V Video

R Recensione

6/10

Asino

Muffa [EP]

Sono il nome italiano del momento, il regalo di Natale 2014 desiderato da mezzo webzinato. De gustibus non est disputandum. Temo, tuttavia, che l’ironica scelta dei massa-carraresi Asino di piazzare, sulla copertina del loro secondo EP “Muffa” (a distanza di due anni da “Crudo”), un’arancia in marcescenza a guisa di pianeta blu disperso nello spazio, abbia grottescamente generato sovrastrutture interpretative impensabili ed impensate, un eccesso di logica, quasi si avvertisse la necessità di “nobilitare” una musica per definizione secca e grezza (e perché, poi?). Se ne leggono di cotte e di... crude, su questi sette brani: che gli Asino siano i nuovi Laghetto, che la formazione minimale regali vette di ferocia sonica inaudita, che si possano individuare una serie autogenerante di paralipomeni a testi a volte criptici, a volte sardonici, che sia necessario grattare sotto la scorza per assaggiare l’autentica polpa del gruppo.

Sarà che la verità non è mai così semplice come si prospetta, ma a volte fidarsi – specie se l’alternativa rasenta l’assurdo – rappresenta un obbligo morale. Da un duo che ha la bontà di autodefinirsi “ignorante e testardo”, dagli alfieri che suonano secret show in case private coi Do Nascimiento, cosa aspettarsi? Un disco ignorante e testardo, non del tutto disadorno di cura formale, quale infatti è “Muffa”. Chitarra e batteria si lanciano in spastici testa a testa post-core (“Autostrade”), Orsomaria Arrighi riscrive in chiave fuzz-noise l’ipnosi monocroma del riff di “Song For The Dead” dei Queens Of The Stone Age (e si balla pure, in “Asino Da Balera”), gli Offlaga Disco Pax di “Bachelite” annusano rabbiosi il post-punk amorfo di Cheveu e Calva (“Schiaphpho”) e tutti assieme si tenta l’assalto, novantiano, alla canzone lunga (“La Grande Nave”). Che poi la schiatta, pur non arrivando a sussumere certi disgusti screamo, sia la stessa che si pasce di alambicchi tardo-adolescenziali e sonorità né troppo ruvide né troppo levigate, incide sulla tenuta dell’EP, provato da brutti riff sincopati che speravamo di non sentire più (“Casa Mia È Tranquilla”) e da una sgradevole patina Fine Before You Came (“Preistoria”).

Non basta certo campionare Il Grande Dittatore, insomma, per arrogarsi una nomea da intellettuali. Ma quest’ultimo, senza dubbio, è un appunto da fare a chi sugli Asino ha finora sbrodolato, e non direttamente ai due, onesti toscanacci.

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo disco. Fallo tu per primo!

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.