R Recensione

6/10

Sepultura

A-lex

Le decisioni politiche non vengono mica prese in Rete… è come se Internet fosse una grande arena dove la gente può sfogarsi e poi tutto rimane come prima. […] La democrazia è una grande truffa, non esiste e oggi viviamo sotto dei regimi dittatoriali più che in passato.

Che Andrea Kisser snoccioli frasi di questo genere alle soglie del 2009 dà l’idea di quanto i Sepultura  sappiano cosa vogliono fare. L’uscita di Igor Cavalera (batteria) sembra aver compattato il gruppo, assediato da un lato dal progetto Cavalera Conspiracy e dall’altro dal peso di Roots (1996), ritenuto quasi all’unanimità un capolavoro della musica tutta e con cui sono conosciuti in ambienti anche totalmente sterili di metal (pensando anche a un’intervista di De André).

Nella realtà non sembrano sentire alcuna pressione. A tre anni da Dante XXI (2006) arriva un secondo concept, stavolta basato sul contemporaneo Arancia Meccanica, di Burges. A differenza di Kubrick i brasiliani riescono a permettersi maggiore libertà e incisività, condizionati anche dalla passione per le tematiche sociali e politiche. Se il regista si occupava di mettere l’accento sull’uomo, la musica si dedica al tema della mancanza di libertà, di come si possa riscattarsi dal controllo e riappropriarsi di una vita propria.

In quest’ottica si spiega anche il recupero del quarto capitolo del libro. Si parla qui di recupero perché il successo commerciale di Kubrick oscura, purtroppo, l’ottimo romanzo.

La storia è ben nota, quella di un giovane alla testa di un gruppo di teppisti violenti che la notte gira per la città seminando violenza gratuita. Un colpo riuscito male e il tradimento dei compagni di banda porterà Alex in carcere, dove un programma di riabilitazione forzata e indotta (attraverso sostanze sintetiche e pratiche violente) cancellerà ogni reazione istintiva-passionale. Uscito dal carcere il ragazzo, incapace di reagire, subirà la vendetta di alcune sue vittime e le vessazioni dei vecchi compagni di reati. In chiusura c’è il riacquisto della propria vita e il superamento dell’induzione voluta dal governo.

La fedeltà al testo, e l’indipendenza dal film, è anche nella caratterizzazione del protagonista, non un adulto di delirante follia, ma un ragazzo di quindici anni, affatto sicuro e totalmente privo di equilibrio. A rimarcare il senso del nome Alex i Sepultura ci mettono pure la linetta (A-lex in latino vale come senza legge), tanto per far capire che la responsabilità principale del delirio di violenza e paura che aleggia anche nei nostri giorni è totalmente politica.

La cura con cui i brasiliani si occupano di ogni aspetto dell’album è quanto meno appassionante. Dividono il lavoro in quattro parti (corrispondenti ai quattro capitoli del libro) preoccupandosi di inserire all’inizio di ogni giro una breve introduzione (A-Lex I, A-Lex II, …) e riflettendo il tema trattato con il tipo di ambientazione musicale. Così un trash più feroce risponde alla violenze d’apertura, mentre ritmi più industrial e dark conquistano tutte le canzoni dedicate all’incarcerazione. In chiusura la vendetta su Alex porta a un recupero del metal più duro e tirato, mentre un’unica canzone segue ad A-Lex IV. Paradox, brano di chiusura, dedicata al momento in cui il protagonista riesce a sposarsi e conquistarsi una vita propria, è stata scritta dai fan attraverso un contest su internet ed è forse il pezzo più brutale e sincero di tutta l’opera.

Jean Dolabella (batteria) dimostra di essere un ottimo acquisto, partecipando anche alla fase di songwriting e dando mano al lavoro d’insieme (tutt’altro apporto rispetto ai dissidi tra Igor e Kisser). Così se da una parte manca ancora quel qualcosa in più che faccia del disco un lavoro indimenticabile, c’è del sano in Brasile. E' un industrial trash metal dai ritmi cadenzati e inesorabili. Qualcosa che comincia con decisione e non si ferma fino al punto d’arrivo.  Lavoro estremamente curato, compresa la copertina (3 artisti diversi sono autori dei particolari che contraddistinguono il disegno, che all’inizio doveva contenere un mostro a forma di verme, ma il richiamo a Dune non sarebbe stato opportuno).

Che Strikee e Matamorphosis siano partiture inizialmente pensate per Dante XXI e poi riprese non è un mistero, ma non è certo paragonabile alle operazioni di recupero che di solito affollano l’ambiente musicale (senza fare nomi). Anzi alla fine l’aspetto che più si fa apprezzare è proprio l’insieme del tutto, che non registra particolari picchi e nessuna ricaduta. Ottima prova vocale di Derrick Green (voce) mentre Kisser e Paulo Jr. (basso) restano due punti di certezza (oltre che gli unici membri sopravvissuti ai fasti che furono).

Un po’ di rammarico perché le idee sono ottime, quanto tentare di duettare in Ludwig Van con l’Inno alla gioia e, sinceramente, c’è grande amarezza per quello che sarebbe potuto essere con un po’ più di freschezza.

Resta un curioso tassello per chi ha amato il libro, o per chi ama il gruppo di Belo Horizonte.

V Voti

Voto degli utenti: 4,3/10 in media su 6 voti.
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rael 2/10
luca.r 3/10

C Commenti

Ci sono 4 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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Marco_Biasio (ha votato 4 questo disco) alle 22:34 del 28 gennaio 2009 ha scritto:

Per me rimane un disco davvero deludente, al livello di "Inflikted" dei Cavalera Conspiracy dell'anno passato. Senonchè lì, almeno, privato della sostanza, rimaneva la forma. Qui i confini sono sfumatissimi da entrambe le parti. E i Sepultura, pax animae eorum, son morti da tempo immemore.

SanteCaserio, autore, alle 1:13 del 29 gennaio 2009 ha scritto:

Dimentichi

i testi. Dei Conspiracy non si salvavan nemmen quelli ... forse c'era più forma ma qui non l'ho vista come operazione puramente commerciale (non in senso negativo, ma in accezione nobile). Almeno c'è una gran voglia di fare. I risultati sono appena sufficenti. E rispetto a Roots questo dà l'idea di quanto si sia perso per la strada

Nucifeno (ha votato 4 questo disco) alle 19:25 del 30 gennaio 2009 ha scritto:

Mah...

Disco veramente BRUTTO, come groove, come canzoni, come riff e come sezione ritmica. L'unica canzone che mi è piaciuta veramente è "Forceful Behaviour", Ludwig Van pezzo carino e niente più. I tempi di Beneath the remains ahimè son belli che andati.

ozzy(d) (ha votato 3 questo disco) alle 20:03 del 31 gennaio 2009 ha scritto:

Peccato, ma i gloriosi giorni di "chaos ad" e "roots" non svaniranno nei nostri cuori. Ritiratevi!