Converge
Jane Doe
Prima di entrare in studio per comporre Jane Doe, il quartetto di Boston devessere andato a cena con Lucifero tutte le sere per almeno un anno. Nellimmaginario comune, Lucifero è langelo caduto dallo stato di beatitudine per invidia della perfezione di Dio; ma è anche langelo portatore di luce, che nel campo dellarte si traduce in luce della genialità creativa. Ho provato a dare una spiegazione razionale prima di questa, ma non ci sono riuscito. Le emozioni e gli stati danimo ivi trasmessi puzzano di zolfo! Qui cari amici si ha a che fare con qualcosa che trascende il comune ingegno.
E davvero difficile descrivere il gioiello in questione, etichettarlo ed incasellarlo. Potrebbero essere presi in prestito termini come: hardcore, post-core, emo-violence, metal core, noise ecc. ecc., ma non ci avvicineremmo di un passo alla sua comprensione. Soltanto lopener track Concubine combina in sé stessa tre-quattro stili differenti che passano dal noise al groove fino al grindcore, e ciò è la norma per ogni composizione contenuta in questo compendio del male fisico e mentale. Ogni pezzo è una discesa nel gorgo della schizofrenia più contorta e disperata. Non cè luce, né speranza. E disperazione portata allesasperazione: se Bataille avesse avuto tempo di ascoltare i Converge li avrebbe sicuramente citati nel suo studio dellesperienza dellestremo che il soggetto fa di se portandosi fino al deliquio. Ci troviamo di fronte a musica da stato allucinatorio generatore di convulsioni, altro che morso della tarantola. Jane Doe è lincontenibilità del dolore fisico che trova rari momenti di apparente calma in pezzi come Hell To Pay o la conclusiva sessione che dà il titolo al disco: una lunga marcia funebre in grado di far passare i Canti di Ossian come barzellette di Gino Bramieri.
Tutte le canzoni sono eseguite con chirurgica meticolosità, le linee vocali e le urla di Jacob Bannon sono inserite sempre lì dove devono essere poste e la sporcizia del suono gioca a mo' di illusione acustica in cui tutto sembra disturbato, marcio e inascoltabile quando in realtà ogni passaggio, ogni riff o rullata di batteria risaltano ancora di più nella loro incurabile malattia e grandezza compositiva. Jane Doe non segue canoni ma ne crea di nuovi; non ha paura di sperimentare sconfinando in territori inesplorati (anche nel punk sparato a mille di The Broken Vow o nei cenni industriali della violentissima Fault And Fracture) che ne fanno la sua carta vincente. Una volta premuto stop sul lettore cd si ha una sensazione di dolore fisico e stordimento cerebrale, una via di mezzo tra rabbia estrema e rassegnazione consapevole. Non cè solo velocità e potenza ma distorsione esagerata, inquieta melodia e senso di epilessia come se Lucifero in persona avesse preso il meglio dai Brutal Truth, dai Neurosis, dai Will Haven e dagli Slayer fondendoli in un solo disco.
Ci ritroviamo di fronte ad una pietra miliare che un giorno verrà ricordata nella storia del rock al pari di dischi come Reign In Blood, Never Mind The Bollocks o Sticky Fingers. Ecco cosa succede quando si scherza col fuoco.
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