Kali Uchis
Isolation
La tua fama ti precede, potrebbe dire un ascoltatore attento di fronte allesordio di Kali Uchis. Sì, perché il suo nome gira da diversi anni, tra svariati singoli, un EP, un mixtape e numerose collaborazioni (Tyler, the Creator, Gorillaz, Miguel). Kali Uchis, al secolo Karly-Marina Loaiza, nata da genitori colombiani, si impone definitivamente sulle scene con un album solidissimo, sfilza di hit caratterizzate da un personale approccio alla contaminazione e appropriazione di linguaggi pop plurimi, oltre che centrifuga di estro melodico. Il titolo Isolation è da ritenersi coerente con il risultato: la visione è, ovviamente, figlia del suo tempo, ma dotata di una sua specifica espressività, di una visione a tutto tondo che corrisponde al perfezionismo della Uchis. Tuttavia, se guardiamo al personale coinvolto nella lavorazione dellalbum (people who have a place in my heart), lisolamento diventa un concetto molto relativo, sfumando nel suo opposto, in uno sforzo corale di collaborazioni in sede di scrittura e produzione.
Lapertura bossa nova tropicalista di Body Language, scandita dal basso di Thundercat e da sinuosi volteggi di flauto, non è che la prima delle molte metamorfosi di una tracklist-camaleonte: la meravigliosa Miami, intricato congegno di incastri ritmici e suadenti interplay chitarra/basso a cura di Dave Sitek (Tv on the Radio), la scoppiettante gemma alternative r&b di Just A Stranger, scritta assieme a Milo e Steve Lacy (The Internet), la ballatona soul Flight 22, finemente arrangiata in stile anni Sessanta, il reggaeton Tyrant, ibridato di sonorità latine (presentissime, in chiave digital cumbia, nella successiva Nuestro Planeta) e delle moderne inflessioni alt-r&b della londinese Jorja Smith, lindie elettronico di Dream Girl, scritta e prodotta da Damon Albarn (con cui la Uchis aveva collaborato per Humanz), il groove funky della splendida After the Storm, che vanta un cast deccezione (lex Parliament Bootsy Collins, Tyler, The Creator e i BADBADNOTGOOD alla produzione).
Nellimpasto non manca niente, dalle nuance psichedeliche di Your Teeth in My Neck alle gonfie matasse synth di Tomorrow (prodotta da Kevin Parker dei Tame Impala), dai beats abstract hip-hop dellinterludio Coming Home (frutto della collaborazione col producer Sounwave) alla leggerezza Brill Building di Feel Like a Fool, fino alla deliziosa Killer, perla soul sapientemente arrangiata dai Dap-Kings.
In una tale vastità di riferimenti, sonorità e voci coinvolte, ogni elemento trova però la sua sistemazione in un solidissimo formato album, evitando leffetto mixtape, la semplice raccolta di brani slegati. Si sviluppa un discorso lineare nella concatenazione dei brani, rendendo oltraggiosa una qualsiasi fruizione skippante. No no, qui si piglia tutto o si rimane a bocca asciutta. La tavolozza dei colori è settata su una concezione globalista e multisfaccettata dellR&B, inteso come (meta)genere piglia-tutto, mescolando suoni iberoamericani ed elettronica vintage, black music dantan e neo-soul anni Novanta, più tante altre cosine sistemate a dovere qua e là. Il risultato è un impasto ottimamente amalgamato da una Kali Uchis padrona dei propri mezzi espressivi (I'm not a packaged Barbie doll. I'm not a brand that is created by anyone. I invent myself, and I love to reinvent myself. I'm just a multidimensional human being and artist, racconta a Nylon.com), raffinatissima interprete e manipolatrice sonora, dotata di una conoscenza della materia davvero invidiabile. La visione risultante è Isolation, lavoro di grandissima apertura e di innumerevoli spunti. La migliore partenza per una già matura Kali Uchis.
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