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R Recensione

6,5/10

Clementino

Mea Culpa

Terzo disco solista e centro pieno per il rapper partenopeo campione del freestyle. Dopo un disco, splendido, pregno di old school e purismo rap come il precedente I.E.N.A., dopo l’album Rapstar in coppia con Fabri Fibra, dopo la partecipazione al Festival di Sanremo ed il tour negli stadi con Jovanotti, Clementino torna con un lavoro con cui conferma da un lato le sue grandi doti di rapper, e dall’altro la sua maturità nella scrittura dei testi, che si avvalgono di basi strumentali sempre molto originali. E non potrebbe essere altrimenti, visto che al servizio delle rime di Clementino sfilano alcuni dei migliori produttori italiani, a partire da Fritz da Cat (da non perdere il suo nuovo disco appena uscito) che apre e chiude il disco con due brani tra i più riusciti di tutto l’album Amsterdam e Il Re Lucertola.

E il brano iniziale, Amsterdam, ci porta subito nel mondo di Clementino: interamente immerso nell’underground rap da cui proviene, ma senza paura di uscirne e di contaminarsi con il pop, per conquistare il grande pubblico senza snaturarsi. Come dimostra il brano seguente, O’ Vient, storia di emigrazione. Clementino non dimentica il passato (ma anche il presente) della sua terra. Il tema dell’emigrazione ritorna in Aquila Reale, dove racconta di una città con il sogno ricorrente di emigrare. Il suo è uno sguardo realistico e non retorico alle difficoltà di vivere al sud, descritte egregiamente in Pianoforte A Vela, dove dipinge un paese in ostaggio della camorra, in cui i ragazzi si ritrovano stretti tra spaccio, psicofarmaci, alcol, e malavita. E in Mea Culpa arriva anche il ricordo di Giovanni Falcone e Peppino Impastato. Parlare di camorra senza retorica, e con il linguaggio dei giovani, il rap, l’unico linguaggio che oggi sembra arrivare diretto e immediato alla nuova generazione, è un merito che senza dubbio va riconosciuto a Clementino. Ma le periferie vivono le stesse situazioni ad ogni latitudine. Così Dalle Palazzine fotografa una panoramica dell’Italia rap e delle sue periferie, dalla Barona di Milano alla Centocelle di Roma fino a Napoli, insieme a Marracash, Noyz Narcos, Ntò e Paura.

Clementino si dimostra coraggioso e intelligente nel cercare un punto di equilibrio tra le sue radici rap ed il pop. Dall’incontro con Jovanotti nasce Fratello, hit single con Lorenzo che cita se stesso (L’ombelico del mondo) con cui crea una canzone nuova partendo da una citazione. Anche questa è la forza del rap. Esperimento replicato in Buenos Aires / Napoli con i Negrita di Rotolando verso sud. Da segnalare anche i due tributi in conclusione del disco. Il Re Lucertola dedicato a Jim Morrison ed ai Doors (un testo davvero splendido) e Messaggeri Del Vesuvio con cui in un solo colpo omaggia le radici del rap italiano (Neffa e i Messaggeri della dopa) e due generazioni di rap napoletano, ospiti nel brano (tra gli altri, Shaone, Polo, Dope One ed il grande Speaker Cenzou).

Con Mea Culpa, Clementino si dimostra artista completo; non solo ottimo rapper ma anche grande interprete, capace di usare una musicalità orecchiabile, riuscendo in maniera naturale e convincente a stare a cavallo tra rap underground e pop, raccontando con il rap storie crude e reali con un approccio credibile e non retorico. Ed è questa alla fine la vera forza del rap oggi, che lo fa essere il vero erede dei cantautori. Bravissimo quando rappa in italiano, insuperabile quando lo fa in napoletano, Clementino è un vero numero uno.

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C Commenti

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Musicofilo3 (ha votato 4 questo disco) alle 21:51 del 4 novembre 2013 ha scritto:

Premettendo che non amo il genere, mi sono approcciato a questo disco con una qual certa allegria. Ma davvero non capisco come questi artisti vendano dischi e dischi! Insomma, le rime sono carine (neanche sempre) ma dal punto di vista musicale (perché è di musica che stiamo parlando) cosa mi offre? Nulla.

van zandt, autore, alle 19:10 del 5 novembre 2013 ha scritto:

Attenzione a non discriminare il rap per motivi prettamente tecnici. A parte il fatto che se hai buone orecchie sentirai decine di citazioni di musica black e non solo (nel disco precedente di Clementino ce ne erano anche di più). Quindi la musica in realtà c'è. E poi in fondo nessuno ha mai detto che il rap è musica. Anzi. Come dice Frankie Hi NRG "il rap è parola". Il rap è potere alla parola. Ma il punto è che oggi il rap è il linguaggio universale dei giovani in tutto il mondo. Non a caso nelle rivolte arabe dello scorso anno in prima fila c'erano dei rappers, e i giovani cantavano pezzi rap. Il rap è oggi quello che è stato il rock negli anni '60 e che oggi forse non è più, diventando sempre più una musica conservatrice. Apriamo il dibattito?

Musicofilo3 (ha votato 4 questo disco) alle 19:14 del 5 novembre 2013 ha scritto:

Guarda come ho già detto non amando il genere non potrei sicuramente starti dietro in quanto ad un discorso generale, in particolare se riferito alla nostra nazione. Quello che intendo è che non sono molto d'accordo sulla strumentalizzazione che si fa del rap al giorno d'oggi, facendolo diventare sempre più "commerciale" (visto che va tanto di moda dirlo), nonostante esso (a me, sia ben chiaro) non offra moltissimo dal punto di vista prettamente sonoro e musicale in generale.