V Video

R Recensione

7,5/10

Trio Galactus

Trio Galactus

Chissà che divertimento in quei tre giorni del luglio 2013 nella casa di campagna di San Matteo della Decima, vicino a Bologna, dove il Trio Galactus si è manifestato in tutta la sua potenza. Me li immagino gli umani presenti, ma anche gli animali, galline, conigli e maiali, a scatenarsi per l’aia in danze sfrenate sulle note di una chitarra elettrica acidamente surreale, un trombone mutante ed un sassofono che sa interpretare la sua parte come quella del basso e della batteria con uguale disinvoltura. Ѐ un’immagine da cartoon, come tutta l’ambientazione di questa prima prova discografica del Trio, ispirata - nei titoli, nelle storie e nei personaggi - ai fumetti del Multiverso Marvel. Così, fra i tredici pezzi in scaletta, spunta il martello di Thor da un’atmosfera notturna e sorniona (“Nuovo Cinema Asgard”), oppure si celebra a tempo di un beffardo valzer il funerale di Capitan America, e ancora si danza su un vorticoso funk inneggiando alla società fra Capitan Cuore di Bue e Wolverine. Le coordinate del Trio Galactus seguono rotte di eccentricità aperte dal lungo elenco di ispiratori che compaiono nelle note del disco, da Zappa a Beefheart, da Morricone a Secondo Casadei, da Monk a Ornette, da Blind Willie Johnson a Bill Frisell e molti altri, inclusi i grandi disegnatori e sceneggiatori dei fumetti Marvel. 

Giorgio Casadei, chitarrista, compositore e didatta, promotore di tanti progetti fra musica e arti figurative, da solo o con i gruppi Ella GuruTrio Magneto e, da ultimo, Orchestra Spaziale, con la complicità di Alessio Alberghini, flautista e sassofonista attivo in ambito classico e jazz, e del trombonista Simone Pederzoli, ha creato l’identità del Trio Galactus seguendo tre filoni paralleli: il beffardo e giocoso amalgama degli inusuali impasti timbrici fra i tre strumenti, con una chitarra sempre metallica e pungente, lontana dai canoni jazz, ed i fiati intercambiabili nei ruoli ritmici e solisti, una spinta ritmica fondata su groove contagiosi (“Spider Jessica”, “Beefheart Wolverine Society”, Ultron Mecanique” hanno incipit irresistibili) ed una scrittura che sembra consacrata all’imprevedibilità, con svolte ritmiche, incroci tematici e sviluppi inattesi in agguato in ogni pezzo. Tendenza quest’ultima, ancora più in rilievo negli episodi maggiormente dilatati, come l’iniziale “Skrull Inside”, incalzante puzzle fra parti melodiche e sincopi ritmiche, ne “La Danza Della Vedova Nera”, con l’ inno U.S.A. seguito da una swingante sezione fitta di pulsanti fraseggi dei fiati, e “Jean Grey Waves”, una piccola sinfonia jazz prog punk.  Completano il programma un episodio registrato dal vivo al Teatro Troisi di Nonantola, dove il Trio ha casa, “Stabat Strange”, immersa in atmosfera liquida e psichedelica creata dal flauto e dagli “sbadigli” del trombone, qualche scheggia free (“Capt. America Boogie Sax Shuffle”), ed una ballata dedicata a Karen Page che sa, per qualche minuto, essere liricamente avvolgente senza negarsi un passaggio vorticoso sotto il metallo della chitarra di Casadei.

Salire a bordo della tavola da surf intergalattica del Trio Galactus è un’esperienza da consigliare. Viaggio pieno di sorprese e divertimento assicurato.

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo disco. Fallo tu per primo!

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.