R Recensione

8/10

Them Crooked Vultures

Them Crooked Vultures

Solitamente la fine dell'anno non porta particolari emozioni alle scena musicale-discografica: l'eccezione che conferma la regola? I Them Crooked Vultures

Chi ci sarà mai dietro dietro le maschere di questi avvoltoi distorti?

3 leggende di 3 generazioni del rock che hanno cambiato ed influenzato la storia della musica degli ultimi 40 anni: John Paul Jones (Led Zeppelin), Dave Grohl (Nirvana, Foo Fighters) e Josh Homme (QOTSA, Eagles Of Death Metal, Kyuss). 

Chi si aspetta da questo album qualcosa di ordinario, oltre il comune pensar musica, rimarrà piacevolmente deluso e al tempo stesso sorpreso all'ascolto da così tanta freschezza, evasione e improvvisazione che dominano nei brani.

Per la prima volta in un opera di Homme la sua voce passa in secondo piano e contorna ora complesse architetture ritmiche ed ora semplici riff, il tutto con lo stile, la repentinità e la suadenza che da sempre contraddistingue il veterano dello stoner. 

Nonostante il leader dei QOTSA rifiuti il termine di SuperBand, il trio, che si avvale nei live dell'importante contributo del chitarrista Alain Johannes (QOTSA, Eleven), apporta al sound dell'album, una potenza e progressione degna dei loro gruppi d'origine, il tutto miscelato da un ottimo lavoro alla produzione della stessa band e dal missaggio dell'ormai noto Alan Moulder, già al lavoro con Depeche Mode, Nine Inch Nails e l'ultimo dei Wolfmother. 

No One Loves Me & Neither Do I apre il disco e ci lascia un retrogusto dolciastro che ben rappresenta la componente QOTSA della prima parte del brano, prendendone, per così dire, il suono più mite della band statunitense; tutto questo per finire il pezzo con una serie impressionante di contro-tempi scanditi in modo grezzo e distorto dallo splendido insieme desincronizzato di basso, chitarra e batteria.

Il gioco e la spensieratezza dell'album vivono in Mind Eraser, No Chaser, secondo singolo dell'album, in cui la voce di Josh Homme appare effettata a dare al pezzo un sound un po' electro aiutato da un riff decisamente altalenante, riassestato dall'efficace motivetto intonato dalla tromba nel finale.

I celebri ululati di Homme riaffiorano in New Fang, primo singolo estratto. Il ritmo qui imposto dal duo Grohl-Jones è ossessivo e incalzante soprattutto nel corpo centrale del brano e in un finale in cui il rosso statunitense entra deciso, prima accompagnando il duo e poi esibendosi in un nascosto e tirato assolo di chitarra.

Dead End Friends sembra un pezzo preso da un album dei QOTSA, fornendo nell'occasione una leggerezza che non annoia e non banalizza il brano.

Elephants rappresenta un tentativo di assalto rock-progressive riuscito solamente nella sua durata (6.50 min), nella fase iniziale e negli ultimi 15 secondi del brano, con la sua verve roboante e saltellante che si sfalda e scioglie proprio nel più bello per assumere un aria più queens of stoniana e quasi psichedelica per mano della voce di Homme.

Scumbag Blues potremmo definirla una theme song che svolge appieno il suo ruolo di accompagnamento ed intrattenimento servendosi di un riff che intona alla perfezione il celebre passaggio sonoro di Mission Impossible mentre John Paul Jones ci delizia con uno slapping audace e dal sapore electro.

Interlude With Ludes rende un incredibile ma efficace serie di proiezioni immaginarie, ipnotiche e psichedeliche: la classica uscita del serpente dal cesto oppure una fitta nebbia sonora che regna e accarezza il paesaggio paludoso rendendo meno doloroso un altrettanto immaginario lento sprofondamento in sabbie mobili.

Lo Stoner più melodico e fluttuante pennella Warsaw Or The First Breath You Take After You Give Up. 7.50 min di cavalcate western musicali caratterizzate da un basso continuo fornito dall'ormai affiatato tandem Jones-Grohl, con Homme che riecheggia qua e la in un brano che si conclude con un roccioso contro-tempo chitarra-batteria-basso.

Il progressive torna a farsi massiccio in Gunman, bella scarica di elettricità intervallata da incisi sonori che spezzano il brano a tratti dandogli un alone di ampiezza e solennità che rende al meglio il scendendo-salendo e tensione-distensione che caratterizzano il pezzo.

La sintesi totale dell'album la si riscontra sapientemente nel brano finale Spinning In Daffodils: stoner, progressive, psichedelia, contro-tempo, Homme-Grohl-Jones, immaginario, tensione-distensione-scendendo-crescendo,motivetto leggero finale, il tutto racchiuso in 7 min di discorsività musicale disarmante.

Them Crooked Vultures: siamo pronti a questo fresco, sporco, fragoroso mostro rock?

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Voto degli utenti: 7,1/10 in media su 10 voti.
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Dengler 7,5/10

C Commenti

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Luca Minutolo (ha votato 7 questo disco) alle 9:19 del 30 novembre 2009 ha scritto:

Una mezza delusione....Con le capacità che hanno tutti e tre sulla carta avrebbero potuto fare l'album del decennio...E invece hanno sprecato un occasione...Peccato...Per me sono un gradino al di sopra della sufficenza, ma non di più...

drammaturgo, autore, (ha votato 8 questo disco) alle 19:00 del 2 dicembre 2009 ha scritto:

TCV

ciao luca. a proposito dell'album dei TCV volevo dire la mia. secondo me sbagliamo i criteri di analisi dell'album, nel senso che i 3 "ragazzotti cresciutelli" hanno prodotto un album molto leggero, di piacevole ascolto, molto discorsivo, senza prendersi troppo sul serio e così dovremmo vederlo e ascoltarlo anche noi, dal loro punto di vista. Mettiti nei loro panni: quello che dovevano fare e d inventare, ossia la storia del rock, l hanno già fatto nei loro gruppi di origine e magari ora che nn c è più niente da inventarsi nei generi rock in generale e preferiscono fare un album dove metterci dentro solamente l'esperienza e la tecnica senza la seriosità e la sperimentazione del passato, senza pensarci troppo e per quello che ci hanno dato e stra-dato in passato va benissimo fare un album come questo, secondo la mia opinione. ALbum bello e rilassante.

Leonardo Geronzi (ha votato 6 questo disco) alle 19:30 del 2 dicembre 2009 ha scritto:

Vuoi per l'hype che si era creato attorno a questo album, vuoi per i membri coinvolti dai quali ci si aspetta sempre dei capolavori, non sono riuscito ad apprezzare appieno questo disco. La sensazione è quella di un album per accontentare i fan, ripieno di distorti e (bellissime)"Bonzate" ma completamente digiuno di melodie accattivanti. Forse sono accecato dal paragone con "Song for the Deaf".

Nonostante tutto continuo a sentirlo, non si sa mai........