A Storm Of Light
As The Valley Of Death Becomes Us, Our Silver Memories Fade
Josh Graham e Hans Jonas. Non è consolante imperniare tutta lattività di un gruppo sulle variazioni al tema sciagura/devastazione/castigo imminente, specie se poi la musica non distoglie granché lattenzione dal messaggio apocalittico. A Storm Of Light è un progetto nato proprio da tali presupposti, e che su tali presupposti fonda lintero suo senso desistere: lo animano, sin dai primi vagiti, figliol prodighi degenere del primo post metal, cariatidi delloscurità e lugubri profeti delle calamità dark wave. Dal primo capitolo, un esordio balbettante interamente eretto sugli scarti monolitici dello sludge ultrafisico, al successore, che dimezzava la pesantezza in virtù di una colorita e più ampia variegatura strumentale, si era scorto in effetti un filo di continuità, una spia dallarme nei confronti dei vicoli ciechi a cui aveva portato, non per sua colpa, loriginario tronco dispirazione. Una progressiva semplificazione, unapertura sottesa alla melodia, leuristica della paura tinteggiata tuttavia di speranza: il cerchio si chiude (definitivamente?) con il gradino terzo della scala, As The Valley Of Death Becomes Us, Our Silver Memories Fade, il punto in cui più di tutti il passato radicato e la recente svolta rock si amalgamano e gettano un ponte verso il futuro.
Limperativo ecologico di Graham si dirige, dopo il mondo della vita sottomarina e lindustrializzazione dissennata, alla brama di potere economico e militare che da sempre attanaglia lelite governativa dominante: dirette conseguenze sono la morte, il trapasso, la guerra, la rovina. Un pastone bello che indigeribile, lideale sceneggiatura per una controparte sonora altrettanto tetra e lacerante. Ed invece, ecco il colpo che non ti aspetti. Il rilancio inscenato su questi solchi è la definitiva schiusa verso un universo melico decisamente meno elitario e vecchieggiante: le canzoni non nascono e muoiono più solo in funzione del supporto ritmico centrale, soffrendo di personalità e sprint sulla lunga distanza, ma si ammantano di unaura mistica, straordinariamente comunicativa rispetto ai passi di contemporanea memoria, che le inquadra nellottica di un vero concept in forma unitaria, non tassellata. Missing e Collapse sono i primi e compiuti risultati della trasformazione in atto: del post-core rimane solo lestetica ritmica, stritolante e cadenzata, di Vincent Signorelli opportunamente richiamato allovile, dopo una temporanea uscita dalla line up , a tratti persino inadatta al nuovo contesto, mentre un volteggiare di chitarre sature e di torrenziali cannonate hard rock (sul primo pezzo interviene Kim Thayil dei Soundgarden) si modella su implacabili muri doom, attraversati da crepe di sgraziata e melanconica elettricità.
Ma la foschia, certo, è pur sempre in agguato. Largomento, a sprazzi, è sentito così di pancia ed interpretato altrettanto visceralmente da regalare momenti di vero e disperato nichilismo: Destroyer apre levitante, acustica, per poi chiudere in un vortice esistenzialista che eleva il grido del vocalist ad unico strumento sostenibile; lombra di Jarboe, effettivamente manipolatrice dei disturbi ambient, incombe sul ceffone psichedelico di Deaths Head. Difficile, forse sgradevole a dirsi, eppure è proprio il feticismo del vetusto a regalare ancora scampoli di reali emozioni, organizzandosi in strutture non originali (impossibile esserlo oggi, con coordinate del genere) ma sufficientemente solide. Al rinnovamento melodico, infatti, non sempre corrisponde un riassetto dello stile tipicamente A Storm Of Light, con la sgradevole sensazione di ritorno di assistere alla dissociazione in diretta delle due anime del complesso: Silver parte bene, si impantana in una grattugia stoner senza pretese e cerca di salvarsi, in zona Cesarini, via Battle Of Mice, esempio eclatante ben presto bissato dalla modesta Black Wolves e dal songwriting poco incisivo della conclusiva Wasteland, classica suite conclusiva di raccordo che scompare, tuttavia, al solo confronto ipotetico con una Omega.
Finisse davvero in questa maniera sarebbe leclissarsi di una piccola stellina spersa nelloceano di galassie simili. Lappello a Graham è cercare di fornirle abbastanza carburante da farla detonare come superba supernova.
Tweet