Jay-Z e Kanye West
Watch The Throne
"Watch The Throne" è esattamente quello che ci aspettavamo dalla collaborazione tra due personaggi come Jay-Z e Kanye West: un'autocelebrazione della propria grandezza e del proprio prestigio. L’uno reduce dall’exploit commerciale di "The Blueprint 3", rivelatosi però un fiasco dal punto di vista critico, l’altro appena uscito dal trionfo di "My Beautiful Dark Twisted Fantasy", riconosciuto come un capolavoro un po’ dappertutto (vendite però al di sotto delle aspettative). Rapper sempre più dentro allo star system americano l’uno, producer stimato e artista trasversale l’altro. Entrambi, dunque, si trovano, ciascuno a suo modo, all’apice del panorama hip-hop contemporaneo. Un album in coppia era quasi d’obbligo. E in effetti per un po’ di tempo "Watch The Throne" è sembrato più un auspicio della critica che un progetto reale. Inizialmente avrebbe dovuto essere un semplice EP che raccogliesse le collaborazioni tra i due rapper durante il periodo "Dark Fantasy"; poi le dimensioni della cosa hanno raggiunto via via proporzioni più ampie col passare del tempo, senza però concretizzarsi in singoli o date di uscita certe. Finchè, quasi all’improvviso i due rilasciano “Otis” e annunciano la release per Agosto. Che arriva piuttosto in sordina, senza leak prematuri o squilli di tromba.
E invece, a dispetto della strategia pre-uscita, "Watch The Throne" suona come un disco creato su misura per dimensioni da stadio: i due infilano una serie di brani aggressivi, forse non pienamente avanti dal punto di vista della produzione o della freschezza sonora, ma del tutto carichi di un’autocoscienza e autostima stellari. Già solo il titolo esprime questo desiderio di mostrare al mondo intero la propria superiorità regale. Ma invece di scadere nell’autocompiacimento noioso, il disco diverte e intriga. Kanye e co. producono basi ingegnose, che sfruttano in modo insano sample classici, deturpandoli in contesti quasi grotteschi: ascoltare James Brown e Otis Redding avvolti in loop irriverenti rispettivamente in “Gotta Have It” (delicato e soffuso brano coi Neptunes in regia) e nello spassoso old-school di “Otis”, o Nina Simone filtrata al vocoder nella bellissima “New Day” è quantomeno spiazzante. Così come è sorprendente rimanere divertiti dalla ballad zuccherosa “Made In America” o dagli acuti pieni di orgoglio black di Beyoncè nella pomposa “Lift Off”, una sorta di "All Of The Lights" 2.0.
Jay-Z ha chiaramente il controllo della situazione nella fase rap, e tuttavia il disco porta più impresso il marchio di Kanye West. È lui il vero regista di “Watch The Throne”. Mentre la sorpresa si chiama Frank Ocean: giovane cantante r’n’b/soul proveniente dal giro di Tyler The Creator, offre qui due performance impressionanti per sicurezza dei propri mezzi: il gioiello “No Church In The Wild”, posto in apertura, lo trova perfettamente a suo agio nel dispendere classe in mezzo a una base ruvida e grezza (che campiona Phil Manzanera!). Anche se il vero capolavoro qui è “Murder To Excellence”, potente invettiva contro i crimini compiuti da neri verso neri, inserita tra irresistibili quanto vividi cori childish.
Non c’è nulla che davvero non funzioni in “Watch The Throne”, anche se permane nel complesso una sensazione generale di incompiutezza (prendere ad esempio le basi non dovutamente ripulite di “That’s My Bitch” o “Who Gon Stop Me”), oltre che di mancanza di hook creativi degni di mr. West (mancano i refrain memorabili di "Dark Fantasy", per dire). Comunque, considerando i tempi relativamente brevi della lavorazione del disco e il suo essere una sorta di “sorpresa”, si può essere soddisfatti. Non sarà certo il disco per cui Jay-Z e West verranno ricordati individualmente (difatti si può considerare un disco “minore” nella loro discografia), ma è difficile che qualcun altro là fuori possa dar vita a una collaborazione dai tratti così vitali e caratteristici.
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