Lukid

Chord

Il cosiddetto wonky, ossia l'arte di ricreare abstract hip-hop attraverso l'utilizzo di ritmiche più o meno votate al glitch e bassline dense e cadenzate, vede in Flying Lotus il suo esponente di punta. Questo soprattutto dopo Cosmogramma, che non è solo uno dei dischi dell'anno, ma rappresenta anche la mossa di superamento dei confini propri del genere, arricchendone il repertorio sonoro con rumorosità strabordanti e morbidezze jazz.

Lukid non eguaglia in visibilità il warpiano FlyLo, ma col suo terzo album Chord rimane quello che ha coperto una maggiore distanza lungo tale percorso. Con un obiettivo in comune: lasciarsi alle spalle il caratteristico minimalismo delle espressioni iniziali, che se 3-4 anni fa suonava come un'interessante novità oggi richiede un necessario ampliamento dei contenuti.

Da questo punto di vista, il nuovo album dà continuità alle intuizioni già esposte nel precedente Foma del 2009, dal quale sono state peraltro traghettati vari brani. L'evoluzione proposta da Lukid è man mano più articolata, sebbene rimanga fedele ad uno stile di strumentale musica d'ambiente. Chord colma i vuoti con colate fumanti di basso, mostrando una certa affinità al grime, come lascia intendere subito la stessa titletrack. E offre dei gran bei momenti, con una coppia centrale Saddlebags-Trough Gritted Teeth vibrante ed ispirata, trascinanti distorsioni di vario tipo che risaltano in Stripes e Lego, ma anche intermezzi delicati ed evocativi come Child Of The Jago e Spiller.

Sicuramente un album non immediato, che scopre la sua varietà lentamente, centellinando con avarizia le proprie qualità. Quel genere di ascolti che ha bisogno di tempo, requisito incompatibile con la generalizzata abitudine del mordi-e-fuggi che caratterizza, per sua sfortuna, il fruitore di musica di oggi. Ma una volta arrivati in fondo, Chord si rivela uno degli album più riusciti e rappresentativi del suo genere. E per una modalità espressiva che spinge tanto in avanti il concetto di modernità musicale, non è assolutamente poco.