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R Recensione

7/10

Amari

Scimmie D'Amore

Gli Amari, fino al 2005, erano il solito gruppo italiano dalle buonissime potenzialità che, per una ragione o per l’altra, o non le aveva ancora espresse o non aveva avuto i mezzi necessari per farlo. Due o tre album, buon riscontro di sottobosco, qualche svogliato elogio, e nulla di più. Poi sono arrivate la cangianti sfaccettature dell’arcobaleno ittico di “Grand Master Mogol”, una sfavillante perla capace di spaziare fra cantautorato, hip hop, elettronica e rock, e i suoi bellissimi singoli (uno su tutti, “Bolognina Revolution”): lì, la popolarità, è arrivata, tanto inaspettatamente quanto meritatamente.

Consci di una nuova stima artistica e di una rinnovata dimensione live, i ragazzi friulani hanno goduto del momento per perfezionare le proprie doti tecniche e proporsi sotto un’altra veste, più matura e meno post-adolescenziale. Dopo due anni di silenzio discografico, dunque, arriva questo nuovo “Scimmie D’Amore”, una vera e propria prova del nove, sia per la critica –che li cosparse d’incenso all’uscita del sopraccitato “Grand Master Mogol”-, sia per il pubblico, che per gli stessi Amari. La domanda comune è: fu un fuoco di paglia, o solo l’inizio di una felice carriera?

La risposta, alla luce di queste undici nuove canzoni, è incerta.

Se dobbiamo vedere l’album sotto la voce “crescita stilistica”, allora il responso è negativo. Niente di nuovo sul fronte occidentale, direbbe Remarque: soliti ritmi sincopati, grande impiego di synth elettronici, alcuni fraseggi più vibranti ed elettrici, alternanza di cantato/rap (o simil-rap). L’unica nota rilevante, doverosa ai fini del giudizio finale, è quella di una nuova visione dell’elettronica, più vaporosa e appariscente, chiaramente ispirata ai lustrini scintillanti degli anni ’80, anche se non del tutto volgare ed eccessiva (“Le Gite Fuori Porta”, uno sguardo klapkiano su un rapporto di coppia semi-serio, con il suo divertente “Perché io odio le gite fuori porta / io vengo da te per litigare”).

Qualcosa di fresco lo riserva, invece, il nodo concernente le liriche. Pur conservando uno spirito goliardico e leggero, da post-sbronza e dormiveglia sul divano, i testi degli Amari hanno qualcosa di diverso, più profondi e, in qualche modo, più legati ad una sfera intimistica. Non solo storie di vita comune e metafore imbellettate, quindi, quanto una visione globale più precisa e, talvolta, sarcastica (come nella gradevolissima “Il Raffreddore Delle Donne”, che potrebbe ricordare qualcosa degli intoccabili Elio E Le Storie Tese), oppure scanzonata (“Arpegginlove”, un innamoramento riletto in chiave low-fi, sotto un tappeto sintetico e un plaid di lana che sembra essere uscito dalla casa del Bugo di “Sguardo Contemporaneo”).

A questi episodi, non certo memorabili ma ugualmente godibili, se ne aggiungono degli altri caracollanti ed, in generale, insensati, che risentono pesantemente di un riciclo inventivo: “Parole Vere In Un Mondo Vero”, ad esempio, con i suoi beat un po’ beceri a fare da contrasto su un morbido cantato, potrebbe essere un brano di Moltheni sparato in random con le batterie scariche, ma delude le aspettative anche la title track, una filastrocca ingenua e nonsense, à la Branduardi, candita da inserti di archi che mai e poi mai avrebbero trovato posto in “Grand Master Mogol”.

Come nella migliore delle tradizioni, tuttavia, anche in “Scimmie D’Amore” ci sono un paio di pezzi da novanta, ben prodotti e composti: bella “Fiamme In Un Bicchiere” (“Nessuno di noi avrà più camicie stirate / per quanto le ho sognate, per quanto le ho sognate”), stupenda la strumentale “E2 E45”, una session elettronica che, nutrita da un basso nitido e preciso, si districa fra ispirazioni oniriche e decelerazioni chill-out.

Per essere un buon album, “Scimmie D’Amore” lo è sicuramente, con i suoi pregi e con i suoi difetti, con i suoi picchi ed i suoi scivoloni. Un lavoro di ordinanza, insomma: e la verve di “Grand Master Mogol”, dov’è finita? Promossi, ma il meglio è altrove.

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Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 12 voti.
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REBBY 5/10
.... 8/10
Cas 6/10
leax 5/10
mendustry 8,5/10

C Commenti

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AnnyPan (ha votato 7 questo disco) alle 11:11 del 29 gennaio 2008 ha scritto:

Rimasi perplessa e lo sono tuttora

Ho amato e amo parecchio tuttora gli Amari. Sia Gamera che Gran Master Mogol mi hanno lasciato molto... ma devo ammettere, questo ultimo disco mi ha fatto un po' cadere le braccia. Forse perchè quando questa estate sono andata a saltare sotto il palco con la mia magliettina sbarluccicante e pensavo a questo nuovo album mi aspettavo qualcosa di diverso... meno "attiriamo le ragazzine" e più "mettiamoci alla prova"... Sia ben chiaro che di musica non capisco nulla tecnicamente, forse però posso permettermi di dare un giudizio sul gioco di voci che di loro mi è sempre piaciuto parecchio e che qua si perde tanto. Dove sono le battaglie tra voci? Lo spettro di parole e suoni imprevedibile? Comunque il test finale lo avrò dal vivo venerdì, e nonostante tutto non vedo l'ora

.... (ha votato 8 questo disco) alle 16:00 del 18 febbraio 2008 ha scritto:

GMM sì, ma anche scimmie d'amore

io li ho scoperti con GMM, un pò in ritardo ma almeno li ho scoperti . sono affezionatissima a GMM e Scimmie d'amore l'ho dovuto ascoltare con più attenzione, non credo siano un fuoco di paglia e nemmeno vogliano diventare una pseudoband da ragazzine, raccontano con semplicità (e a volte no) una realtà che poi scopri abbastanza vicina alla tua (sarà che sono quasi concittadina?!). preferite per adesso "Il raffreddore delle donne" e "30 anni che non ci vediamo", "fiamme in un bicchiere"

TexasGin_82 (ha votato 4 questo disco) alle 11:32 del 6 giugno 2011 ha scritto:

... che poco stile.

mendustry (ha votato 8,5 questo disco) alle 17:22 del 10 aprile 2013 ha scritto:

Uno dei migliori dischi pop italiani. Senza se e senza ma.