Uochi Toki
Idioti
Ne La recensione di questo disco gli Uochi Toki elencano differenti modalità in cui verrà recensito mediamente questo nuovo album. Mi spiace per loro ma non hanno considerato il caso della presente recensione, che considera Idioti il disco peggiore della loro brillante carriera.
Una delusione tremenda, che scalza gli Uochi Toki dal trono della scena avant/hip-hop nostrana, spezzando una lancia a favore dei molti critici del duo, che da anni ne mettono in dubbio il valore qualitativo e la genialità visionaria per concentrarsi su un'unica affermazione lapidaria: sono degli stronzi presuntuosi e inascoltabili.
Chi scrive queste righe batte sui tasti in maniera ancora più amara se ricorda il giudizio eccezionale espresso riguardo al capolavoro Libro Audio, e quello più moderato ma più che positivo riguardante il successivo Cuore, amore, errore, disintegrazione. Senza contare poi i primi dischi, di una brillantezza abbagliante per la vastità di spunti e idee.
Idioti invece segna il primo brusco stop del duo Napo-Rico, che sbagliano tutto: non solo la scelta del percorso musicale, ma anche (e questa è la prima vera novità) il livello delle liriche, che crolla impietosamente. Cominciamo dalla musica. Che ci fosse un appiattimento stilistico si era già notato riguardo a Cuore, Amore..., ma era difficile prevedere che il grado di annichilimento sonoro sarebbe stato portato ad una simile dimensione: si assiste sempre più sovente ad una scomposizione della musica, ridotta ad uno sfondo minimale dalle tinte fosche in cui sempre maggiore è il ricorso di un'effettistica sonora avant-elettro. Segue l'assoluto disinteresse a mantenere un qualche tipo di connessione con la testualità e la melodia vocale. L'effetto, per chi proclamava di voler fare un “album pop” (è lecito ritenere che come al solito ci si stesse pigliando per il culo) è decisamente imbarazzante, e brani come Al azif, Venti centesimi di tappi per le orecchie e La prima posizione della nostra classifica ne sono la dimostrazione lampante. Quest'ultimo pezzo vuole probabilmente essere la ricerca dell'irritazione allo stato puro, e ci riesce in pieno, tanto da essere senz'altro uno dei brani più fastidiosi e gracchianti mai ascoltati.
Sono rari i casi in cui i campionamenti e le basi, pur senza picchi, rimangono magnetiche e robuste: l'opener Ecce robot, la dinamica Tigre contro tigre, l'industriale e ipnotica Perifrastica e poco altro. Il problema principale però, per cui occorre lanciare un allarme di primo livello, è il rovinoso calo delle liriche, prive di quella genialità ironica, anarchica e umoristica che era diventato uno dei loro timbri di fabbrica. La conseguenza è una serie impetuosa di sbadigli che accompagnano brani come Umami, Tavolando il pattino e la tragica Sberloni: un logorante, verboso sermone religioso accatastato su un refrain digitale privo di segnali di vita.
Tra i pochi sprazzi di genialità irriverente è La recensione di questo disco, potente anche a livello musicale, con l'erezione di un wall of sound noise-jazz davvero notevole.
Peccato che poi arrivi l'insensata pura noia finale de La lingua degli antichi che stronca del tutto ogni buonismo che poteva sorgere dall'affetto per il caustico duo.
E quindi ricordando il primato della ragion pura e del giudizio critico autonomo ecco servita una bella stroncatura del nuovo disco degli Uochi Toki, sapendo che tanto loro non se la prenderanno, anzi saranno probabilmente felici per la libera espressione di uno che pretende, senza qualifiche piovute dall'alto, di catalogare e giudicare cose incatalogabili e ingiudicabili.
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