Chelsea Light Moving

Chelsea Light Moving

E quindi? Me lo sono chiesto, più volte, dopo aver ascoltato l’ esordio più Sonic Youth di Thurston Moore, l’ex leader dei Sonic Youth, ormai come saprete tristemente dissolti “per motivi familiari”. Gli ingredienti per potermi piacere ci sono tutti. Rimandi diretti al sound sporco del gruppo culto di cui sopra, piglio energico, distorsioni fuzz incandescenti, ritmo martellante di matrice quasi sempre stoner, nubi tossiche di rumore, atteggiamento da amabili teste di cazzo e così via.  Tutto però sembra confuso e poco digeribile in un album che dovrebbe avere una sua storia, una sua riconoscibilità, una sua forma, un suo carattere.

 Ed invece la sensazione di aver cominciato la digestione di un polpettone leggermente insipido viene troppo presto alla mente. Volendo salvare qualcosa, l’originale, ma neanche tanto (sembra che scimmiottino Jon Spencer) Sleeping Where I Fall e Burroughs, il primo singolo lanciato lo scorso anno. Sono questi infatti i pezzi che se non altro ti rimangono in mente perché si intravede qualcosa di più rispetto alla celebrazione, se non all’autocelebrazione, di un noise rock che qui appare stantio e involgarito da banali inserti, veramente a caso, di speed metal (Empires of Time), di stoner di massa alla Wolfmother, di gargarismi come Jon Spencer, momenti poco credibili di hardcore/post-hardcore in odore di Fugazi o Minutemen (Lip) o più propriamente punk (Burroughs, Communist Eyes) o di rock dalla teatralità accentuata come già i Grinderman (Mohawk, che comunque alza di un bel pò la qualità media dell'album) fino ad arrivare ad un prevedibile e scontato slowcore già ascoltato dalle parti di Slint o Codeine (Frank O’Hara Hit).

 Loro dicono di aver fatto un album Burroughs Rock. Qualunque cosa questo voglia dire io rimango della mia idea. Io dico che hanno fatto un polpettone, con ingredienti di prima scelta, ma cucinato proprio male.