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R Recensione

9/10

Queens of the Stone Age

Songs For The Deaf

Songs For The Deaf”, terzo album dei Queens of the Stone Age, è sicuramente uno degli album rock più importanti degli anni zero. Josh Homme recluta intorno a sé, oltre al bassista Nick Oliveri, due grandi pilastri del grunge: Dave Grohl (finalmente di nuovo alla batteria) e Mark Lanegan (già presente nel precedente “Rated R”).

L’album si apre con i rumori di una persona che entra in macchina e, preparandosi per un viaggio attraverso il deserto californiano, si sintonizza su alcune frequenze radio: dopo qualche parola del dj irrompono subito le inconfondibili rullate di Dave Grohl e comincia “You Think I Ain't Worth A Dollar, But I Feel Like A Millionaire”, una martellante e urlata canzone in perfetto stile robot rock. Segue il singolo “No One Knows”, un pezzo battente, ritmato e forse uno dei più divertenti dell’album con un ritornello irresistibile tra rullate isteriche e violenti chitarre stoner. Il tiro dell’album sembra non voler calare nemmeno alla terza canzone, “First It Giveth”, la cui chitarra raddoppia la velocità e gli efficaci intermezzi spagnoleggianti servono a spezzare la ripetitività insana dei riff. Uno dei momenti più esaltanti è però “Song For The Dead”: la chitarra di Homme ripete ossessivamente una nota sola, la batteria di Grohl sembra inciampare incerta per poi lanciarsi in un ritmo veloce ed eccitante. L’atmosfera poi si fa più adeguata per una “canzone per i morti” ed entra la voce graffiante e profonda di un Lanegan che sembra tornato ai tempi degli Screaming Trees. La canzone si conclude con il solito martellamento schizofrenico che però non riesce mai a stancare e la velocità delle bacchette di Grohl sembra non avere più limiti.

Prendiamo un respiro con “The Sky Is Fallin'” (anche se i suoi imprevedibili cambi di tempo non ce lo consentono molto) e, passando per l’urlante Oliveri di “Six Shooter” e per “Hangin' Tree” arriviamo al momento più orecchiabile ma anche più interessante: “Go With The Flow” (“I want something good to die for / to make it beautiful to live. / I want a new mistake, lose is more than hesitate”).

Passano le ore per l’ascoltatore che attraversa il deserto, scende la sera e l’album si fa più intimo con “Gonna Leave You”, “Do It Again” e il blues malato di “God Is In The Radio”. La vena più mariachi è esplicitata nella splendida ballata “Another Love Song”, ma è solo il canto del cigno prima di sprofondare nell’abisso della tetra e spaventosa Song For The Deaf”. Dopo averci condotto negli inferi, il dj ci saluta e ci augura buonanotte lasciandoci con l’acustica ballata “Mosquito Song”.

Inquietante anche la traccia fantasma “The Real Song For The Deaf”: un ritmo le cui frequenze bassissime dovrebbero essere “udibili” per anche dai sordi.  

L’album è sicuramente il più riuscito dei Queens e forse dovrebbe essere annoverato tra le pietre miliari del rock delle ultime generazioni. Le quindici canzoni scorrono rapide senza incertezze e senza pretese tecniche o intellettuali. Un rock puro, volutamente non raffinato, diretto e bollente come le sabbie del deserto californiano.

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Voto degli utenti: 8,8/10 in media su 50 voti.

C Commenti

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babaz (ha votato 10 questo disco) alle 8:56 del 20 novembre 2009 ha scritto:

No no, questo è da 5!!uno dei picchi di questi anni '00!!

Alessandro Pascale (ha votato 10 questo disco) alle 9:53 del 20 novembre 2009 ha scritto:

concordo con le 5 stelle. I primi tre dischi dei QOtsa sono tutti mostruosi tanto sono fichi

Il Pasto Nudo (ha votato 10 questo disco) alle 11:31 del 20 novembre 2009 ha scritto:

C A P O L A V O R O

...il Nevermind di Homme!!!

hiperwlt (ha votato 9 questo disco) alle 11:36 del 20 novembre 2009 ha scritto:

l' Album dell'adolescenza."a song for the dead" su tutte.indimenticabile.

bargeld (ha votato 10 questo disco) alle 11:59 del 20 novembre 2009 ha scritto:

concordo col 10. imprescindibile.

Mr. Wave (ha votato 8 questo disco) alle 13:11 del 20 novembre 2009 ha scritto:

Qual'ora si volesse discutere dell'hard-rock dei Duemila, è oggettivamente impossibile non citare ''Songs for the Deaf'', masterpiece delle ''Regine Dell'Età Della Pietra'' e pilasto dello stoner. Senza di esso, qualsiasi discussione e/o analisi inerente al sopracitato genere, non avrebbe alcun senso. [voto: 8.5]

DonJunio (ha votato 8 questo disco) alle 18:13 del 20 novembre 2009 ha scritto:

"Pilastro dello stoner" direi proprio no, quel titolo spetta a "Blues for the red sun" o "Sky Valley" dei mai troppo osannati Kyuss. Il genere agli albori degli anni 00 si era ormai evoluto verso altri lidi. Questo è "soltanto" uno sfaccettato disco hard-rock della madonna, gonfio di anfetamine, in cui c'entra anche lo stoner ovviamente. Ad opera di un autentico dream team anni 90. I pur volenterosi Monkeys ne devono fare ancora di gite nel deserto con Josh per sfornare un disco così....

Mr. Wave (ha votato 8 questo disco) alle 19:50 del 20 novembre 2009 ha scritto:

RE: "Pilastro dello stoner"

Sì vabbè, l'ho enfatizzato un po' troppo, comunque sia, rientra a mio parere, tra le massime opere della ''scena desertica''. Questo è poco ma sicuro.

Cas (ha votato 9 questo disco) alle 13:47 del 21 novembre 2009 ha scritto:

Il disco rock degli '00s. Non da un attimo di tregua. Bellissimo.

Ivor the engine driver (ha votato 9 questo disco) alle 16:12 del 21 novembre 2009 ha scritto:

appena uscito ero esaltato, ma fra i primi tre è quello che risento meno. Cmq ce ne fossero di macchine da guerra live come loro (Motorpsycho permettendo).

Sante, autore, (ha votato 9 questo disco) alle 16:45 del 21 novembre 2009 ha scritto:

rooooocckkkk

Se penso a un rock come dire "puro" penso a questo. Ti viene da saltare e da distruggere qualcosa solo per il suono della chitarra o per la batteria impazzita. è sicuramente una perla dei nostri anni. E che formazione in questo disco!

fabfabfab (ha votato 8 questo disco) alle 10:49 del 23 novembre 2009 ha scritto:

Bel disco. I Kyuss che mollano la marijuana e provano gli anabolizzanti. Dopo questo secondo me si sono un po' persi ...

DonJunio (ha votato 8 questo disco) alle 22:46 del 23 novembre 2009 ha scritto:

"Freedom run" dovrebbe essere stata scritta in coppia da Bjork e Homme. Io penso che, come in ogni grande band, ci fossero diverse teste pensanti anche nei Kyuss, ciascuna delle quali forniva il proprio mattone alla causa, certamente anche lo sciamano Garcia. Bjork è stato sicuramente più influente nei primi Kyuss, ma già su “Blues..”Josh mostrò una maturazione compositiva smagliante e su “Sky Valley” prese in mano le redini della band. D'accordo invece su Olivieri, nei Kyuss un comprimario ( ben altra qualità con Scott Reeder) e nei QOTSA un gregario. Di lusso, ma pur sempre gregario. I suoi Mondo generator poi erano osceni

loson (ha votato 7 questo disco) alle 22:56 del 23 novembre 2009 ha scritto:

RE:

""Freedom run" dovrebbe essere stata scritta in coppia da Bjork e Homme." ---> Ho il booklet davanti agli occhi: "Freedom Run" (words: Homme/Bjork - music: Homme).

DonJunio (ha votato 8 questo disco) alle 23:00 del 23 novembre 2009 ha scritto:

Ricordavo bene allora, dotto'!!!

loson (ha votato 7 questo disco) alle 23:08 del 23 novembre 2009 ha scritto:

RE:

Sì ma, ragioniere, io parlavo di musica e basta! ;D

DonJunio (ha votato 8 questo disco) alle 23:19 del 23 novembre 2009 ha scritto:

Sì, ricordavo solo i due nomi nel credit del pezzo non l'esatta suddivisione degli oneri, ma avevo già scritto che Homme inizia qui a scrivere mirabilie. Domani faccio un salto in pescheria a fare scorta di fosforo!

loson (ha votato 7 questo disco) alle 23:25 del 23 novembre 2009 ha scritto:

RE:

Ma tranquillo, dicevo per scherzare... Di fosforo fanne doppia scorta, così metà la spedisci a me!

DonJunio (ha votato 8 questo disco) alle 23:36 del 23 novembre 2009 ha scritto:

Beh, il pesce dalle mie parti non manca di certo!

luca.r (ha votato 8 questo disco) alle 9:33 del 25 novembre 2009 ha scritto:

bello, si... bellissmo anche. Capolavoro, no. 5 stelle vorrebbe dire metterlo alla stregua di un Lateralus, e non mi pare il caso. Resta un grande disco di sano e robusto rock, i qotsa a questi livelli non li vedremo più

Il Pasto Nudo (ha votato 10 questo disco) alle 12:07 del 25 novembre 2009 ha scritto:

RE: bello, si... bellissmo anche. Capolavoro, no

Ma non si possono fare certi confronti...allora è come dire che Lateralus è da 4stelle perchè 5stelle le do solo a Mozart! dipende dal genere e dalle emozioni che provoca...Songs for the deaf è una capolavoro dello stoner come lo è Lateralus per il metal...ma anche Rocket to russia per il punk per intenderci...se stiamo ad analizzzarli solo tecnicamente......

paolo gazzola (ha votato 8 questo disco) alle 12:06 del 25 novembre 2009 ha scritto:

Si, non un capolavoro ma un disco della Madonna sicuramente.

Ivor the engine driver (ha votato 9 questo disco) alle 12:08 del 25 novembre 2009 ha scritto:

Lateralus????

Non capisco proprio il confronto. E' come confrontare Nadal e Kareem Abdul Jabbar. Il fatto che entrambi gli sport che praticano/praticavano utilizzano una palla e un campo rettangolare. E, tanto per dirne una, Aenima non lo vede neanche Lateralus.

Mr. Wave (ha votato 8 questo disco) alle 12:57 del 25 novembre 2009 ha scritto:

RE: Ivor ---> E, tanto per dirne una, Aenima non lo vede neanche Lateralus.

Quoto.

Il Pasto Nudo (ha votato 10 questo disco) alle 13:47 del 25 novembre 2009 ha scritto:

RE: Lateralus????

Ti ho battuto di un minuto e un secondo...ahahahah...

Utente non più registrato alle 12:32 del 25 novembre 2009 ha scritto:

E' giusto, se si considerassero gli album solo dall'aspetto tecnico allora i dischi dei più grandi Bluesmen non varrebbero un tubo.

rockdream (ha votato 9 questo disco) alle 11:55 del 26 novembre 2009 ha scritto:

grande album, immancabile in ogni collezione!

Marco_Biasio (ha votato 9 questo disco) alle 22:22 del 29 marzo 2010 ha scritto:

Ero passato di qui, ma non avevo votato il disco! Per me è la conferma principale delle enormi doti comunicative di Josh Homme, uno che con la chitarra in mano si limita a fare poche cose, ma tutte buonissime. Non credo serva rimarcare ancora una volta come ogni singolo pezzo, pur sorreggendosi su giri semplici ed iterati più e più volte, sia devastante nella sua ficcante rocciosità. Mura di chitarre che pescano dall'hard rock, dal classico r'n'r, dal proto metal e - poco poco - dallo stoner, concedendo poco all'ecletticità (o forse no?) e sicuramente molto di più all'elettricità. Faccio veramente fatica a capire le critiche mosse ai QOTSA, almeno sino a questo disco, davanti a brani come "No One Knows", "Go With The Flow", "Song For The Dead", "The Sky Is Fallin'" e "God Is On The Radio". Per non parlare di quella che, per me, è la migliore di tutte, una "First It Giveth" che nella sua alternanza tra silurate punk e interstizi acustici in spanish guitar è da andare fuori di testa. Mi sento quindi di confermare la definizione di "rock puro, volutamente non raffinato" anche se dubbi sull'effettiva psichedelicità del complesso, tolto qualche momento ("Song For The Dead", "God Is On The Radio"), me ne rimangono moltissimi. Per me è solo un grandioso disco di rock con le palle cubiche.

gigino (ha votato 8 questo disco) alle 14:14 del 7 maggio 2010 ha scritto:

hard rock

Mah, io definerei questo album "hard rock suonato negli anni duemila". Secondo me è puro e semplice hard rock contemporaneo.

Adoro il modo di suonare di Grohl alla batteria e le chitarre feroci che ticolpiscono come un pugno allo stomaco.

Hexenductionhour (ha votato 9 questo disco) alle 23:38 del 21 gennaio 2011 ha scritto:

Rock duro e puro

ammazzatartufi (ha votato 9 questo disco) alle 2:00 del 11 marzo 2011 ha scritto:

Il miglior disco di questo genere.Una formazione incredibile per i QOTSA che hanno tirato fuori delle perle storiche.

Norvegese (ha votato 9 questo disco) alle 9:26 del 12 marzo 2011 ha scritto:

un'iniezione intramuscolo di rock purissimo.

alekk (ha votato 9 questo disco) alle 12:54 del 19 aprile 2013 ha scritto:

bellissimo! il mio secondo disco degli 00'! battuto solo da Funeral

ThirdEye (ha votato 8 questo disco) alle 22:57 del 20 aprile 2015 ha scritto:

Grandissimo disco. Anche se l'ho sempre trovato un gradino sotto rispetto ai due precedenti mastodontici lavori.