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R Recensione

7/10

Nick Pride & The Pimptones

Go Deep

E' arrivata l'estate ma siamo tutti stanchi come somari suonati, e siccome ci hanno insegnato che drogarsi è sbagliato ma anche dormire tutto il giorno è sbagliato, dobbiamo trovare un po' di energia da qualche parte. Le radio di tutto il mondo cercheranno di propinarci pop elettronico, rock alla taurina e reggaeton da autoradio col subwoofer, ma noi non ci faremo fregare. Sappiamo che l'unica musica in grado di darci energia naturale, carburante spirituale e voglia di vivere nonostante il caldo, le zanzare e la sabbia appiccicata sulle gambe è il funk. Da dove credete provenisse la grinta del signor James Brown? E la fantasia di George Clinton? E il sorriso perenne di Sly Stone?

Il funk è il motore che alimenta anche la musica del britannico Nick Pride, chitarrista e compositore attivo dal 2007. Accanto a lui, come è ovvio che sia, una sezione fiati (attualmente composta da Keith Nicholson e Alex Saxon) una sezione ritmica (Oscar Cassidy e Ian Peterson) e una voce femminile, qui splendidamente rappresentata dal rosso fuoco dell'ugola di Beth Macari. Così composti, i The Pimptones possono sfondare le pareti dei jazz-club e passare dall'amore soul di "What the Heart Wants" (e dal quasi-Sam Cooke di "Don't Break Her Heart") a bordate "old-school funk" come "Give It To Me", dai residui Motown ("Good Day" sembra uscita dal catalogo dei Jackson 5) alle proiezioni r&b (sentite Beth Macari in "Baby Can We Start Again" e ditemi che non vi viene in mente la divina Tina Turner degli anni '70), dalla semplice forza del funk dei The Meters alle articolazioni ritmiche dei Cymande (sto esagerando, ma provate ad ascoltare le percussioni di "Gotta Leave The Lady Alone").

Sarà un'estate funk. Muovete quel culo.

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ciccio 8/10

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