R Recensione

8/10

Wild Beasts

Limbo Panto

Accerchiato da vecchi vinili mai acquistati, dai quali la polvere, a poco a poco, spicca il volo prima di adagiarsi sulla sua t-shirt stropicciata, il commesso del "mio" negozio di dischi è vittima di un’intima estasi mnemonica. Sorrido entrando, in rispettoso silenzio.

His Grinning Skull” mi spiega, gli rievoca qualcosa di adolescenziale, di non corrisposto. Ascolto, senza trovare una frase opportuna, non potendo comunicare con lui per via analogica. Non se ne parla proprio di abbracciarlo. Chi suona, domando. “Certi Wild Beasts. Provengono dalla scena di Kendal. È il loro disco di debutto, sai…"; "Qualcosa di teatrale, simile ai Clap Your Hands and Say Yeah! per certi versi; baritono à la Guy Garvey e falsetto eccitato”. “Vai sul sicuro: se ne parla già bene - per quanto possa contare”.

Cascata neuroendocrina la soave trama ricamata dal pianoforte in sottofondo: l’intrecciarsi dei toni e timbri vocali, perché no il suo parere, mi convincono a prendere mano al portafogli.“His Grinning Skull” è di nuovo on air: mi scorta all’uscita, chiudendo lei la porta.

Termino l’ascolto di Limbo Panto decisamente frastornato: dopo un’irruzione gestaltica così vorticosa e incatenante, non mi risulta per nulla semplice recuperare la lucidità necessaria per descriverlo. Forse, perché il lamento carnale di “Vigil for a Fuddy Duddy” è ancora qui davanti a me, divenuto quasi per magia l’allucinazione di un rogo in technicolor. Le mie pupille sono ora schermo delle più variopinte e sensuali tonalità di un incendio cromatico che cresce e divampa, alimentato costantemente dai tribalismi percussivi. “Men to be men, must love and pity, so deeply and secretly”, o forse, le fonti primarie in cui l’uomo trae linfa per la sua passionalità. Il cristallino riff del ritornello, divenuto deliziosa brezza temperata, trasporta questo fuoco verso una breve e intensa autocombustione finale, pretesto ideale per l’esaltazione del falsetto provocante di Hayden Thorpe.

Devil’s crayon” è invece un tortuoso selciato di groove pop/funky: da qui, si dispiegano, per tappe, bellissimi paesaggi dinamici dai colori a pastello; la voce grave di Tom Fleming da subito possiede il dono empatizzare con emozioni inabissate, di farle riemergere e proiettarle nell'etere della consapevolezza, lasciando il compito di rivitalizzarle all’eccezionale liricità di Hayden. Romantico e poetico nel testo questo brano è, per chi scrive,un piccolo capolavoro di arrangiamento, pregevole in ogni sua sfumatura.

Incastonato di arabesche rifiniture chitarristiche e pianistiche,caratterizzato dall’iniziale clap clap che da il via al tutto, “the Old Dog” scorre davvero splendidamente;“The Club of Fathomless Love” graffiante nei tagli netti e sferzanti delle percussioni, sfocia in un ritornello arioso e dalla spiccata teatralità, dalla lirica al limite del misogino, che sa di auto-convincimento, dettato dalla volontà di rivendicare un non ben definito status di superiorità. E anche l’estrosa e poco convenzionale “She Purred While I Grred” è un urlo ansioso,innocuo (quasi tenero) dettato dalla necessità,sì istintiva ma molto costruita, di predominare nel rapporto amoroso. Dicevo, frastornato. Ma anche stregato dall’imponente bellezza di questo esordio dei Wild Beasts: non sembra infatti che i quattro di Kendal siano scesi a compromessi, tanto meno con le loro nevrosi. 

Saldo, qualitativamente eccellente nel suo saper essere compatto e arty allo stesso tempo, in "Limbo Panto" eccelle la complementarietà del fraseggio vocale tra Hayden e Fleming

Ed è tornando al commesso che scavava nei suoi anni con "His Grinning Skull" che penso a come, non per assurdo, c'avesse visto estremamente lontano.

V Voti

Voto degli utenti: 7,4/10 in media su 8 voti.
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target 7/10
4AS 7/10
Teo 8/10
zebra 7/10

C Commenti

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target (ha votato 7 questo disco) alle 18:10 del 5 gennaio 2010 ha scritto:

Un disco decisamente scombinato e arzigogolato, ma per nevrosi più che per estasi creativa. Thorpe canta davvero a briglie sciolte, e in certi casi è esaltante ("The club of fathomless love"), mentre in altri sembra altelenare su e giù scapicollandosi in arabeschi un po' troppo compiaciuti. Sparks a manetta, chiaramente. A me è piaciuta di più la 'normalizzazione' di "Two dancers", in cui la nevrosi rimane, ma è appiattita e 'borghesizzata', resa quasi invisibile dagli arrangiamenti perfettini e infighettati (very very cool). Il che è un'eccellente mimesi degli schizzi emotivi odierni, abnormi ma nascosti sotto il tappeto. Insomma, senza addentrarmi in seghe mentali: "Limbo, Panto" è, secondo me, un disco interessante, apprezzabile per il suo eclettismo frastornante e per qualche pezzone ("Brave bulging..."), ma non ancora maturo.

hiperwlt, autore, alle 19:07 del 5 gennaio 2010 ha scritto:

sì, sono daccordo: le melodie di "two dancers" sono "smussate", più rifinite se vogliamo, infighettate. non di meno, mi fanno impazzire quelle di "limbo,panto",incoerenti e nevrotiche,estrose.dell'ep precedente, cosa ne pensi francesco? "assembly" merita davvero.

ps: dato che non l'ho inseriti nella recensione, questi sono i link video di:

"devil's crayon":

;"brave bulging buoyant clairvoyants" http://www.youtube.com/watch?v=1bW6USsmR70&feature=SeriesPlayList&p=E4E65B45D55A4BAD

; "his grinning skull" http://www.youtube.com/watch?v=XZxxcOZ1g0E&feature=related

target (ha votato 7 questo disco) alle 12:31 del 10 gennaio 2010 ha scritto:

Uh, sorry. L'ep devo ancora trovarlo, Mauro: che me ne dici?

hiperwlt, autore, alle 23:53 del 10 gennaio 2010 ha scritto:

il singolo (scusami, non ep)"assembly" lascia intravedere quali saranno i substrati sonori dei due successivi lavori. "assembly" è un motivetto pop telefonato, semplice semplice, ma tiratissimo, caratterizzato dall'esuberante e gioiosa performance pianistica; un'assaggio lineare di quei suoni destrutturati che caratterizzano, invece, "limbo, panto". l'ovattata "sylvia, a melodrama" si muove sul giro reiterato di piano e basso, sostenuto dal bel cantato, "baritonale", di fleming;più da "two dancers"

4AS (ha votato 7 questo disco) alle 15:05 del 21 aprile 2010 ha scritto:

Se non fosse per quella voce un pò troppo sopra le righe (a tratti davvero fastidiosa) avrei messo un voto più alto. Preferisco il successivo "Two dancers", dove questo difetto viene risolto con un cantato più equilibrato.

salvatore (ha votato 8 questo disco) alle 21:57 del 13 novembre 2011 ha scritto:

Il più teatrale, il più selvatico, il più folle... Come per i Beach House, tre dischi, tre centri pieni!

FrancescoB alle 16:03 del 9 dicembre 2017 ha scritto:

Ripreso in mano oggi, dopo tanti anni: sconcertante, forse il più oltraggioso e "difficile" dei Wild Beasts. Difficile anche da comprendere a pieno e da assimilare, c'è veramente tanta carne al fuoco. Art pop che è post-glam vorticoso, elaboratissimo e allo stesso tempo (a suo modo) viscerale. Fra Sparks, Roxy, tanta new wave eccentrica e pop puro.