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4/10

The Maniacs

The Maniacs

Non mi dilungherò più di tanto: i Maniacs vengono da Milano e sono un trio formato da Riccardo Danieli (voce/chitarra), Davide D'Addato (batteria/voce) e Cisco Molaro (basso/voce). Dopo un demo e un ep alle spalle, The Maniacs è l’esordio discografico sulla lunga distanza, che esce per la piccola etichetta indipendente Against’em all records. E dopo questo inizio stentoreo e sofferto vi racconto tutti i dubbi e le mie sofferenze nel dover privilegiare un approccio critico che stronca impietosamente il disco. Non è facile perché dopo anni in cui ti diverti a massacrare quasi sadicamente chiunque passi a tiro, manovalanza inconsapevole o vecchi tirannosauri sull’orlo della pensione, ti rendi conto che in fondo spesso dietro liriche e canzoni poco appassionanti e originali c’è comunque impegno e passione, talvolta anche un bel mix di talento e preparazione…

Come si può però parlare bene di un gruppo che tra tanto fervore musicale underground e alternativo si lascia andare al più bieco punk-rock stereotipato anni ’90? Foo Fighters, Shandon (il cui membro Olly è produttore del disco in questione) e addirittura alcune cose del peggio grunge americano che speravamo aver superato completamente… Forse esagero, anzi sicuramente è così, però al di là delle linee strumentali melodiche e accattivanti di Everyday, e della scorrevolezza surfara e poco pretenziosa di Away c’è poco altro che lascia impressionati in un disco che vola via senza particolari colpi di genio e di brillantezza.

Non che siano pezzi brutti, per carità, quanto piuttosto forse troppo inquadrati a livello generazionale, provando ad elevarsi di tanto in tanto con riferimenti colti (This Co. Music risente molto l’influsso dei Foo Fighters, anch’essi però già bolliti da tempi immemorabili, Superbombs invece riprende stilemi dei Nirvana più aggressivi, anche se in tono qualitativo ovviamente minore) che non riescono a colpire nel segno. Di fatto si riesce ad apprezzare anche la discreta tensione emotiva di brani come Monster e si può provare un leggero moto di simpatia per la cover Maniac (inevitabile), ma non si può fare a meno di domandarsi: perché tutto ciò? Perché dovrei sopportare del punkaccio (mi si perdoni il discutibile neologismo) come R. Democracy o Changing Myself? La risposta non l’ho trovata. Provateci voi al limite, io mi arrendo.

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