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R Recensione

4/10

Uochi Toki

Idioti

Ne La recensione di questo disco gli Uochi Toki elencano differenti modalità in cui verrà recensito mediamente questo nuovo album. Mi spiace per loro ma non hanno considerato il caso della presente recensione, che considera Idioti il disco peggiore della loro brillante carriera.

Una delusione tremenda, che scalza gli Uochi Toki dal trono della scena avant/hip-hop nostrana, spezzando una lancia a favore dei molti critici del duo, che da anni ne mettono in dubbio il valore qualitativo e la genialità visionaria per concentrarsi su un'unica affermazione lapidaria: sono degli stronzi presuntuosi e inascoltabili.

Chi scrive queste righe batte sui tasti in maniera ancora più amara se ricorda il giudizio eccezionale espresso riguardo al capolavoro Libro Audio, e quello più moderato ma più che positivo riguardante il successivo Cuore, amore, errore, disintegrazione. Senza contare poi i primi dischi, di una brillantezza abbagliante per la vastità di spunti e idee.

Idioti invece segna il primo brusco stop del duo Napo-Rico, che sbagliano tutto: non solo la scelta del percorso musicale, ma anche (e questa è la prima vera novità) il livello delle liriche, che crolla impietosamente. Cominciamo dalla musica. Che ci fosse un appiattimento stilistico si era già notato riguardo a Cuore, Amore..., ma era difficile prevedere che il grado di annichilimento sonoro sarebbe stato portato ad una simile dimensione: si assiste sempre più sovente ad una scomposizione della musica, ridotta ad uno sfondo minimale dalle tinte fosche in cui sempre maggiore è il ricorso di un'effettistica sonora avant-elettro. Segue l'assoluto disinteresse a mantenere un qualche tipo di connessione con la testualità e la melodia vocale. L'effetto, per chi proclamava di voler fare un “album pop” (è lecito ritenere che come al solito ci si stesse pigliando per il culo) è decisamente imbarazzante, e brani come Al azif, Venti centesimi di tappi per le orecchie e La prima posizione della nostra classifica ne sono la dimostrazione lampante. Quest'ultimo pezzo vuole probabilmente essere la ricerca dell'irritazione allo stato puro, e ci riesce in pieno, tanto da essere senz'altro uno dei brani più fastidiosi e gracchianti mai ascoltati.

Sono rari i casi in cui i campionamenti e le basi, pur senza picchi, rimangono magnetiche e robuste: l'opener Ecce robot, la dinamica Tigre contro tigre, l'industriale e ipnotica Perifrastica e poco altro. Il problema principale però, per cui occorre lanciare un allarme di primo livello, è il rovinoso calo delle liriche, prive di quella genialità ironica, anarchica e umoristica che era diventato uno dei loro timbri di fabbrica. La conseguenza è una serie impetuosa di sbadigli che accompagnano brani come Umami, Tavolando il pattino e la tragica Sberloni: un logorante, verboso sermone religioso accatastato su un refrain digitale privo di segnali di vita.

Tra i pochi sprazzi di genialità irriverente è La recensione di questo disco, potente anche a livello musicale, con l'erezione di un wall of sound noise-jazz davvero notevole.

Peccato che poi arrivi l'insensata pura noia finale de La lingua degli antichi che stronca del tutto ogni buonismo che poteva sorgere dall'affetto per il caustico duo.

E quindi ricordando il primato della ragion pura e del giudizio critico autonomo ecco servita una bella stroncatura del nuovo disco degli Uochi Toki, sapendo che tanto loro non se la prenderanno, anzi saranno probabilmente felici per la libera espressione di uno che pretende, senza qualifiche piovute dall'alto, di catalogare e giudicare cose incatalogabili e ingiudicabili.

V Voti

Voto degli utenti: 6,1/10 in media su 7 voti.
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bargeld 7,5/10

C Commenti

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fabfabfab (ha votato 6 questo disco) alle 10:59 del primo marzo 2012 ha scritto:

Io non riesco a bocciarli del tutto, le basi sono sempre ottime e "diverse" dal genere di riferimento. Dal punto di vista dei testi hai ragione, non hanno più spunti di riflessione e quindi la "buttano in rissa" sempre e comunque, risultando altezzosi più che provocatori. Un testo come "la recensione di questo disco", pur avendo alcuni passaggi condivisibili, è il manifesto di questo "indie" italico (loro, il TDO, gli Afterhours...) che non ha niente da invidiare ai colleghi stranieri dal punto di vista musicale, ma dal punto di vista dell'attitudine decisamente sì. Da un commento di Umberto Palazzo su un noto social network: "un sacco di osservazioni assolutamente superficiali che non mi fanno né ridere né riflettere, sono solo rancorose. Quando becco uno che ragiona così ad alta voce in un luogo pubblico me ne vado nell'angolo più lontano possibile per non ascoltarlo"

REBBY alle 11:49 del primo marzo 2012 ha scritto:

sarà perchè sei troppo buono eheh se non funzionano i testi non è mancanza da poco della loro proposta Bravo Peasy

Alessandro Pascale, autore, alle 12:22 del primo marzo 2012 ha scritto:

hai ragione Fabio. Una volta non erano così scontrosi e pesanti. Sembra che non gli piaccia più il gioco spensierato e fine a sè stesso. E' rimasta solo voglia di provocare. Sembra quasi di assistere, per la loro carriera, alla serata tipo di un alcoolizzato. All'inizio è allegro, l'alcool lo rende di buona compagnia, scherzoso, simpatico, poi man mano che beve diventa sempre meno brillante, più nervoso, comincia a rimembrare, a raccontare storie di sè, a recriminare. poi lancia sempre più spesso sentenze feroci e perentorie. Infine passa all'aggressione verbale e fisica. In genere alla fine riesce a farsi menare...

TexasGin_82 (ha votato 5 questo disco) alle 15:54 del primo marzo 2012 ha scritto:

RE:

... poi si risveglia il giorno dopo, nel 2013, verso l'ora dell'aperitivo. E'bello riposato. Rinizia a bere. Diventa di nuovo allegro, scherzoso e simpatico. Esce il nuovo album, un altro cazzo di lavoro geniale. Speriamo... in effetti anch'io non vedevo l'ora di sentire questo Idioti e mi ha un po' deluso, per le basi e ancor più per i testi. Anche se, come dice pure questa giusta recensione, qualcosa di buono c'è.

REBBY alle 17:15 del primo marzo 2012 ha scritto:

3 indizi (Alessandro, Fab e Texas) fanno una prova: tiremm innanz.

Marco_Biasio (ha votato 5 questo disco) alle 12:27 del 3 marzo 2012 ha scritto:

L'ho ascoltato ieri, interamente, solo per la seconda volta. Faccio molta fatica ad arrivare fino in fondo, anche perché - giustamente sottolineato - i testi questa volta grattano solo la superficie. Le basi rimangono comunque belle, anche se preferivo la maggior musicalità di CEAD. Per ora mi segno sul taccuino Sberloni, Tigre contro tigre e La recensione di questo disco, spocchiosissima ma abbastanza divertente. Il resto non so.

goldenswallow alle 15:43 del 4 marzo 2012 ha scritto:

mi permetto di eccepire cordialmente che la soprastante recensione è ascrivibile alla seconda tipologia di cui a "La recensione di questo disco"