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R Recensione

6/10

G.O.O.D. Music

Cruel Summer

A distanza di un anno appena da "Watch The Throne" (featuring Jay-Z), due dallo splendido "My Beautiful Dark Twisted Fantasy", Kanye West torna a riprendersi l'hip-hop. E lo fa nel più feroce dei modi: "Clique" e "Mercy" sono lì a dettare subito le regole: macigni di pura violenza rap, la prima stordisce con un giro hard-groove pulsante e batterie marziali, la seconda si staglia grevemente nel susseguirsi di blocchi verbosi in cui si alternano, con una pesantezza inaudita in fondo al mood, Big Sean ft. Pusha T ft. 2 Chainz. Dopo un inizio che più duro non si può, il nostro Kanye riprende il controllo delle basi e si sdoppia tra produzione e partecipazione, riprendendo certa cifra cinematografica a lui tanto cara - cos'è lui, se non una fucina hollywoodiana di sound kolossali? - riequilibrando lusso e melodia.

 Tolta l'opprimente doppietta, infatti, Kanye ci aveva attirato con l'inganno nel sottobosco melodico di "To The World", tra archi e voci iper-modulate, gradevole per basi ma priva certo della grazia delle "Addiction" o "Champion" che furono. Il nostro è sempre più produttore e sempre meno artista - questo è palese ormai - gli intenti e i risultati sono quelli di portare l'estro creativo a stretto contatto con un'esemplificazione da major discografica e hit tascabili: ma le idee non mancano, sia chiaro, "The Morning" è lì a ritastare certo retrogusto da club tanto caro – a tracce alterne – a Kanye West (dove ci aveva lasciato la perla "Why I Love You" dell'ultimo suo lavoro se non tra malcelate dancefloor?), "Cold" digrigna i denti tra base ipno-digitale, urli cavernicoli e rappin' squadrato, "The Higher" propone minimalismo full-vocoder per palati più delicati, e infine "Bliss" riporta alla mente, osando addirittura con micro-assoli di chitarra ed effetti synth '80s, quello sfarzo compositivo che da sempre contraddistingue le hip-hopere di Kanye West.

 Il resto surfeggia tra onde alte e bassa marea. Le prime, senza dubbio la più riuscita, sono incarnate unicamente dall'ottima "Creepers", tutta rincorsa di beat in loop e voce di Kid Cudi a tradire un po' l'anima hip-hop dell'album. Ma tra i minimi, purtroppo, si soffermano più momenti: oltre alla già citata accoppiata pesante di inizio album (per chi scrive, pollice verso), "New God Flow" rovina immeditamente la buona intuizione semi-blues dei primi secondi con la rozza sessione rap in cui prende corpo la canzone, "Don't Like" annaspa tra una compiaciuta parte rappata (in parte meritevole) e una base insulsa e mal riuscita, "Sin City" non fosse per quel coretto soul del gentil sesso che ogni tanto conforta l'orecchio, annegherebbe presto nell'anonimato, mentre "The One" gira a vuoto tra i samples di pianoforte e si perde nel cantato spento di Marsha Ambrosius, cedendo quindi anche qui il passo alla noia.

 Semplificando: il disco-summa della G.O.O.D. Music di West manca molte delle ottimistiche aspettative che l'hanno accompagnato e sgonfia presto un po' tutto il discreto l'hype creatosi intorno, ma a conti fatti si rivela gradevole quanto basta.

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Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 3 voti.
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andy capp 5,5/10
loson 6/10

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