OssO
OssO
Si vedono, in una foto storica, Fabrizio De André, Francesco Guccini e Roberto Vecchioni, attorno al tavolo di un ristorante, dopo una serata trascorsa assieme al club Tenco. Faber sorride al discorso di uno sconosciuto interlocutore, intravedibile di spalle: il secondo guarda fisso davanti a sé, anchilosato sulla sua sedia di plastica, con una sigaretta in mano e (si presume) dei bei bicchieri di vino in corpo; il Professore, al solito, se ne frega e concentra tutta la propria attenzione sulla tazzina di caffè che sta bevendo. Sono convolati in un ristorante, come per un mélange sentimentale, anche Eraldo Bernocchi, Marcello Bellina, Andrea Belloni e Jacopo Pierazzuoli. Non abbiamo testimonianze posteriori dellincontro, ma possiamo immaginare come si sia svolto. Entra per primo Bernocchi, aria tutta compunta ma, sotto sotto, un gran giocherellone: per lui spaghetti allo scoglio e frittatona di cipolle. Il rutto libero, a naso, lo mette Bellina: costata di manzo al sangue da tre chili? Belloni potrebbe aver optato per unamatriciana e una grigliata mista di settantadue tipi di animali diversi (i comprimari sono sempre i più pericolosi). E Pierazzuoli, beh, i batteristi si devono tenere leggeri: carbonara e insalatona. Dalla chimica, e dalle apocalittiche visioni post-prandiali, nasce non solo labbiocco, ma udite udite! un intero gruppo: OssO.
Un tempo lo si sarebbe definito divertissement. Oggi, con i concetti di politically correct e autocensura che si intersecano variabilmente e paiono sostituirsi luno allaltro con sempre maggior frequenza, dovremmo tirare in ballo lelaborato geniale side project. Mica lunico, peraltro: nellultimo anno il solo Bernocchi ha scritto e prodotto il secondo disco degli Obake, Mutations (per le cui date dal vivo Pierazzuoli si è sostituito a Balázs Pándi), ha messo in cantiere il duo Mangiati Vivi con Giovanni Mori (L.C.B., Cronaca Nera), ha realizzato il sophomore dei Metallic Taste Of Blood (Doctoring The Dead: ne parleremo a breve) e sta preparando il ritorno, in grande stile, dei Sigillum S. Niente da fare: OssO, al confronto, rimane propriamente un divertissement. Ma cosa ci sarebbe di male nellammetterlo? Forse che i progetti nati per puro spirito ludico non possano ambire a dire qualcosa? La lingua, e le sue sfumature, sono importanti: cè gruppo parallelo e gruppo parallelo. OssO il cui carattere fortemente autoironico e leggero non si mette in dubbio mai, nemmeno per un istante, non fosse altro che per i titoli dei brani non è paragonabile, ad esempio, agli Zolle di Bellina: quelli scherzano e basta, questi scherzano suonando.
Non si giudichi la differenza irrilevante: OssO rimane, in ogni caso, disco non semplice. Ballsacher è, a parere di chi scrive, il pezzo chiave, la composizione dove tutta lesperienza polimorfica di Bernocchi (le frequentazioni industrial, le infatuazioni metal, gli esperimenti dub con Bill Laswell: inequivocabile lo stacco a 2:43) si fonde in un unico blocco, impenetrabile, stordente. Si va avanti così, senza variazioni, senza concessioni: Mongolfear sono i Fear Factory equalizzati (quasi) unicamente sui bassi, con un fuzz maligno ad imperversare; Column alza il tiro con una mitragliata math-core di distonia esemplare, un aggrovigliarsi di riff-non riff, tra analogico e digitale; Squirter parodia le classiche heads heavy metal, ribaltandole in sordi landscape noise (un po più di solidità nella chitarra e lo avremmo chiamato sludge). Certo, monocorde è monocorde: certo, nulla a che vedere con le mille angolature di Obake. Le sfumature, qui, sono assai più sottili: ci vogliono pazienza ed orecchio per districarsi negli oleosi Meshuggah di Mungiball (scordatevi, comunque, gli eccessi poliritmici del quintetto svedese), dimestichezza per reggere i deliri elettronici di Mary Turdor, mentre quello di A Cockwork Orange è sostanzialmente un unico giro macinato, con ossessività stordente, per sei minuti.
Metabolizzato come si deve limpatto di questi trentasette minuti (più ghost track), rimarrà il ricordo di una buona prova e la sensazione di un adeguato antipasto verso il prossimo full length dei MoRkObOt, la cui scrittura è stata da pochi giorni ultimata (chi pensavate fossero Bellina, Belloni e Pierazzuoli ?).
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