R Recensione

9/10

Machine Head

Burn My Eyes

I Machine Head sono uno dei gruppi che più hanno influenzato la scena estrema odierna. Esponenti di punta della scena post-thrash di inizio anni ’90, il gruppo guidato da Robert Flynn ha dato vita ad un album d’esordio considerato da parecchi critici musicali fondamentale per lo sviluppo di un certo tipo di metal non particolarmente amato dal pubblico più “conservatore”: “Burn My Eyes”. Siamo nel 1994, in un periodo in cui i grandi nomi di Slayer, Metallica, Iron Maiden e Judas Priest erano già tramontati da alcuni anni e generi come il grunge ed il crossover stavano prendendo piede: ed ecco quindi arrivare questa vera e propria pietra miliare come naturale ponte di collegamento tra la vecchia guardia e la nuova generazione metalcore/nu-metal, ed il passo è tanto indispensabile quanto geniale.

Dentro questo cd si trova un po’ di tutto: il groove trainante ed incazzato dei migliori Pantera (“None But My Own”), le cavalcate quasi heavy di “Davidian” e “A Thousand Lies”, le andature crossover di “Old” e le accelerazioni thrash-core improvvise che compaiono nella già citata “A Thousan Lies”, nel finale di “A Nation On Fire” e “Blood For Blood”.

I brani sono talvolta molto complessi ed articolati, con una durata media che s’aggira intorno ai 5 minuti, e presentano notevoli cambi di melodia e ritmo senza apparire forzati: il pregio più grande di Burn My Eyes risiede proprio nella naturalezza con cui i riffs si collegano tra di loro, facendo sì che il brano si evolva in continuazione ma in maniera spontanea, mantenendo un groove sempre elevatissimo. Esemplari sono a tal proposito “A Thousan Lies” (che, a parere di chi scrive, è una delle migliori canzoni del disco e dei Machine Head stessi) e “None But My Own”, che cominciano con un tempo lentissimo che aumenta sempre più d’intensità e ritmo fino a sfociare nella consueta struttura “strofa-ritornello-strofa” per lasciare posto ad ulteriori articolazioni.

“Davidian”, il brano d’apertura, ed anche uno dei singoli di maggior successo del disco, è un vero e proprio manifesto del loro sound, una cavalcata thrash influenzata dai Metallica che lascia spazio nel finale ad una sezione lenta e cadenzata: praticamente, la traccia “modello” delle odierne realtà metalcore (tant’è vero che il finale della stessa “Davidian” è stato quasi plagiato dagli Hatebreed nella loro “Doomsayer”, contenuta in “The Rise Of Brutality": provate ad ascoltarla e ditemi se non è quasi identica sia nei riffs che nella struttura ritmica).

Altro punto a favore di “Burn My Eyes” sono le liriche, scritte da Robb Flynn, che riflettono la corruzione politica ed il degrado sociale che infettano l’America. In maniera particolare, vengono narrati (con un’attitudine ed un linguaggio molto simile ai gruppi crossover/nu-metal, altro aspetto “modernista” ed innovativo del cd) alcuni episodi verificatisi a cavallo tra il ’92 ed il ’93: la Rivolta di Los Angeles (quando una giuria di uomini bianchi aveva assolto un gruppo di poliziotti americani che avevano pestato un automobilista di colore, Rodney King, scatenando quindi la rivolta da parte dei ceti neri) e la tragedia di Waco Siege del 1993, ovvero l’incendio doloso nella residenza del gruppo religioso dei “Davidians”. In linea di massima, i testi trattano di violenza, oppressione, controllo delle masse, la religione (in “Death Church”) e non viene tralasciato nemmeno il problema della dipendenza da droga o stupefacenti (vedi “I’m Your God Now”).

Con un tiro sempre elevatissimo ed una potenza di suono per l’epoca veramente impressionante, ancora oggi difficile da eguagliare, “Burn My Eyes” è sicuramente uno dei migliori album metal della scorsa decade, indispensabile per capire da dove abbiano tratto spunto gente come i già menzionati Hatebreed, Unearth, Killswtich Engage e decine di altri nomi che al giorno d’oggi invadono il mercato. Un disco da avere, che sicuramente arricchirà la vostra preziosa collezione di cd.

V Voti

Voto degli utenti: 8/10 in media su 9 voti.
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Vikk 7/10
lady elk 6,5/10
B-B-B 8/10

C Commenti

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Vikk (ha votato 7 questo disco) alle 9:33 del 21 febbraio 2008 ha scritto:

un disco piu' importante a livello di suono che per il soundwriting di per se' che appare piuttosto monocromatico; buon album, ma non il mio favorito della band.

I nu metallers prenderanno a piene mani da questo album.

All'epoca, comunque, Pantera e Sepultura erano un gradino sopra (ed i Fear Factory sarebbero esplosi l'anno seguente).

ThirdEye (ha votato 9 questo disco) alle 19:53 del 20 luglio 2008 ha scritto:

Il loro unico album davvero bello

Roberto_Perissinotto (ha votato 9 questo disco) alle 13:09 del 4 dicembre 2008 ha scritto:

La prima volta che ho sentito l'album mi ha annoiato parecchio, la seconda volta si è accesa la scintilla e dal terzo ascolto in poi mi è piaciuto sempre di più...io lo considero il loro apice, un disco prezioso.

ProgHardHeavy (ha votato 8,5 questo disco) alle 22:54 del 9 settembre 2014 ha scritto:

Grande album, ma il meglio lo daranno molti anni più tardi

B-B-B (ha votato 8 questo disco) alle 22:14 del 9 aprile 2015 ha scritto:

Questo disco mi piace, ma personalmente alla lunga mi annoia. Molto meglio gli ultimi dischi che hanno fatto, specialmente Unto The Locust, un capolavoro