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R Recensione

6,5/10

The Evens

The Odds

Ed a completare il commovente quadro familiare, in penombra sulla copertina dell’album, c’è il piccolo Carmine Francis MacKaye, il figlio di 4 anni di Ian e Amy Farina. Nel quadro, a guardar bene,  si intravede pure lo spirito (è vivo e vegeto, si fa per dire) di zio Geoff (Farina, già leader dei Karate e ora dei Glorytellers) presente tra l’altro più nelle corde del cognato Ian (che dei Fugazi e Minor Threat qui conserva appena qualche malizioso riffettino, comunque addomesticato, ed una manciata di urletti e cori atoni e ignoranti buttati qui e lì) che nella dolce e litanica voce o nelle semplici ma possenti rullate della sorella Amy.

 

E’ un po’ come quando con l’età ti imponi o ti viene imposto di mettere la testa a posto sapendo già di non poterci riuscire mai completamente. Ian, “tieni famiglia, hai 50 anni suonati, e non puoi certo essere quel (geniale, ndr) ragazzino perennemente incazzato e fuori dagli schemi che usavi essere negli anni d’oro, quello che m’ha fatto innamorare di te. Non saresti credibile,  saresti il feticcio di te stesso” si può esser sentito dire. Come si dice poi, dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. Altre volte la donna ti sta accanto e ti accompagna alla batteria, ma il concetto è lo stesso. Ed ecco che il nuovo MacKaye, che a dire il vero sulla Straight Way c’era sempre stato, rasato, ripulito ed incoraggiato torna in scena con la sua compagna nel progetto che più di ogni altro sembra resistere nel post-Fugazi (è questo il terzo LP degli Evens dopo l’omonimo esordio del 2005 e Get Evens del 2006).

 

Certo, ascolti King of Kings, la prima traccia, e pensi sia roba da Hole, quelle di Celebrity Skin. Poi però, per fortuna, Ian fa vedere chi è che porta i pantaloni in casa e soprattutto chi avrà il merito di attirare l’attenzione sull’album, ed ecco che  Wanted Criminals è quanto di più Fugazi in questo album si possa trovare. Non a caso, il pezzo più bello ed autentico. La forza di Wanted Criminals fa scopa con la potenza e l’armonia rude e discordante di  Warble Factor, l’altro pezzo fortemente influenzato da quel post-hardcore, quello di Washington, sebbene qui addolcito dalla melodia e dalla grazia della voce di Amy. Cori sguaiati e classicamente fuori sincrono a creare l’imperfezione sonora prossima all’eco, riff di corde basse di chitarra a riempire e ritmo lento, scarno ed essenziale di batteria a trascinare. Il plettro che va veloce negli accordi armonici tricorde e che spesso sembra inciampare tra le corde nei celeri e schizofrenici passaggi dei riff sulla chitarra baritona. La voce di Amy è una coccola melodica che un po’ ovunque riporta l’(h)ard(c)ore del marito entro paradigmi di più larga fruizione.

Capita di farsi venire in mente i duetti di Meg e Jack White (Competing with the till ), gli amplessi musicali di Lou Reed e Nico (Timothy Wright ha degli sbalzi armonici che ricordano molto quelli dei Velvet Underground and Nico in Venus in furs) o il jazzcore di zio Geoff (This other thing), il grunge decadente delle Hole (oltre a King of Kings anche Kok) ed ovviamente, i Fugazi in versione perlopiù acustica e riappacificata. C'è un solo pezzo completamente strumentale, Wonder Why, ma in compenso è magnifico.

Se il rock è morto, l'hardcore, nelle sue mille declinazioni, sembra non voler mollare l'osso e seppur con risultati di alterna e discutibile fortuna, anche in questi anni '10 (per rimanere a questo 2012 si pensi ai buoni Bob Mould, Disosaur Jr, Melvins e Japandroids) mantiene viva la scena. Gli Evens si inseriscono degnamente nel gruppo, confermando l'andazzo.

Una disco di famiglia. Una recensione affettuosa. Un bacio al pupo.

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Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 1 voto.
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maracio 6,5/10

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