R Recensione

8/10

Antony and the Johnsons

Another World

Se ne sono accorti anche a Milano. E pazienza se lo chiamano “Antony Hegarty, la voce della splendida “Blind” degli Hercules & Love Affair”. I milanesi hanno affollato il recente concerto di Antony and the Johnsons al teatro degli Arcimboldi e lo hanno immediatamente eletto ad artista del futuro. Il salto di qualità che ti risolve la vita (così facciamo felici i “fashion victims” milanesi). Tant’è vero che, poco dopo, l’uomo con la voce da donna più bella del mondo (o viceversa) ha inciso un brano per la nuova campagna pubblicitaria di Prada (“Fallen shadows”) e ha cantato un pezzo (“Caroline says II”) sulla nuova versione live di “Berlin” di Lou Reed. Due frequentazioni “classy” che, unite alla già citata scarica elettronica estiva (perché se non avete mosso le chiappe su quel pezzo avete problemi ai livelli di serotonina), fanno intuire come l’eclettismo e l’immensa capacità abbiano reso Antony Hegarty la voce più richiesta del momento.

È assai probabile che questo continuo collaborare con artisti di ogni tipo sia un altro modo di esorcizzare quel senso di solitudine ed alienazione dal quale il cantante di origini inglesi sta “cercando di guarire rievocando il rapporto che avevamo un tempo con la natura”. E proprio alla natura ed all’ambiente è dedicato questo “Another World”, anticipazione del nuovo album ormai rimandato al 2009 a causa dei troppi impegni.

La musica di Antony & the Johnsons ha perso definitivamente ogni riferimento rock per abbracciare, in un lavoro continuo di sottrazione, un classicismo algido ma mai così intenso. Per chi, come il sottoscritto, avesse amato incondizionatamente il precedente “I am a bird now” (2005) siamo molto più vicini a “Hope there’s someone” e “You are my sister” che a “For today I’m a boy” o “What can I do?”.

La prima delle cinque tracce (“Another world”) richiama le stesse sonorità che aprivano “I am a bird now”, pianoforte morbidamente “jazzy” e voce struggente. “Crackagen” dura poco più di due minuti ma presenta uno spettro di intonazioni vocali impressionante. Verrebbe da pensare ad un mero esercizio di stile se non fossimo completamente accecati da tanta maestria. “Shake that devil” è il momento più interessante del lotto: inizia con una linea vocale sorretta dal nulla (ricordando l’isolazionismo dei Current 93 di “Black sheeps ate the sky”, album che vedeva la partecipazione, tra gli altri, dello stesso Hegarty) e proseguendo con un duetto voce-sax ballabile e dai contorni blues. Immaginate, se potete, i Johnsons sostituiti da una versione “fun-oriented” dei Morphine. Si prosegue con una breve ballata orchestrale tutta giocata in punta di dita tra brevi pause e ancor più brevi ripartenze (“Sing for me”), per chiudere con l’ultima gemma (“Hope mountain”): tratti essenziali pianoforte e (quella) voce, arricchiti da strumentali aperture barocche vicine ai momenti più raccolti di Joanna Newsom.

Per chi scrive il nuovo Antony & the Johnsons sarà disco dell’anno. E sto parlando del 2009.

V Voti

Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 10 voti.
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george 8/10
REBBY 6/10
krikka 6/10
cielo 10/10
lady elk 8,5/10

C Commenti

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REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 18:33 del 19 ottobre 2008 ha scritto:

A mio giudizio I'm a bird now è uno tra i migliori

album del 2005. La voce di Antony sublime. Per tre

anni l'ho seguito nelle sue varie partecipazioni

come ospite, ma attendevo con ansia il nuovo album

.Finalmente è arrivato questo EP. Shake that devil

è la mia preferita, ma ho già capito che tra poco,

una volta svanito l'effetto novità, sarà come al

solito I'm a bird now a scivolare nel lettore,

quando avrò voglia di ascoltare la voce di Antony.