La Femme
Mystère
Quella delleccesso sembra essere la categoria più consona per inquadrare il secondo lavoro dei francesi La Femme, che tre anni fa stupivano con il fortunato Psycho Tropical Berlin, manifesto di imbastardimento sonoro e di turbinosa creatività pop. Se già allora gli ingredienti erano molti, con questo Mystère le cose si complicano, per un vero e proprio mash up di generi e influssi sviluppati nel corso di sedici pezzi: unora e un quarto di scorribande tra pop elettronico, chanson, psichedelia vecchia e nuova, frammenti morriconiani, new wave e chi più ne ha più ne metta.
Purtroppo, questa volta, la proliferazione di stimoli appare meno centrata, anzi sistemata piuttosto disordinatamente in una tracklist vittima di plurime spinte centrifughe, facendo perdere ogni volta il filo del discorso allascoltatore. Si passa così dalla visionaria apertura synthpop di Sphynx al surf-pop verbosissimo di Où va le monde, dalla contaminazione yé-yé della stereolabiana ode dolciastra di Septembre al motorik-pop di Mycose, e ancora dallhip-hop di Exorciseur allinterminabile vagheggiare psichedelico di Vagues (dispensabile la sezione cantata in inglese Always in the Sun).
Presi singolarmente, pezzi come la bella Tatiana (immaginate un Jacques Dutronc in versione krauta che dialoga con gli Indochine) o la disco-house di S.S.D (interessante esperimento di ibridazione tra Gainsbourg, Cerrone e Hercules and Love Affair) mostrano una band in pieno fermento creativo. Il problema, però, sta nellassemblaggio: le buone idee sono disperse e disordinate, l'ascolto procede alternando bozze (la sequenza atmosferica di Tueur de fleurs, Al Warda e Psyzook, dove vengono instillati curiosi spunti world) e piccoli gioiellini fatti e finiti (i brani già citati, oltre che la grazia anni Sessanta in salsa Françoise Hardy di Le Chemin). La tavolozza dei colori è ricchissima, ma la loro combinazione in qualcosa di armonico e compiuto è rimandata, si spera, al prossimo album.
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