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R Recensione

7,5/10

Dalek

Asphalt For Eden

Ho saputo giusto poche ore fa del nuovo disco dei Dalek, e mi sono subito fiondato ad ascoltarlo, interrompendo quello che stavo facendo, qualsiasi cosa fosse.

Perché per i Dalek puoi interrompere anche i ricorsi alla Corte Europea dei diritti dell'uomo.

Definirli un'istituzione, una fra le poche garanzie dell'universo hip-hop alternativo nel mio caso sa di prosaico e di riduttivo. I Dalek quindici anni fa mi hanno spalancato sotto gli occhi un abisso senza fine.

E ogni loro disco ha rappresentato un'esperienza, un momento di passaggio. Coincidenze, anche. Ma soprattutto qualità da vendere.

Negro Necro Nekros” troneggia ancora in cima alla graduatoria dei dischi hip-hop della mia vita, se mai la cosa dovesse interessare. E l'hip-hoise estremo di “Absence” (l'altro capolavoro) da tempo l'ha affiancato.

Asphalt For Eden” arriva dopo tanti anni di silenzio, anni in cui peraltro la diaspora Dalek ci ha regalato frutti saporiti (dai Death Grips agli inclassificabili Shabazz Palaces, maestri dell'hip-hop cubista, quasi osservato attraverso enormi specchi deformanti).

Qui siamo di nuovo sulla luna. Gli anni passano per tutti, ma non per il duo della East Coast, evidentemente. Che 18 anni dopo il rivoluzionario debutto non ha perso un grammo di passione (e lo dico senza retorica: sembrano credere profondamente in quello che fanno, nel messaggio veicolato dalla loro arte; in tal senso, sono dei romantici fuori tempo massimo) e di coesione strutturale, capace di assicurare compattezza a un linguaggio polimorfo e ibrido per definizione (a proposito, il disco esce per la Ipecac di Mike Patton, e non può essere un caso).

Il loro hip-hop è informale e allo stesso tempo ragionato sin nei minimi dettagli. E' musica che non si può incasellare dentro le consuete categorie: l'hip-hop disegna la cornice, ma nel cuore del disco i Dalek incorporano mille realtà diverse.

Vado al dunque: “6db” galleggia sul riverbero delle chitarre, in odore di post-metal, in un crescendo parossistico di tensione. E' come osservare a lungo lo stesso punto di colore: dopo un po' si fatica a mettere a fuoco l'immagine. Questa è quasi IDM che ricicla – per sei minuti abbondanti - il monolite del post-metal.

Non è il momento più denso del disco: l'ambient degradata di “Control” segna un altro passo verso il superamento delle strutture “rigide” dell'hip-hop, aprendo nuovi scenari (anche se può sembrare impossibile) al duo. Quasi i Boards of Canada che giocano con i Public Enemy, prima che questi si riprendano il posto in prima fila (la tiratissima arringa della sezione centrale del brano non cede un centimetro in termini di pathos e di ispirazione, restare fermi in altri termini è quasi impossibile). La conclusiva “It Just Is” prosegue sulla medesima falsariga, con la voce che sembra provenire da sott'acqua, evocando le ambientazioni sature dei My Bloody Valentine (mentre il forcing vocale fa ancora una volta il suo sporco lavoro: straordinaria la timbrica, granitico ma scorrevole il flow).

Ancora di ambient e di Kevin Shields deve parlarsi per il capolavoro Masked Laughter, che volteggia nel nulla come l'astronave di Kubrick prima di consolidare un pathos vocale (ancora una volta, subacqueo) degno dei momenti miglior di “Absence”: puro noise-hop che ti rapisce per 7 minuti esatti.

Sono tornati, e personalmente ne sentivo il bisogno, perché credo sia un bene che ogni tanto l'hip-hop riscopra l'impegno e la voglia di inneggiare contro lo Zio Tom, se l'operazione evita le trappole della retorica e della propaganda. Un Paradiso d'Asfalto, e una riflessione politica che trascende come di consueto nell'esistenziale (come suggerisce la splendida copertina).

Per quanto mi riguarda, subito dritto fra i dischi dell'anno.

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Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 2 voti.
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C Commenti

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LucaJoker19_ (ha votato 8 questo disco) alle 23:56 del 13 maggio 2016 ha scritto:

anche 8 ! veramente un gran bel lavoro , amo queste sonorità particolari che richiedono un certo impegno all'ascolto . non li conoscevo, penso che inizierò la loro discografia , (prossimi dischi permettendo). recensione ben fatta . !