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R Recensione

6/10

Controllo Elettronico Della Velocità

Allacciate Le Cinture

Attenti, autostoppisti, attenti. A forza di parlare di “dischi scemi” da una parte e “gruppo demenziale” dall’altra, va a finire che ci credete davvero, anche se – in cuor vostro – sapete benissimo che non è vero: è solo un modo, appena più fastidioso degli altri, per liquidare in due veloci termini qualcosa di talmente banale da apparire, ancora oggi, pruriginoso. E quindi, tutti assieme, sorridete: sono ottanta euro. I soldi che avete devoluto per la vostra corsa sfrenata verso l’indifferenza fanno ormai parte di un tesoretto sotterraneo, nascosto nel bauletto della moto del collega Badocchi od internato in un caveau che, di quando in quando, viene portato in giro per le strade su di un’auto blu, in compagnia di ministri con portafoglio, mazzi assortiti di segretari e ragazzine appena tornate da scuola. La prossima volta che vi troverete di fronte un distaccamento di pattuglia, di quelli sempre all’erta che ti guardano sparire all’orizzonte con la coda dell’occhio, pensateci due volte prima di ingranare la marcia e spingere il pedale sull’acceleratore: l’infrazione non distingue tra una giulietta, un’ape cross, un veicolo sequestrato in occasione del ponte del 15 o la scura limo del Dick Laurent di turno.

Allacciate Le Cinture”, allora. Perché i Controllo Elettronico Della Velocità, anche se vestono in divisa blu e portano palette al seguito, non sono (sempre) quello che sembrano ed ostentano di essere, figli del nonsenso a marca Skiantos e fratelli gemelli dei corregionali Smart Cops. Anzi, diremo di più: laddove questi tratti emergono in maniera marcata sul resto, viene meno il senso complessivo del disco, davvero svalutato fino a suonare come fragile divertissement da dopo-sbronza. Le sirene ululano per venti minuti – appena venti minuti, avete capito bene – a ritmi da capogiro, speditezza da scavezzacollo, piglio informale che stride con il ruolo ufficiale assunto in pectore dal gruppo, chitarre assassine affilate a punk ed ignoranza, becera elettronica da due soldi che ogni tanto fa capolino a rimpiazzare i bassi. Nel mirino sempre loro: gli agenti della polstrada. Come se fosse una questione di principio, come se non si potesse vivere senza del sano vetriolo: ti ho detto e ridetto di no, non si tocca.

Ci pensa la conclusiva “Buso & Abuso”, tonitruante hardcore con sezione chitarristica indiavolata e rallentamenti ritmici non male, a riassumere l’assunto iniziale: mica stupidi, questi tre ragazzi. Ogni tanto, certo, ci scappa la banalità, ed è impensabile non ammetterne l’ipotesi all’interno di un esordio, perlopiù autoprodotto. Funzionano poco i brani che accantonano troppo a lungo la sei corde (il cigolare sintetico di “Badocchi Colpisce Ancora”) o che scelgono la via dell’autoreferenzialità (“Attenti Autostoppisti Attenti”). Velocità e sintesi si sposano, più felicemente, con la freschezza dei colpi (“Camporella Incidentella”), l’ironia sfrecciante (il già leggendario “Rita sei uno schianto, ma che dico: un incidente!” di “Schianto Nella ZTL”, la stralunata “- 10 Punti”) e gli accostamenti paradossali (un sample da “Lost Highway” di David Lynch appiccicato subito prima di “Auto Blu”, l’improbabile rapporto incestuoso tra poliziotto e motocicletta in “L'Operativo Badocchi È Stato Beccato In Atteggiamenti Equivoci Con La Sua Moto”).

Non salverà la vita di nessuno, superfluo dirlo. Ma volete mettere un po’ di sano divertimento?

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