V Video

R Recensione

7/10

Woodkid

Iron EP

L’hype c’è, e una volta tanto è giustificato. Perché – volendo prescindere da considerazioni strettamente musicali – è in questa direzione che va il mondo della comunicazione. Multiprocessualità, interattività, chiamatela come volete. Ma è questo il modo di percepire ogni esperienza nel mondo moderno. La politica si fa sul web, i referendum (vecchi fin dal nome in “latinorum”) tornano di moda grazie ai social network, e se persino quattro scribacchini che commentano i dischi sul web hanno ormai bisogno di aggiungere collegamenti video e streaming audio ai propri scritti, significa che ormai la componente audio e la componente visiva sono imprescindibili. Bisogna avere tutto a portata di mano e subito, perché non ci sarà il tempo di recuperare una delle due componenti in un secondo momento. Non ci sarà neanche un secondo momento, probabilmente.

Yoann Lemoine è l’esempio di questa nuova “concezione dell’intrattenimento”. Non è un musicista ma un regista/fotografo francese che ha all’attivo una serie di campagne pubblicitarie di successo (Lipton, Vogue) e video musicali (Moby, Katy Perry). Da questo punto di partenza, in un modo modernamente “naturale”, ha spostato la propria attenzione dal video all’audio, completando la propria solida competenza nel primo campo con la freschezza generata dal secondo. Un po’ come accade per il canadese Tonetta (bisognerà parlarne, prima o poi, di questo fenomeno), è la musica che risponde all’esigenza descrittiva delle immagini, sovvertendo le regole che stavano all’origine dell’invenzione del videoclip.

Le immagini del clip tolgono letteralmente il fiato: il fiammifero, il cane, i costumi glamour, le sfumature di grigio… tutto al posto giusto, misurato alla perfezione, teso ad esaltare ma soprattutto ad essere esaltato dalle note. Canta e suona Woodkid, ovvero Yoann Lemoine stesso. “Iron” è un pezzo strabiliante, simile ad un James Blake in vena di giocare con il pop elettro-acustico, o – ribaltando il punto di vista – un Iron & Wine filtrato “tecnologicamente”. I più informati sapranno in realtà indicare riferimenti migliori: Telefon Tel Aviv, The Knife, These New Puritans ed altri esponenti del "modernismo elettronico", sebbene la componente "elettronica" venga abbandonata già nella successiva “Brooklyn” in favore di un delicato isolazionismo pianistico. Di contorno (contorno alle immagini, contorno all’ambient, contorno al contorno …), una fanfara pianistica degna di Sufjan Stevens (“Baltimore’s Fireflies”), barocchismi da contemporary classical (“Wasteland”) e un paio di remix di “Iron” (ad opera di Mystery Jets e Gucci Vump). Da tenere d’occhio, qualunque cosa decida di fare in futuro.

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Voto degli utenti: 7/10 in media su 1 voto.
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C Commenti

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Filippo Maradei (ha votato 7 questo disco) alle 9:55 del 22 giugno 2011 ha scritto:

Eh sì, proprio un bell'EP: prima traccia (e video) davvero affascinante, tra Knife e These New Puritans. Il resto del lavoro cambia completamente registro, si fa più melodico, acustico e a tratti orchestrale: prende da Stevens e Bed ("The Newton Plum") ma solo per qualche giro di chitarra e piano, perché la voce rimane una piacevole incognita, usata in modo particolare e di difficile raffronto. "Iron", "Brooklyn" e il primo remix sugli scudi, il resto comunque interessante. Ottima proposta Fabie', questo sarebbe sfuggito ai più... di sicuro a me!

fabfabfab, autore, alle 10:21 del 22 giugno 2011 ha scritto:

... The Knife li ho citati solo in tuo onore.. Ma conosci Bed? Secondo me "Spacebox" è un capolavoro...

Filippo Maradei (ha votato 7 questo disco) alle 10:46 del 22 giugno 2011 ha scritto:

Eccome se lo conosco: "Nightsweeping" e "Wood Bunch" sono state la mia colonna sonora per più di un autunno. Gli preferisco "The Newton Plum" ("Nightcap" non me la leverò mai dalla testa), ma tanto il lavoro di sottrazione con lui mi riesce impossibile, per cui... e comunque ho di che gioire: tra i miei conoscenti sei la seconda persona al mondo che lo apprezza (e prima ancora, che sa chi sia!).