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R Recensione

7,5/10

Murubutu

Gli ammutinati del Bouncin’

Murubutu, rapper emiliano tra i più originali e particolari nel panorama italiano, si presenta all’appuntamento con il terzo disco con un lavoro coraggioso, che colpisce sin dal primo impatto. Si tratta di un concept album dedicato al tema del mare e del viaggio, e sviscerando questo tema arriva a toccare i punti salienti della vita dell’uomo. Questo è rap che sfiora la canzone d’autore, qui non troverete insulti rivolti ad altri rapper, non troverete droga, modelle, machismo, auto di lusso e party. Al posto dei soliti luoghi comuni del rap troviamo invece un uso della lingua italiana ricercato e originale, un linguaggio colto, pieno di riferimenti e citazioni letterarie. A partire dall’Introduzione dove sul suono delle onde che si rifrangono, suono che accompagna tutto il disco tra un brano e l’altro, una base lenta e d’atmosfera ci fa entrare nel migliore dei modi nel mondo raccontato nel disco, con una citazione tratta da uno dei classici del genere, Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne. Non è l’unica citazione letteraria. Il brano seguente, Diario di bordo, è ispirato ad un racconto di Luis Sepulveda, e spiega il senso del tema trattato, con in sottofondo un coro tipico delle sailor songs anglosassoni, mentre la splendida Storia di Laura è ispirata al romanzo La luna e i falò di Cesare Pavese. Ospite la voce femminile di Dia, il brano tratta del tema delicato dell’aborto, in una maniera così poetica come pochi sono riusciti a fare, anche nel mondo della canzone d’autore. Altro tema delicato è quello della disabilità, trattato in Marco gioca sott’acqua, e anche in questo caso Murubutu rivela capacità poetiche e una sensibilità inconsueta nel mondo del rap italiano.

Parlando di mare e di viaggi, non può mancare il tema dell’emigrazione, e anche qui il rapper emiliano ci stupisce. Sull’Atlantico è il racconto del viaggio degli emigranti siciliani in America all’inizio del ‘900, i dannati sugli oceani verso il mondo nuovo, così simili agli emigranti che oggi sbarcano sulle nostra coste, richiamati con un bel colpo di scena nel finale, quando l’emigrante tornato a casa guarda il mare che guarda la costa che guarda l’Africa, poi all’orizzonte scorge un barcone, è fitto di corpi e dolore, Gianni rivede se stesso, il migrante ha un solo colore, un solo nome.

Ma i temi trattati nel disco sono davvero molti, dal viaggio come fuga e crescita, momento di passaggio alla vita adulta, di Isola verde, al viaggio per lavoro del marinaio di I marinai tornano tardi, con la solitaria attesa a casa del ritorno del marinaio, un brano che rientra a pieno titolo nel solco della canzone tradizionale popolare europea. E i riferimenti vanno dalla mitologia greca de L’uomo che viaggiò nel tempo, con  l’uomo che sfida Cronos, alla Storia, con La battaglia di Lepanto (1571), il primo grande scontro tra occidente ed oriente, una delle più grandi battaglie di mare. In Gli ammutinati del bouncin’ si parla anche del rap, e dell’appartenenza in toto a questo modo, pur con le dovute differenze, esemplari in Le sirene. Qui Murubutu dimostra come si possa parlare d’amore senza essere banali e scontati, complice l’ospite Claver Gold, una delle più interessanti nuove promesse del rap italiano (da dieci e lode la sua frase come Giorgio De Chirico ho Ulisse in una stanza, riferimento al capolavoro Il ritorno di Ulisse del grande artista).

Chiude il disco la ritmata Mari infiniti rmx, gran rap su una base splendida, con tanto di coro operistico in sottofondo che drammatizza il tutto, e riassume il senso dell’opera, seguita da Mari infiniti pt.2 dove pianoforte e violini accompagnano il viaggiatore naufrago, metafora dell’Uomo da solo nel suo viaggio sulla terra e del senso del suo viaggiare. Liriche una spanna sopra alla media e basi originali, che sanno accostare i suoni delle chitarre acustiche e del piano agli scratch tipici del rap, fanno di questo disco un piccolo gioiello, che per temi e visione poetica può stare certamente al pari di un capolavoro come Marinai Profeti e Balene di Vinicio Capossela. E pensare che c’è ancora qualcuno che sostiene che il rap sia una roba per ragazzini.

 

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Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 3 voti.
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