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R Recensione

8/10

Deftones

White Pony

La storia musicale di una band, se di band seria si tratta, traccia gli alti e bassi di un percorso di crescita e maturazione che nel migliore dei casi non si interrompe mai. Esistono gruppi che, credendo di aver trovato la formula magica, danno alle stampe l'album definitivo e in seguito pubblicano fotocopie su fotocopie tentando di ritrovare un'alchemia vincente che raramente si ripresenta (di primo acchito posso solamente ricordare The Unforgettable Fire e The Joshua Tree degli U2, lavori tanto simili quanto geniali).

Esistono invece band che maturano nel corso della carriera, a volte mutando direzione, a volte perdendosi in rivoli inconsistenti di creatività effimera, a volte trovando la propria identità con una autorità e una padronanza del mezzo senza precedenti. Nel 2000 i Deftones si trovano in ascesa verticale, dopo anni di gavetta e due dischi che hanno lentamente ma inesorabilmente marcato la scena del metal alternativo: il loro suono si stava affinando, già da Around The Fur si poteva intuire un'espansione unita ad un maggior controllo del processo creativo, la forma canzone era più omogenea e così era lo scorrere del disco; alcune band avrebbero potuto sedersi su questo risultato e diventare grandi personaggi in un mercato relativamente di nicchia, che ancora doveva conoscere lo tsunami della commercializzazione attraverso il nu metal.

Il disco vendette parecchio bene, e creò grandi aspettative per il terzo lavoro, che nonostante le pressioni della casa discografica tardava a vedere la luce. Quando nel giugno del 2000 White Pony viene dato in pasto al pubblico, gli USA sono pronti ad abbracciare il gruppo di Sacramento: il disco vende quasi duecentomila copie nella sua prima settimana, debuttando al terzo posto in classifica, e già dal primo ascolto si rivela una bomba. Abbandonato in parte il lato più grezzo, più punk del loro stile, i Deftones arrotondano gli spigoli allo stesso tempo caricando le canzoni di una potenza che mai pare sfuggire al loro controllo.

A partire dal primo giro di cd, dal riff di Feiticeira, l'impressione è quella di un'allegra macchina da guerra perfettamente revisionata e pronta alla battaglia, una tigre in grado di fare le fusa prima di ruggire e strapparti un brandello di carne dal petto, come nel caso di Digital Bath o Rx Queen, un animale pronto a scattare per la caccia, una grandinata inevitabile. Nel suono, anche durante i momenti più raffinati (vedi la sublime Passenger con Maynard James Keenan, o il singolo Change), si riconosce l'anima inevitabilmente bastarda e graffiante del gruppo, caratteristica che li porrà parecchi gradini più in alto di quel grappolo di band sponsorizzate dalle major che avrebbe creato un movimento in quello stesso periodo. Qui si tratta di un metal "colto", di un background musicale molto più profondo, di un gruppo che cercando i fuochi d'artificio ha creato la dinamite.

L'album sorprende dall'inizio alla fine per coerenza e coesione, per un suono moderno ed evoluto, per l'aura di classico che si porta addosso fin dai primi ascolti. White Pony ha venduto mezzo milione di dischi negli Stati Uniti dopo due mesi dall'uscita, raccogliendo in seguito grappoli di dischi d'oro; nonostante le grandi prove che hanno fornito in seguito, i Deftones non sono (ancora) riusciti a ripetere l'alchimia di quell'opera, anche per colpa delle sfighe assortite che hanno colpito un paio di elementi.

White Pony era il suono giusto al momento giusto, un urlo che si poteva sentire a parecchia distanza senza snaturare la sua anima. Per la maggioranza dei critici la band raggiunse qui il suo picco creativo, e un gran numero di loro annovera questo album tra gli ascolti fondamentali del periodo; di certo è un disco che è invecchiato meravigliosamente, il tempo è stato galantuomo e ha rivelato quanto "avanti" stessero guardando i ragazzi all'inizio della prima estate del nuovo millennio.

V Voti

Voto degli utenti: 8,4/10 in media su 26 voti.

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Mr. Wave (ha votato 8 questo disco) alle 0:00 del 12 marzo 2009 ha scritto:

L'album più variegato e sperimentale della discografia della band. Numerosi i lidi musicali esplorati, a partire dalla new wave (Digital Bath, RX Queen, Knife Party), per passar dal metal (Elite), al post-grunge (Korea), all'algido trip-hop (Teenager), per finire alla psichedelia (Pink Maggit). Brani-capolavoro dell'album, sono a mio avviso; "Passenger" e "Change (In the House of Flies)". Insomma, uno dei migliori lavori della scena 'crossover'.

Mr. Wave (ha votato 8 questo disco) alle 0:02 del 12 marzo 2009 ha scritto:

ah, dimenticavo... ottima scelta Andrea! Complimenti

Roberto Maniglio (ha votato 9 questo disco) alle 0:24 del 12 marzo 2009 ha scritto:

Una pietra angolare nel settore e nella carriera della band.

tramblogy (ha votato 10 questo disco) alle 9:06 del 12 marzo 2009 ha scritto:

troppe poche stelle.....

questo è un disco stupendo.....

ozzy(d) (ha votato 9 questo disco) alle 20:28 del 12 marzo 2009 ha scritto:

Ma quanto è bella "passenger"......album meraviglioso.

simone coacci (ha votato 9 questo disco) alle 20:30 del 12 marzo 2009 ha scritto:

Passenger fa effettivamente paura. E il resto le tiene botta.

Cas (ha votato 9 questo disco) alle 18:04 del 13 marzo 2009 ha scritto:

L'album della maturazione dei Deftones, splendido punto d'arrivo, ottimo esempio di metal, wave anni '80 e trasognato intimismo. Ha segnato la mia adolescenza...

DonJunio (ha votato 9 questo disco) alle 3:12 del 14 marzo 2009 ha scritto:

Splendida chisura della trilogia iniziata da "adrenaline", perfetto connubio tra la ruggente potenza di esecuzione nu-metal e le varie sfumature electro-wave di Moreno. "Passenger" è tra i pezzi del decennio.

swansong (ha votato 7 questo disco) alle 14:40 del 14 marzo 2009 ha scritto:

Mah!

Non condivido tutto l'entusiasmo dietro questo gruppo che, alla lunga distanza (e mi riferisco ai lavori successivi a questo), non ha saputo mantenere le aspettative. In generale, credo siano un pò troppo sopravvalutati...questo è senz'altro il loro lavoro più riuscito, ma il fatto che Passanger (molto farina del sacco M. J. Keenan, versione Perfect Circle) sia sicuramente la canzone più interessante del disco, la dice lunga...E' il mio parere per carità! Credo che, volendo fare per forza un paragone, un gruppo semisconosciuto ed immeritatamente poco valorizzato come i Dredg sia notevolmente più interessante, sotto tutti, ma proprio tutti i punti di vista. Consiglio vivamente l'ascolto dei 3 (capo)lavori partoriti dai suddetti (il 4 in arrivo) che spero, quando avrò tempo, di omaggiare con una meritata umilissima recensione.

Marco_Biasio (ha votato 9 questo disco) alle 21:22 del 14 marzo 2009 ha scritto:

Il loro migliore. E chi non c'era, è un piciu.

tramblogy (ha votato 10 questo disco) alle 0:57 del 15 marzo 2009 ha scritto:

...mha!!??che!!??

innanzi tutto si parla di questo disco e non dei suoi lavori successivi....in secondo luogo non era un gruppo sopravvalutato con questo album capo e lavoro! e non lo sono mai stati in seguito (forse per fortuna)...passenger non è la loro canzone migliore del disco se non qui dentro..ma cè altra roba ancora più bella di questo pezzo simil perfect circle (??) che un paragone più assurdo, fuori tempo e luogo di questo non l'avevo mai letto.

Penso che non sei adatto a fare paragoni, limitati ad esprimere un giudizio sul disco senza divagare sperando sulla tua decantata umiltà. scusa la franchezza.

saluti.

d.

swansong (ha votato 7 questo disco) alle 10:35 del 16 marzo 2009 ha scritto:

Tramba...moderati và che è meglio!

e, magari, vatti anche a bere una camomilla, così poi rileggi con più attenzione il mio post e, forse, capirai che quello che ho espresso è solo il mio parere, come mi pare di aver scritto a chiare lettere! Mi domando perchè mai sono qui a sprecare tempo per giustificarmi poi...bah!

dario1983 (ha votato 8 questo disco) alle 11:03 del 17 marzo 2009 ha scritto:

gran bell'album. uno dei gruppi più interessanti che c'è in giro