V Video

R Recensione

7,5/10

Outfit

Performance

Quintetto di Liverpool con all’attivo un bell’Ep passato semi-inosservato (“Another Night’s Dreams Reach Earth Again”, 2012), gli Outfit covavano da più di un anno il discone, e lo propongono al fine per la periferica Double Denim, in un ‘outfit di stile geometrico ’70/'80 non casuale. Figliocci degli Associates e del sophisti-pop più buio, in “Performance” (notare la classicità austera di moniker e titolo) dimostrano da manuale come raccogliere l’eredità new wave e rivestirla del gusto brit post-Wild Beasts sia la strada migliore, se ben percorsa, che possa intraprendere il pop d’Albione.

Autoprodotto con grande attenzione al suono, non senza un gusto tipicamente arty per le eccentricità (compaiono passi sulla neve, porte che scricchiolano, il rumore dello sportello di un lettore dvd e altri field recordings vari), ma con un senso per le melodie molto radiofonico (sentire “I Want What’s Best” per credere) e un’attitudine danzereccia che è piena eredità del decennio ’00 britannico, il disco è uno di quelli che si infilano subito sottopelle, rivelando poi con lentezza tutte le proprie sfaccettature e i propri fantasmi.

E di fantasmi ce ne sono. La voce impiegatizia di Andrew Hunt diventa quella di un dandy fuori tempo massimo, tanto più in alcuni pezzi dal piglio new romantic (“Spraypaint”, cioè una specie di Roxy Music rabbuiati), ma per lo più rende sinistri i suoni attorno a lui, come nello strano horror pop di “House On Fire”, puntellato di effetti inquietanti ma ben spedito nella sua sezione ritmica dancey. Le chitarre spesso sfregiano con tocchi minimali, languiscono stupefatte, si portano dietro echi e delay muovendosi in vuoti che ricreano quelli delle stanze in cui il disco è stato registrato. Si batte il tempo e assieme si sta all’erta. La title-track si sposta con passo felpato, tra sincopi e una batteria scombinata, per distendersi nel cupo synth del ritornello, in stile Pet Shop Boys calati in un teatro espressionista. Pop circospetto.

Il basso sempre preminente, come già nell’ep, guida le canzoni in serpentine esterrefatte ma piene di groove, dove è incerto se si possa ballare l’ultimo pezzo del party (“Elephant Days”) o iniziare la paranoia della solitudine (“Phone Ghost”), tanto più strisciante se si considera la precisione millimetrica con cui è stato curato ogni singolo suono, che sembra quasi assediare chi ascolta. E risulta liberatoria, dopo tanta addomesticata ossessione (“The Great Outdoors”), l’apertura dreamy con tracce di chillwave di “Thank God I Was Dreaming”, con cui gli Outfit dimostrano di saper perfettamente vestire di abiti modaioli e sgargianti i loro pezzi. “Two Islands”, il singolo con cui la band si fece notare due anni fa, chiude puntinando di piano una melodia che la voce hotchippiana di Hunt rende ballabilissima e memorabile.

Uno dei debutti inglesi dell’anno.

V Voti

Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 2 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
hiperwlt 7,5/10

C Commenti

Ci sono 6 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

tramblogy alle 9:47 del 20 agosto 2013 ha scritto:

Uhmmmmm.....l

hiperwlt (ha votato 7,5 questo disco) alle 16:40 del 22 agosto 2013 ha scritto:

per resa estetica (che, a mio avviso, è l'aspetto più interessante e che verrà ricordato di questo "performance"), quella che descrive (il sempre perfetto) Francesco nel primo paragrafo, il disco convince a pieno. qualche cedimento qua e là a livello di singole composizioni c'è (la title track e altro della parte centrale), ma alcune cose sono da primi della classe: "thank god i was dreaming", l'apice (che prende molta dell'eleganza e della sensualità dei wild beasts e la proietta in scenari da club); il synth (horror pop, sì) di "house of fire"; il magnetismo easy listening di "i want what's best". e poi "two islands", "nothing big"...tutto ottimo. condivido analisi e voto: 7,5

salvatore alle 18:54 del 22 agosto 2013 ha scritto:

Bello bello bello! Lo sto divorando per benino. Ottima rece, poi torno.

PS. Ma i Metronomy in "House on Fire" ce li sento solo io?

hiperwlt (ha votato 7,5 questo disco) alle 18:57 del 22 agosto 2013 ha scritto:

specie quelli di "love underlined" o "loving arm"?

salvatore alle 19:17 del 22 agosto 2013 ha scritto:

Proprio quelli!

target, autore, alle 20:00 del 27 agosto 2013 ha scritto:

Integrazione: all'Lp la Double Denim (sempre molto generosa) allega un cd con alcune out-takes e versioni demo, che confermano il talento di questi cinque: "Every Night I Dress Up As You" unisce di nuovo grande groove e accordi sinistri (perché è stata esclusa dal disco?), mentre "Be Still" (Wild Beasts get funky noir) e "I Told Them Where You Are" (un po' troppo "The Rip" dei Portishead dietro) sono belle cavalcate ritmiche in cui è impossibile non battere il piede; di nuovo linee new romantic in "Channel Hopping". Interessante la versione solo chitarra di "Performance".