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R Recensione

8/10

Fuh

Dancing Judas

La cosa più clamorosa è sapere che abbiamo una scena noise-core davvero eccezionale in casa nostra e nessuno sembra essersene accorto. In Piemonte i Fuh sono ormai una realtà di primo piano e si affiancano a gruppi come Putiferio, Sant’Antonio Stuntmen, Io Monade Stanca, Ruggine, Butcher Mind Collapse e via dicendo. No dico, una scena noise-core a due passi da Torino e tutti a perdersi dietro alle banalità pop dei Baustelle o all’indie raffazzonato degli A Toys Orchestra.

E poi ci perdiamo l’essenza della vera musica passionale e violenta (in maniera delicata) come quella prodotta da gruppi di livello come Dead Elephant, Fine Before You Came e Altro. Ma allora diciamocelo che noi italiani siamo ontologicamente scemi, e che certe volte al posto della cioccolata ci piace mangiare la merda, così almeno ci togliamo una volta per tutte ogni speranza che in questo paese si riesca ad istituire non dico un governo decente o una coscienza civica minima, ma anche solo uno spirito critico realmente capace di scavare in profondità del fenomeno artistico in sé.

Una volta si diceva (a torto) che l’underground coincideva con quanto di meglio potesse offrire la musica. Si sbagliava, però almeno si centrava parzialmente il bersaglio e non ci si faceva sfuggire grandi artisti e band abbandonate dal sistema mass-mediatico dominante. Oggi invece ci si rifugia in un underground solo fintamente tale, scelto non per la sua diversità estetica e qualitativa, ma unicamente per moda, per mancanza di sbattimento, per comodità.

Gli Uochi Toki qualche anno fa hanno inquadrato perfettamente un atteggiamento che non vale solo per l’ascoltatore passivo analizzato da Adorno, ma anche per buona parte degli appartenenti alle cosiddette sottoculture: “tu ascolti un pezzo, un disco o un gruppo, se e solo se lo ha minimamente nominato o apprezzato qualcun altro: l’interesse non nasce da teee, l’interesse non nasce da teee!” concludendo in bellezza che “tu sei uno stronzo perché non ti sforzi di andare oltre al brutto”. Ecco non mi spingo a tal punto dal condividere l’insulto nei vostri confronti, che peraltro se state leggendo questo testo fate parte di quell’élite di ascoltatori che svolge già una certa approfondita ricerca musicale. E per questo andate lodati, ovvio.

Ma dopo l’increscioso e inutile filippica è necessario andare al dunque, e ricordare che maggiore lode ancora meritano i Fuh, che avevamo già imparato a conoscere e apprezzare con il piccolo gioiellino Extinct di un paio d’anni fa. Anche perché se è lodevole riuscire ad essere dei buoni ascoltatori ancor di più lo è essere dei buoni musicisti, in grado di rimanere artisticamente onesti e innovativi.

Dancing Judas conferma le doti del gruppo che non si è limitato ad affinare il proprio stile figlio del post-core di Fugazi e Unwound ma ha introdotto nuovi elementi (sprazzi di elementi wave) e portato avanti il progetto di coniugare un sound robusto e vigoroso con un’estetica discendente alla lontana dal mondo indie (vedi soprattutto Distance, peraltro uno dei brani più difettosi del disco), con risultati più che proficui. Se Grandine apre colpendoti in testa come un mattone sonico (tra riff pesanti al limite dell’heavy, danze indiavolate, chitarre taglienti e infuocate e un cantato pressochè perfetto nel suo stampo adeguatamente urlato), la successiva Four things mette in mostra strutture melodiche pop che accompagnano una ritmica roboante, su cui ballano impalcature fumose e incastri sferraglianti.

È un post-core molto ammorbidito ma ancora potente, che ricorda vecchie glorie italiane come Three Second Kiss e classiconi indie-core del calibro di Superchunk e Archers of Loaf. È qualcosa di seriamente imponente Dancing Judas, che sfrutta partenze poderose come quelle di Miniver (la cui purezza devastatrice dell’attacco iniziale, ripetuto con furore per quei primi memorabili 55 secondi è impagabile) e digressioni che spaziano tra attitudini post-rock in visita presso terre dedite al culto wave-noise (Quarter).

Altro notevole pregio è quello di risultare estremamente compatto pur essendo assai eterogeneo, sommando fughe di psichedelia liquida (Canalese landscape: titolo leggendario) e forme labirintiche e geometriche più tipiche di un certo math-rock alla Don Caballero, da cui ci si lancia verso il recupero di istanze melodiche indie-classiche (Gordon, rest in peace) o tuffandosi in una nebbia industrial-wave di fumi psichedelici da cui si esce tamburellando violentemente. In ogni caso qualcosa di notevole e autorevole. E forse è il caso di rendergli la giusta lode non trovate? Non facciamo fare a questi ragazzi la fine che hanno fatto trent’anni addietro gli eroi di Pordenone, che ancora aspettano la giusta rievocazione gloriosa!

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Voto degli utenti: 6,1/10 in media su 11 voti.

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Luca Minutolo (ha votato 7 questo disco) alle 9:32 del 26 maggio 2010 ha scritto:

Fuh, Ruggine, Devocka, Mesmerico...Tutte grandi band che non hanno nulla da invidiare ai gruppi noise-core americani...E Dancing Judas non è da meno...

Luca Minutolo (ha votato 7 questo disco) alle 9:39 del 26 maggio 2010 ha scritto:

...Three Second Kiss, red worms farm, gli One Dimensional Man che furono....Cacchio ce ne sono veramente a palate!

Cas (ha votato 7 questo disco) alle 9:50 del 26 maggio 2010 ha scritto:

complimenti per la recensione entusiasta, nonostante la filippica introduttiva

è un gran piacere avere una scena come quella del cuneese in Italia, capace di partorire band strepitose come i Fuh (e non solo, come hai scritto tu)

aspetto a dare un voto ma siamo in zona 7-7,5

Alessandro Pascale, autore, alle 10:06 del 26 maggio 2010 ha scritto:

viene voglia di rivalutare il vecchio motto "italians do it better"

cmq sì la filippica iniziale è indecorosa ma avevo bisogno di sfogarmi eheh

TexasGin_82 (ha votato 4 questo disco) alle 14:57 del 26 maggio 2010 ha scritto:

mica male... ma santo cielo perché non cantano in italiano se sono italiani!

REBBY alle 17:09 del 26 maggio 2010 ha scritto:

E perchè non in cuneese, visto che sono di Canale

d' Alba (dio come si mangia e si beve bene da quelle parti, in questo campo "italians do it better" di sicuro; nell' ambito della musica rock

io Peasy non sono tanto convinto che sia mai successo...)!

REBBY alle 17:21 del 26 maggio 2010 ha scritto:

Vabbè togliete il non o il mai che altrimenti sembra che io dica il contrario ...eheh

TexasGin_82 (ha votato 4 questo disco) alle 18:02 del 26 maggio 2010 ha scritto:

... o in russo, o in aramaico antico...

REBBY alle 18:16 del 26 maggio 2010 ha scritto:

...o in inglese che così magari (si sa mai una botta di culo) possono essere conosciuti anche

al di fuori dei nostri angusti confini (ah, ma è

vero, non sono più tanto angusti, siamo in Europa

unita eheh)...Con un genere di nicchia come il

loro allargare lo spettro dei possibili ascoltatori a me pare una mossa intelligente (ma

certamente avrebbero potuto cantare anche in

italiano o cuneese, nelle lingue che tu dici non

penso eh).

TexasGin_82 (ha votato 4 questo disco) alle 19:18 del 26 maggio 2010 ha scritto:

sì, mi sembra sensato. anche se non so se un madrelingua apprezzerebbe un cantato con un accento così marcato. pensate se i red hot avessero cantato Under The Bridge in italiano: "Io non volio mai senterme como ho fato quel giorni..."

gull alle 21:49 del 26 maggio 2010 ha scritto:

Dubbio

Ma se ora decido di ascoltare questo gruppo di cui sconoscevo l'esistenza, rientrerò in questa categoria: tu ascolti un pezzo, un disco o un gruppo, se e solo se lo ha minimamente nominato o apprezzato qualcun altro: l’interesse non nasce da teee, l’interesse non nasce da teee!” concludendo in bellezza che “tu sei uno stronzo perché non ti sforzi di andare oltre al brutto"?

Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 16:32 del 27 maggio 2010 ha scritto:

A Cuneo si sta sviluppando un filone post-core da far impallidire chiunque. Roba da declassare la Pordenone new wave o la Torino hardcore. Bisognerebbe scriverci sopra un articolo, e non è detto che non lo faccia io... Ai nomi da voi tutti citati aggiungerei, ovviamente, Teatro Degli Orrori, Elettrofandango, MoRkObOt e Psychofagist. Il disco è splendido!

Alessandro Pascale, autore, alle 17:19 del 27 maggio 2010 ha scritto:

x Gull: ebbene sì, è inevitabile che tu sia stronzo in ogni caso. No scherzo! ))

In realtà tu non ne sei venuto a conoscenza perchè ne hai sentito parlar bene in giro, ma perchè ti aggiorni costantemente su strumenti di informazione musicale fuori dal controllo dell'industria musicale. Il che fa di te un "soggetto attivo" dotato di una criticità e di una capacità di ricerca che fanno di te un buon ascoltatore e "ricercatore" musicale.

REBBY alle 9:49 del 28 maggio 2010 ha scritto:

E se più semplicemente gli "stronzi" fossero invece gli Uochi toki?

TexasGin_82 (ha votato 4 questo disco) alle 10:15 del 28 maggio 2010 ha scritto:

RE:

SACRILEGIO!

Cosa sentono le mie povere orecchie! Gli Uochi Toki non si toccano, che sono stronzi abbastanza da scrivere dei testi IN ITALIANO con un minimo (gigantesco) di significato. Altro che cantare in inglese per essere più american-musicali e così che il significato delle parole sia meno comprensibile e quindi meno importante.

simone coacci alle 11:36 del 28 maggio 2010 ha scritto:

Boh, si spera che il disco sia un po' meglio del singolo. Perchè non mi pare proprio 'sto gran che. Si, indie suonato bene, dignitosamente articolato, con la voce cantilenante e questa sfumatura emo, molto, moooolto datata. Ma niente che non sia già sentito 2 milioni di volte. Per il momento mi sento di dover frenare gli entusiasmi. Spiacente.

ozzy(d) alle 1:42 del 29 maggio 2010 ha scritto:

ma e' il disco preferito di dylan dog? ghghghgh

mdishes (ha votato 5 questo disco) alle 11:55 del 29 maggio 2010 ha scritto:

..nulla di nuovo dalla langhe....tutto fuorché strepitosi..album di maniera, trito e ritrito.

Lezabeth Scott (ha votato 5 questo disco) alle 19:47 del 29 maggio 2010 ha scritto:

RE:

No no. Se questo campione fa testo 'sta scena di cuneo mi pare proprio poverella.

Noth (ha votato 10 questo disco) alle 19:31 del 31 maggio 2010 ha scritto:

hanno lo zaino

jackiestewart (ha votato 5 questo disco) alle 8:04 del primo giugno 2010 ha scritto:

pomposo e pompati

Lezabeth Scott (ha votato 5 questo disco) alle 9:36 del primo giugno 2010 ha scritto:

RE:

D'altronde, che ti aspettavi? Hanno lo zaino. ghghgh

rael (ha votato 4 questo disco) alle 10:44 del primo giugno 2010 ha scritto:

in effetti, se questa è la nuova scena di cui andar fieri, mani nei capelli. il solito rock da cantina con trentacinque anni di ritardo_' (la voce in un inglese stentato, casino)

miccio alle 13:16 del 8 giugno 2010 ha scritto:

c'è uno speciale sul canalese noise su sentireascoltare.com