Quicksand
Interiors
I Quicksand erano un autentico gruppo culto negli anni 90. Autori di un paio di ottimi dischi, Slip e Manic Compression, sembravano avere tutte le carte in regola per ritagliarsi uno spazio al sole nel panorama dellalternative rock americano in quegli anni. La loro mistura sonora abbracciava un po tutti gli stilemi in voga allepoca: le abrasioni metalliche degli Helmet, le scorie post-hardcore dei Fugazi, certe digressioni crossover alla Janes Addiction, il tutto su uno sfondo vocale affine al nascente emo-core.
I responsi commerciali non furono però allaltezza e la band si sciolse, confluendo in nuove esperienze; il chitarrista Tom Capone fondò gli Handsome con il transfuga degli Helmet Peter Mengede; il cantante Walter Schreifels inaugurò una band grunge-emo chiamata Rival Schools, mentre il bassista Sergio Vega finì per sostituire il povero Chi Cheng nei Deftones, non a caso fan dichiarati dei Quicksand (si ascolti un brano come Be Quiet And Drive del quartetto californiano!).
Verrebbe da fare della facile ironia sullennesima reunion di una band anni 90, ma non è questo il caso. Non stiamo parlando di milionari annoiati che fanno ancora dischi per pagare gli alimenti alla ex moglie o continuare a svaccare con vizi e stravizi. E lesito di questa rimpatriata è decisamente allaltezza, pur muovendosi sui medesimi territori sonori di 20 anni fa. Brani come Hyperion e Illuminant sono vivaci quanto basta per lasciare il segno, con il giusto mix di accelerazioni impetuose e placide correnti di risacca, laddove in Fire This Time fanno capolino gli Slint. E il sipario cala nel modo migliore con Normal Love, una ballata elettrica affine ai momenti più solenni e toccanti delle misconosciute icone del midwest emo, i Van Pelt.
Se non vi fate troppe paranoie su concetti tipo zeitgeist della musica e se ogni tanto vi basta ascoltare un disco rock con le palle per stare bene, oltre a recuperare Slip e Manic Compression qualora non li aveste mai ascoltati, Interiors fa al vostro caso.
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