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R Recensione

8/10

Not Moving

Light-Dark. Singles, Eps & Early More 1981‐1987

L'operazione messa in piedi dalla Audioglobe Relics, nuova etichetta “nata con l’intento di contribuire a preservare, e rendere di nuovo disponibili agli amanti del formato fisico, cimeli del recente passato musicale indipendente italiano”, merita gli applausi. Ancor più nel momento in cui si vede la modalità di realizzazione effettiva di tale politica: Light/Dark è una raccolta che fa piena luce sui Not Moving, una delle più importanti realtà del punk nostrano. E lo fa non in maniera becera e commerciale, proponendo il classico “best of” con canzoni scelte in maniera arbitraria e discutibile, bensì riproponendo tutti i singoli e gli ep (oltre a materiale inedito) del periodo di splendore del gruppo: dal 1981 al 1987. Se considerate che si tratta praticamente di tutto il periodo più importante del gruppo, che avrà modo di realizzare il primo vero lp solo nel 1986 (Sinnermen), capirete il valore di tale operazione.

In un totale di trentun pezzi si ripercorrono quindi tutti gli incendiari ep e demo del gruppo, disposti a modo di cronistoria al fine di renderne l'evoluzione sonora: Strange Doll (1982), Movin' over (1983), Land of Nothing (1984, ma pubblicato solo nel 2003), Blach 'n 'wild (1985), Jesus loves his children (1987) e, per finire, il primo Demo Tape (1981), ulteriore rarità preziosissima.

L'offerta musicale varia a seconda dei dischi e dei generi affrontati: negli esordi di Strange Doll si passa dal post-punk un po' darkeggiante dell'iniziale Dolls al vigoroso revival surf di Wipe Out (già hit dei Surfaris), passando per lo psychobilly di Baron Samedi e l'energia punk-core della straripante Make up.

Decadenza e indolenza wave-dark le linee guide che accompagnano Movin' Over e brani come Behind your pale face, Psycho Ghoul e Double Mind, in cui la maggiore scorza blues e psichedelica viene smorzata dagli scossoni garage di Everything ends here.

Land of nothing si tuffa a fondo nel filone garage-blues alla Gun Club con canzoni grezze, energiche e robuste come Lights of night, il gioiellino You're gone away (con ampie scie Cramps-iane nei riverberi chitarrosi), il crescendo ritmico di A wonderful night to die, con il ritorno di fiamma per il surf-rock (degli Chantays) con la cover di Pipeline.

Sempre più eclettici e consci dei propri mezzi i Not Moving in Blach 'n 'wild danno sfogo alla propria creatività attraverso pezzi quasi dreamy (Eternal door e Sinnermen) ad altri più sferzanti come Crawling e Goin' down, ormai inseriti in canoni di garage-blues maturi, fino alla reminiscenza psychobilly genialmente clownesca di I just wanna make love to you.

Il rischio di rimanere insaccati in un inconscio e banale ritorno all'ortodossia rock priva di dinamismo (per dare l'idea: il destino che ha colto i Litfiba...) viene scongiurato dall'iniziale I want you che con uno sfrenato jingle-pop degno dei migliori Lemonheads apre Jesus loves his children facendo ricorso a reminiscenze punk e surf-rock (quest'ultime protagoniste anche in Surfin' dead blues, il cui titolo peraltro è tutto un programma), mostrando un gruppo pienamente inserito in un clima cultural-musicale internazionale riassumibile nella sigla “C86”. Non per niente New situations è ormai un indie-pop più prossimo allo stile di gruppi come Pixies e Beat Happening... Segnali d'innovazione capaci di affiancarsi a scossoni ancora vivamente rustici e notevoli come dimostrano Spider e l'immaginifica cover Doors-iana di una Break on through stravolta in chiave psychobilly.

Gli autori regalano in chiusura della raccolta il primo demo del gruppo, fortemente influenzato dal post-punk più sperimentale e minimale. Tale sbalzo è assai proficuo per l'ascoltatore: in un attimo ci accorgiamo dell'enorme stacco musicale compiuto in pochissimi anni e allo stesso tempo ritroviamo in nuce tutti gli elementi che verranno approfonditi successivamente dalla band: dalla passione per la cultura surf alla presenza mai scomparsa delle tastiere, dalla conoscenza approfondita e colta del movimento punk-wave (a proposito l'ho già detto che il nome del gruppo viene da un brano degli avanguardisti DNA di Arto Lindsay? Per intenderci uno dei quattro nomi che partecipò alla famosa compilation No New York) all'interesse per l'intreccio tra estetica blues, follia e psichedelia.

In effetti al termine dell'ascolto, pensandoci un attimo, sembra davvero incredibile che il nostro Belpaese abbia potuto vantare un gruppo del genere. E ancor più incredibile che finora siano scarsissimamente conosciuti nello stesso circuito underground. Onore e merito ai Not Moving quindi. Nel nostro piccolo siamo qui per celebrarne una carriera che merita di essere ricordata ampiamente.

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SamJack alle 9:26 del 29 luglio 2011 ha scritto:

Conosco Land of nothing e sinnermen, ottimi lavori, tra le migliori realtà del nostro panorama musicale...

ANGELOSKA (ha votato 9 questo disco) alle 9:35 del 25 agosto 2016 ha scritto:

Grazie, Alessandro, per aver reso onore ai Not Moving.