R Recensione

8/10

Rwake

Voices Of Omens

Il 2007 si è aperto letteralmente col botto per l’ormai prestigiosa casa discografica Relapse, che come in molti sanno, è una delle poche a lanciare sul mercato discografico odierno gruppi di valore altissimo che stanno ridefinendo le coordinate del metallo estremo moderno. Nel mese di febbraio sono usciti 3 dei migliori dischi dell’anno: “Elementary” dei canadesi The End (partiti come gruppo mathcore/grind fortemente debitore dei maestri del genere Dillinger Escape Plan per poi trasformarsi in una band a metà strada tra il progressive metal e un post-core molto tecnico), “The Ritual Fires Of Abandonment” dei chicagoani Minsk, tra le migliori formazioni doom odierne e questo “Voices Of Omens” dei Rwake, gruppo proveniente dall’Arkansas di cui non si è mai sentito parlare molto benché sia in giro da ormai quasi 10 anni.

Dopo una serie di ottimi lavori quali “Hell’s A Door To The Sun” e “If You Walk Before You Crawl You Crawl Before You Die” (usciti rispettivamente nel 2002 e nel 2004) i nostri hanno fatto perdere le loro tracce per qualche anno, ed eccoli risorti ora a nuova vita con un contratto fresco fresco che permetterà loro di farsi conoscere maggiormente.

Voices Of Omens” è un concentrato di sludge / stoner metal genuino e potente come non si sentiva da molto tempo : sporco, grezzo, oppressivo, stordente, sincero, che colpisce direttamente allo stomaco prima che al cuore. In 9 tracce i nostri danno sfogo a tutta la loro maestria nel saper creare atmosfere decadenti, disperate, a tratti davvero funebri: dopo un’intro acustica che già da sola lascia presagire a cosa si andrà incontro si viene coinvolti nel crescendo cupo di “The Finality”, che esplode a metà canzone in riffs allucinati e desolanti che nonostante la loro lentezza non lasciano respiro per un secondo. Il sound è profondo, scava nella mente dell’ascoltatore, nella sua zona più remota per farlo piombare in un immaginario dove la nebbia dei ricordi più negativi regna incontrastata. Il punto forte del disco risiede infatti nella grande espressività dei brani, facendo sì che ve ne innamoriate facilmente grazie a trame melodiche avvincenti, intense e mai scontate.

Non pensiate comunque che il gruppo si limiti a ripetere lo stesso riff per 7-8 minuti a canzone: non mancano assoli drogati, accelerazioni (sebbene mai troppo esagerate) e cambi di tempo efficaci che contribuiscono a dare maggior pathos alle composizioni, come succede in “Crooked Rivers”, “Of Grievous Abominations” o nella bellissima “Leviticus”, a mio parere una delle composizioni sludge migliori degli ultimi tempi.

Parecchie sono le code di pianoforte e le parti acustiche, come nel finale delle già citate “The Finality”, “Leviticus” o l’intro di “Inverted Overtures”. Tutte le composizioni sono intrise di un’atmosfera psichedelica ed alienante che fa sì che voi assumiate questo disco come una droga dalla quale riuscirete difficilmente a liberarvi, complice anche un cantato straniato, che alterna rare parti pulite a screaming acuti che non sfigurerebbero in un disco black metal.

Ed è così che terminano i 59 minuti di questo autentico viaggio mentale chiamato “Voices Of Omens”, un’autentica esperienza sonora, un vero e proprio trip che intriga ed affascina, ma da prendere a piccole dosi, se non volete che le vostre menti vengano ottenebrate dal genio malefico di questi musicisti dell’Arkansas. Promossi a pieni voti.

V Voti

Voto degli utenti: 5/10 in media su 1 voto.
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gasmor 5/10

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