà nei lavori successivi, a partire da "Broken", ma soprattutto nel capolavoro "The Downward Spiral".
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