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R Recensione

8/10

Baustelle

Amen

Amen”, questo il titolo del nuovo album, arriva nei negozi in un momento delicato per la band in questione… una premessa è d’obbligo. I Baustelle giungono al loro quarto album dopo due folgoranti lavori per etichette indie: “Sussidiario Illustrato Della Giovinezza” (2000), gioiellino pop naive registrato con procedimenti caserecci (per taluni rimarrà addirittura ineguagliato), e “La Moda Del Lento” (2003), tavolozza con ampia gamma di colori pop, sorretto da un paio di singoli centrati e caratterizzato da una cura maniacale per gli arrangiamenti che varrà alla band l’appellativo di Pulp nostrani, anche grazie all’approccio vocale molto simile in alcuni frangenti a quello di Jarvis Cocker.

Il terzo album, “La Malavita” (2005), segna l’approdo ad una etichetta major, la band di Montepulciano non delude le aspettative del colosso Warner, le vendite sono soddisfacenti, ma come accade spesso in questi casi, la critica più intransigente che aveva apprezzato senza riserve i loro precedenti lavori, nicchia davanti alle concessioni mainstream de “La Malavita”, pur riconoscendone un rispettabile standard qualitativo. Il lavoro del 2005 segna anche la dipartita di Fabrizio Massara, già impiegato a mezzo servizio nell’album. Massara fu il manipolatore dei tappeti elettro che conferirono lustro sopratutto ai primi due lavori, nonché fantasioso arrangiatore e co-autore. Ad impaurire ancor di più gli appassionati della prim’ora, la cessione di un brano firmato Baustelle ad Irene Grandi (“Bruci La Città”), singolo patinato e di discreto successo, curiosità e timore per il nuovo lavoro crescono all'unisono!

Il primo ascolto di “Amen” suscita due realtà oggettive lampanti: il maggior spazio concesso a Rachele Bastreghi (voce, piano, Fender Rhodes) sia davanti al microfono che in fase di composizione, ed il sound più rootsy e lo-fi che riporta ai tempi del “Sussidiario” (pur con risultati differenti): quelli di “Amen” sono dei Baustelle meno plastificati e più sudati, per quanto possa essere sudato un lavoro pop.

Francesco Bianconi, leader e mente creativa della band toscana, colma l'assenza del prezioso Massara caricando sulle proprie spalle tutto il peso degli arrangiamenti, stratificati ed intricati come non mai: si circonda di un Orchestra d'Archi di oltre venti elementi, più un plotone di strumentisti a fiato, e ne cura personalmente l'itinerario. Il singolo apriprista, “Charlie Fa Surf”, è traccia mediocre dalle strofe insapore, a stento arricchita nel chorus dai raddoppi vocali della Bastreghi e nella coda da una balsamica sezione fiati, un po' l'anello debole dell'album insieme a “Panico!”, fiacco omaggio a Lee Hazlewood. Altrove si apprezzano le peculiarità che hanno sempre contraddistinto la band, grande senso estetico, melodie curvilinee che si ficcano in testa solo in seconda battuta, lirismo pungente e di spessore (quasi ovunque).

Con Bianconi e Bastreghi a completare la line-up della band ora ridotta a trio è Claudio Brasini, alla sei corde sin dal primo album, co-autore in vari brani, tra i quali “Colombo”, frizzante pop mattutino che lascia trasparire echi di Franco Battiato. Mai come l'ottima “Antropophagus”, nelle strofe Battiato fino al midollo e nel chorus Bluvertigo a iosa, coppia di brani nella quale deve essersi trovato a proprio agio Sergio Carnevale, l'ex drummer dei Bluvertigo special guest alla batteria nelle quindici tracce di “Amen”.

La lista degli ospiti può fregiarsi della presenza del Maestro Alessandro Alessandroni, ultraottantenne compositore di colonne sonore, arrangiatore, direttore d'orchestra, che nel proprio curriculum vanta collaborazioni con nomi altisonanti (Morricone, Rota, Trovajoli), qui alle prese con un oscuro lavoro di fisarmonica, sitar, fischio (suo il fischio in “Per un pugno di dollari” di Sergio Leone). Da segnalare anche il contributo al piano dell'astro nascente Beatrice Antolini nelle due tracce fantasma inserite all'inizio del cd, tra cui “Spaghetti Western”, pop rock macchiato di soul, dall'incedere simile a “Knock On Wood” (vecchio singolo di successo di casa Stax per Eddie Floyd), neritudine che fa capolino anche nella meritevole “Il Liberismo Ha I Giorni Contati.

Da qui agli highlights il passo è breve. Partendo da “Baudelaire”, sincopato uptempo che fonde archi da sigla telefilm in bianco e nero con percussioni caraibiche ed improvvisazioni elettro nella lunga fascinosa coda strumentale, a “Dark Room”, disingannata melodia con incursioni bossa/tropicalia, “L” cantata a due voci è tra le cose più ambiziose del loro catalogo, andamento sommesso nella migliore tradizione italiana, superlativo l'articolato arrangiamento d'archi a cui si aggiunge un corno francese di grande effetto, e poi ancora la Bastreghi con “L'Aeroplano”: mesta ed accorata melodia sorretta da un aristocratico accompagnamento di piano. Il valzer barocco per pianoforte e poco altro di “Alfredo”: appassionato omaggio ad Alfredino Rampi, il bimbo scivolato in un pozzo artesiano nel 1981, la cui atroce fine dopo numerosi tentativi di salvataggio fu ripresa in diretta tv per un proto-reality show dal macabro finale. Lo strumentale etno-noir “Ethiopia”, impreziosito dal vibrafono di Mulatu Astatke; commiato finale la soave, agrodolce, “Andarsene Così”. Toccante, intensa liturgia che pone Francesco Bianconi, concedeteci un minimo di retorica, sul piedistallo più alto dell'intelligencija popular nostrana.

Un album pienamente centrato, chissà quanto possa piacere agli incorruttibili fan degli esordi. I Baustelle stanno cambiando, d'altra parte ci avevano avvisati sin da subito che “il futuro stava fuori dalla new wave da liceale”.

C Commenti

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Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 18:19 del 4 febbraio 2008 ha scritto:

Comprato originale ieri

e non me ne pento affatto: i Baustelle rimangono veramente un signor gruppo, e questo è veramente un signor disco. La prima cosa che mi è saltata all'orecchio è stata la notevole presenza di fiati (sax su tutti), poi una più equa distribuzione delle parti vocali fra Bianconi e l'ottima Bastreghi, infine l'infinita serie di riferimenti, dal cinema all'arte contemporanea. Forse non l'hai notato, Paolo, ma hai presente quell'andante in violino che chiude "Antropophagus" (la mia preferita)? Ecco, quello è un sample che proviene dritto dritto da "Adulteress' Punishment", uno dei temi principali di Cannibal Holocaust (la cui colonna sonora, ricordo, è firmata da un certo Riz Ortolani)!!!! Geniali, davvero. Commovente anche il walzer di "Alfredo", la ballata "L" e "Baudelaire", altro pezzone da novanta. Per adesso 8, ma potrebbe crescere.

Dr.Paul, autore, alle 20:52 del 4 febbraio 2008 ha scritto:

non so nulla di cannibal holocaust, mi sembra strano pero un sample che nn compare nei credits, roba da citazione in tribunale sarebbe!!

swansong alle 17:40 del 5 febbraio 2008 ha scritto:

originale non lo prenderei...

...ma magari un ascolto me lo faccio - e solo perchè ne hai parlato bene tu marco di cui mi fido (abbastanza) ciecamente - cmq non sò...il precedente lavoro che non conosco se non per il singolo strapassato su tv e radio, non sono mai stato spinto ad acquistarlo per via della voce...non la sopporto...troppo parlata, decantata, monotona...insomma cantautorale...proprio non mi piace..

target (ha votato 8 questo disco) alle 11:28 del 6 febbraio 2008 ha scritto:

Vede la fine in me che vendo dischi in questo modo orrendo

I tempi sono cambiati dagli anni del Sussidiario, e giustamente pure loro. Il disco è buono, regge anche nella distanza assai lunga. Alcuni riferimenti del passato (Pulp in testa) si sentono meno, mentre si avvertono sempre più modelli sonori e compositivi italioti (soprattutto nei pezzi, più lirici, scritti da Rachele: Dark room la migliore). In ogni caso, i Baustelle si confermano ottimi autori tra pop e canzone d'autore. Solo, secondo me, resta qualche caduta di stile in direzioni sanremesi che nei primi due dischi erano evitati come la peste (vedi La Vita Va, il cui refrain farebbe innamorare baudo e paolo limiti) e qualche elegismo di troppo nelle scelte tematiche: il nonno, l'Amore. Non dico che debbano parlare sempre di adolescenti (anzi: Charlie è uno dei pezzi più deboli del disco), ma certe escursioni sentimentali condite di così tanti archi non possono non risultare un po' pese anche all'orecchio indie più commovibile. Le migliori: Baudelaire (splendida la coda tra Pet shop boys e New Order), Il liberismo ha i giorni contati.

TheManMachine alle 15:14 del 6 febbraio 2008 ha scritto:

Il disco non l'ho ascoltato. Incuriosito da questa recensione, sono andato nel sito ufficiale della band, ma manco l'ombra di un sample. Peccato. Su last.fm ci sono dei samples, ma tratti da lavori precedenti, non da questo. In compenso, nel sito ufficiale mi sono letto i testi delle tracks di questo "Amen". Molte allitterazioni, assonanze, bei giochi linguistici. Molta superficie. Sostanza poca. Un appunto per quanto riguarda il brano "Alfredo". Si è trattato innanzitutto di una tragedia. Vera. La spettacolarizzazione del dolore, il "proto-reality show" di cui parla il recensore sono assolutamente fuor di luogo. Sono tutte cose venute dopo. Il testo è scontato e, a mio avviso, anche offensivo per i familiari di Alfredo Rampi. Rispettiamo almeno il dolore. Comunque un'ascoltata al disco, magari, la dò.

neonlicht (ha votato 8 questo disco) alle 15:48 del 6 febbraio 2008 ha scritto:

man machine, a parte che commentare un disco di cui non si è ascoltata la musica è totalmente inutile e

alquanto stupido, quello che dici è assolutamente falso, perchè lo stesso bianconi ha spiegato gli antefatti della canzone esattamente come sono stati riportati(anche perchè è così!è scritto ovunque,informati)e inoltre tutti sanno che quel bambino in quel pozzo diciamo che non ci è proprio scivolato...visti dei piccoli giganteschi cavilli logistici.per me invece(e credo per tutte le persone normali)rimane un bellissimo e dolcissimo omaggio ad un fatto di cronaca nera amaro e straziante, che solo uno come il bianconi poteva riportare in musica senza cadere nella retorica e nel cattivo gusto.

Dr.Paul, autore, alle 20:15 del 6 febbraio 2008 ha scritto:

si riguardo alfredo, quelle riportate sono le riflessioni del Bianconi a distanza di anni, io francamente le ho trovate sincere, non irrispettose, senza cinismo. le liriche offensive per i familiari?...dissento, ho una chiave di lettura differente.

TheManMachine alle 12:17 del 7 febbraio 2008 ha scritto:

Neonlicht, mi sono astenuto da commenti sul disco, infatti. Mi sono limitato a porgere alcune mie impressioni sui testi, dopo averli letti sul sito ufficiale della band. Sulla tristissima vicenda di Alfredo Rampi: il pomeriggio di quell'estate del 1980, la notte e il mattino successivo, come milioni di italiani, sono stato incollato davanti al televisore. I miei ricordi sono ancora adesso molto nitidi, ricordo molto se non tutto, compreso lo strascico enorme di polemiche che è seguito al salvataggio fallito del bambino, polemiche in parte utilizzate, come a me sembra, dall'autore di questa canzone per costruire il testo. Ad ogni buon conto, se questo testo ti ha suscitato, come anche, vedo, a Dr. Paul, impressioni diverse dalle mie, ne sono ben felice. Ciao.

TheManMachine alle 12:27 del 7 febbraio 2008 ha scritto:

Chiedo scusa, l'anno della vicenda di Alfredo Rampi è il 1981, come correttamente riporatato dal recensore.

ivanluprano (ha votato 7 questo disco) alle 21:13 del 7 febbraio 2008 ha scritto:

il commercio!!??

in italia spesso la nicchia si ghettizza

il protezionismo di culture musicali è sbagliatissimo

credo che questo disco abbia del valore artistico abbastanza rilevante in italia a priscindere dall'etichetta etc. sentiamolo bene

simone coacci (ha votato 8 questo disco) alle 21:34 del 7 febbraio 2008 ha scritto:

Questo è il disco che chiarisce (o forse, per meglio dire, purifica)definitivamente le fonti armoniche su cui si articola il discorso musicale del gruppo. Mi spiego meglio: qua si sbarazzano dei cascami del brit-glam-pop e della chansonne ye-ye d'oltralpe per attingere ad un panorama fortemente delineato dal pop d'autore italiano. Dalla colonna sonora e gli arrangiamenti anni 60/70 (Umiliani, Niccolai, Bacalov, Piovani, Reverberi), al cantautorato decadente di Tenco, Ciampi e De Andrè, alla pop wave di Battiato. Il post-moderno ha campo libero, rompe ogni ostacolo, diviene una geografia istintiva di samples ormai inscritti nel DNA compositivo del gruppo. Non per nulla abbondano le (auto)citazioni: Charlie don't surf è più o meno "La guerra è finita" solo più tirata e disinibita, "Panic" cannibalizza ad un tempo "these boots are made for walkin" e "Tutti morimmo a stento", "L'aeroplano" germoglia da "Toi mon amour mon ami" di Marie Laforet celebre motivetto pop francese, "Dark Room" fa il verso a "Revolver" in chiave latinoamericana. Ciò non toglie che il disco sia barocco, romantico, melodrammatico, operistico quasi, in senso Pucciniano.

E che la poesia aurorale di Bianconi, capace di guardare il presente con lo sguardo stupito ma al contempo spietato dell'innocenza, utilizzando il passato sottoforma di apologhi, allegorie, exempla, metafore,sia una delle poche cose scritte in lingua italiana che vale ancora la pena leggere oggigiorno. Altro che Moccia e Wu Ming!

P.S: Sull'affaire Vermicino. Direi che è evidente la commozione trattenuta e il profondo rispetto dell'autore per quella vicenda umana, ma sopratutto trattasi di una splendida allegoria in cui l'occhio della telecamera viene assimilato a quello di Dio (il Dio feroce e vendicativo dell'Antico Testamento) che, come per Isacco, eleva ed offre sull'altare del martirio una vita innocente come memento mori e illuminazione morale per l'Italia corrotta, edonista, sfibrata e violenta che si affacciava sugli anni '80.

Specie di crogiulo di metastasi da cui si originarono i mali incurabili di cui ancor oggi patiamo le conseguenze (Berlusconi, Terrorismo, Massoneria, Reality show).

Dr.Paul, autore, alle 22:30 del 7 febbraio 2008 ha scritto:

tra le metastasi hai dimenticato Romano Prodi! è importante!! ) molto!!!

la purificazione delle fonti armoniche si, anche se già dal primo album sotto la scorza brit si scorgevano radici italiche cantautorali, io sotto sotto (forse) preferisco ancora i primi due (bisogna far passare un po di tempo x questo) ma che rimanga tra noi....)

Neu! (ha votato 5 questo disco) alle 17:25 del 8 febbraio 2008 ha scritto:

bah, mi sanno molto di finti alternativi...

Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 13:27 del 9 febbraio 2008 ha scritto:

RE:

Finti alternativi i Baustelle? Ma se per anni sono rimasti noti solo alla scena underground italiana, e la ribalta l'hanno ottenuta solo anni più tardi, con "La Malavita"? Non capisco sinceramente questa tendenza a sputare sangue su un gruppo non appena ottiene un po' più di visibilità: magari fossero tutti così i gruppi italiani! Più lo ascolto e più me ne innamoro: questo è un bellissimo album di pop rock cantautorale, sinceramente più maturo del precedente, e con delle canzoni davvero a fuoco. Che poi il singolo sia effettivamente poca cosa mi sembra che qui l'abbiano ammesso tutti, lo stesso Paolo per primo. E' l'album in sè che vale!

loson (ha votato 8 questo disco) alle 21:50 del 9 febbraio 2008 ha scritto:

Condivido l'entusiasmo di Biasio: il loro miglior disco dai tempi del Sussidiario. La produzione è prodigiosa, forse uno dei punti più alti mai toccati in ambito italiano per quanto riguarda la strutturazione degli arrangiamenti e la progettazione del suono. Soltanto le stratificazioni e le geometrie di "Baudelaire" passano al setaccio tutto lo scibile fra l'electro-pop, disco, jazz-rock, synth, brit-pop e dark wave. Se è nella commistione caotica di generi e gesti che il gruppo trova il proprio humus privilegiato, adesso lo fa senza la commovente ingenuità del Riformatorio, ma in un'inedita veste glamourosa. Forse loro disco più marcio e sublime.

Enrico Venturi (ha votato 8 questo disco) alle 13:31 del 10 febbraio 2008 ha scritto:

Sono contento che suscitino tanta attenzione (anche qui). Io li seguo dai primissimi tempi e devo dire che non rimpiango affatto i tempi del Sussidiario, che pure rimane una dei migliori debutti che ricordi sulla scena musicale nostrana. Qui siamo leggermente sotto la Malavita (semplicemente l'album perfetto dal mio punto di vista), ma su livelli comunque eccelsi. E poi tutta quella miriade di citazioni letterarie, cinematografiche, musicali, artistiche etc etc con cui riempiono le loro canzoni, se a molti potrà sembrare stucchevole, a me divertamente immensamente. P.S. Bella e precisa la recensione.

target (ha votato 8 questo disco) alle 14:36 del 13 febbraio 2008 ha scritto:

Citazionismo

Le citazioni sono apprezzabili perché non sono sbandierate, non sono sovraesposte come uno sfoggio di intellettualismo, ma sono inserite nel discorso in modo naturale (con vero senso post-moderno), sicché possono convivere assieme a riferimenti pop o trash senza nessun attrito. Penso alla gaddiana "cognizione del dolore" degli yankee in crisi in "Colombo", o alla figura di Anna in "Il liberismo ha i giorni contati": Anna è il nome della protanogista femminile della "Vita Agra" di Bianciardi (già citato da Bianconi fin dai tempi del "Sussidiario"), e forse c'è qualcosa anche della Lorenza Vallo di "Nucleo Zero" (il nucleo armato terroristico, appunto). E poi c'è Baudelaire ("Son lit fleurdelisé se transforme en tombeau", Spleen III; poi d'Annunzio: "Profonfo era il cielo del letto; ed il letto profondo come tomba", Sopra un'aria antica; poi Sbarbaro: "E, venuta la sera, nel mio letto mi stendo lungo come in una bara", Taci, anima mia). E che il letto diventi un divano è il marchio dei Baustelle (anche se Babalot va oltre: "ci vuole poco per non morire dentro un divano-letto", Forse una donna).

simone coacci (ha votato 8 questo disco) alle 14:55 del 13 febbraio 2008 ha scritto:

Il giochino è inebriante, in effetti e non riesco a sottrarmi (anche se Target mi ha bruciato sul tempo le migliori ): sempre ne "Il liberismo ha i giorni contati" c'è lo stacchetto che introduce la strofa di Francesco che sembra preso da "Ufo Robot" (sic!) e il ritornello fa vagamente il verso ai Ricchi e poveri ("Sarà perchè ti amo"?!?!). D'altronde è il sogno proibito di ciascuno di noi salire su quel cazzo di palco tempestato di fiori e fra un la-la-la e l'altro infilare una cosetta tipo "Vede i titoli di coda nella Casa e nella Libertà". E vai con le interrogazioni parlamentari! ("Interroga stocazzo!") Sublime, assolutamente. Ah per finire l'arpeggio contorto di "L" a tratti sembra provenire da una canzone dei National "Patterns for fairytale" (da Sonfs for dirty lovers"). Le inferenze fra i due gruppi, puramente casuali, suppongo, sono sibilline. Partono dal post-punk (all'osso), per pervenire ad un cantautorato da camera orchestrale e ostentato. Ovviamente per il resto sono diversissimi, come i loro background. E dubito che si conoscano.

Alla prossima puntata di "Trova l'intruso"!

Luca Morello (ha votato 9 questo disco) alle 1:20 del 27 febbraio 2008 ha scritto:

actarus è morto per te

lo sto consumando...sotto la patina intellettualoide tantissima sostanza...

fabfabfab (ha votato 5 questo disco) alle 15:49 del 9 giugno 2008 ha scritto:

Si si si si si

Beh, il pezzo su Alfredino potrebbe commuovere un branco di naziskin ubriachi. Il disco, e la band in genere, mi fa venire in mente la parola "pretenzioso".

Slisko (ha votato 1 questo disco) alle 9:56 del 23 luglio 2008 ha scritto:

rumenta

spazzatura sanremese

fabfabfab (ha votato 5 questo disco) alle 15:03 del 23 luglio 2008 ha scritto:

RE: rumenta

E la madonna!

Luca Morello (ha votato 9 questo disco) alle 16:07 del 23 luglio 2008 ha scritto:

RE: rumenta

se vabbè..........-_-'

Slisko (ha votato 1 questo disco) alle 17:31 del 23 luglio 2008 ha scritto:

rumenta 2

agli amanti del genere consiglio pure: Quartetto Cetra e Ricchi & Poveri ...

dai che poi la finisco di fare il polemico

Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 17:54 del 23 luglio 2008 ha scritto:

RE: rumenta 2

Van bene le provocazioni. Van bene i gusti. Le cazzate un po' meno. Grazie.

Slisko (ha votato 1 questo disco) alle 9:14 del 24 luglio 2008 ha scritto:

RE: RE: rumenta 2

eh no. così non mi sta proprio bene! Saranno opinioni personali, ma darmi del cazzaro non è molto gentile. Certo non oso addentrarmi su concetti quali composizione e armonia visto che sono lontano mille km dal mondo dei conservatori e delle scuole di musica. Ma che i Baustelle siano un prodottino ben confezionato dai bravissimi addetti marketing italiani con una patina di intellettualismo simil battiato e qualche arrangiamento ruffiano per coprire una pochezza e una superficilatità sconfortanti che solo il pop nostrano di sanremo sa sfornare, per me è evidentissimo.

La melodia regina incontrastata con i suoi ritornelli radiofonici e i testi giovanilistici, suffragati da video accattivanti in puro stile MTV, con una cura all'immagine, il look intendo, a dir poco maniacale.

Una ribellione farlocca e un'anticonformismo innoquo teso alla conquista dell'unico mercato discografico ancora un pò dinamico, quello degli adolescenti in lotta con l'autorità (Baudelaire va ancora di moda tra gli adolescenti? pare proprio di si). I complimenti da parte mia vanno semmai ai discografici della Warner (ma daltronde che tradizione di sperimentazione, e che coraggio nel puntare su artisti non convenzionali ha sempre dimostrato questa etichetta) che hanno creato sul nulla e sottolineo nulla la next bit thing italiana.

Per conto mio bruci la città e con lei i Baustelle!

PS: la frase finale a effetto è una provocazione. lo sottolineo dato che qui il senso dell'umorismo pare davvero una chimera (oh, chimera che bella parola esotica, starebbe bene in una canzone dei baustelle)

Enrico Venturi (ha votato 8 questo disco) alle 10:01 del 24 luglio 2008 ha scritto:

Che palle..sempre le solite polemiche..quando non vendevano una copia (sono andati avanti per anni) tutti a osannare questo gruppo cosi' coraggioso, particolare e intrigante...poi finiscono nelle classifiche e allora arrivano i duri e puri che gridano al fenomeno costruito a tavolino tipo Spears o Lavigne...ma che vendano dischi, facciano soldi e successo, se li godano e continuino pure a cantare Baudelaire...piacciano agli adolescenti, piacciano ai matusa, ma chi se ne frega, onestamente. C'e' veramente tanta gente che si ammazza di pippe mentali invece di godersi la buona musica.

Dr.Paul, autore, alle 10:15 del 24 luglio 2008 ha scritto:

slisko ma da quanto tempo conosci i baustelle? il discorso della warner è totalmente sballato, fuori luogo, erano gia quotati ben prima della warner, mi dirai che ora ai loro concerti si vede qualche ragazzino che poga (!) di troppo, cosa cazzo ci sia da pogare sui baustelle nn è dato sapere ma tant'è, per il resto ai dischi nn puoi dire nulla, sono inattacabili! dei video me ne frego, nn so cosa dirti!

fabfabfab (ha votato 5 questo disco) alle 10:30 del 24 luglio 2008 ha scritto:

Prospettive

Slisko, il sistema democratico e la Casa delle Libertà ti consentono di dire il cazzo che ti pare. Se vuoi asserire che Jimi Hendrix era un bamboccio incapace di suonare un ukulele puoi farlo. Lo stesso sistema consente a Marco Biasio di dire che spari cazzate. La tua analisi sul marketing musicale italiano, però, mi lascia perplesso. Sei davvero convinto che in italia siano capaci di valorizzare la musica? E sei convinto che il marcio corrisponda con Sanremo? Se in Italia esistessero geni del marketing, come dici tu, forse non saremmo il terzo mondo dell'indie-rock. Pensa al circo rosso e bianco creato intorno ai White Stripes, pensa a quante spinte hanno ricevuto i vari Strokes, Arctic Monkeys, Bloc Party. Davvero i geni siamo noi? Coi Baustelle al Festivalbar? E' davvero gli Strokes sono meglio dei Baustelle? Davvero gli Strokes meritano di vendere 100 volte di più dei Baustelle, o degli Afterhours? Io invece sono convinto del contrario. Io credo che ci sia poco interesse verso i gruppi italiani, da parte della critica, ma soprattutto da parte delle case discografiche. E questo per un solo motivo: perchè non vendono dischi. E quando ci riescono, come è successo per i Negramaro, per i Subsonica, per gli Afterhours o per i Baustelle, iniziano le critiche dei "puristi". I Subsonica sono dei venduti, gli Afterhours sono commerciali, i Baustelle sono finti e via con le cazzate. Perchè di cazzate si tratta.

P.S.: I testi dei Baustelle non mi sembrano tanto giovanilistici, e "adolescenti in lotta con l'autorità" non se ne vedono in giro da un pezzo.

P.P.S.: Detto per inciso, a me il Quartetto Cetra piace proprio tanto.

Luca Morello (ha votato 9 questo disco) alle 13:53 del 24 luglio 2008 ha scritto:

Le riflessioni di Slisko mi sembrano totalmente sconclusionate e superficiali. Detto questo, io rispetto le opinioni di chiunque...non c'è nulla di personale in quello che dico. Detto questo Slisko, ti dico la verità, sembri proprio uno che ha ascoltato i Baustelle per sbaglio due minuti in qualche bar...ma ti rispetto (ci mancherebbe)! D'altra parte sono d'accordo con le prime righe del commento di fabio...

Slisko (ha votato 1 questo disco) alle 14:53 del 24 luglio 2008 ha scritto:

RE:

Su una cosa hai ragione Luca, io i Baustelle li ho ascoltati davvero pochissimo e li avrei evitati del tutto più che volentieri, non me li avessero propinati in ogni dove (dal passaparola ai giornali fino a programmi monografici in prima serata su all music).

Rimango comunque sulle mie posizioni, sconclusionate e superficiali, tra cui quella che non si bollano i messaggi altrui come cazzate, (tanto più se non arrivi neppure a 18 anni). Questione di educazione che evidentemente si tralascia per concentrarsi sull'ascolto accurato di geni jazzcore come zorn.

Per quanto mi riguarda finisco qui i miei interventi sull'argomento, leggerò comunque volentieri i vostri nel caso.

E chiudo come ho iniziato, con una battuta:

Ve li meritate, i Baustelle!

Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 21:34 del 24 luglio 2008 ha scritto:

RE: RE:

Mi scuso se ti ho offeso in qualche modo, Alberto. Solo che, vedere un voto del genere con una motivazione che, almeno per me, non era una reale motivazione, mi ha un po' perplesso. Paolo e Luca hanno detto tutto ciò che avrei potuto dire anch'io. E' un discorso vecchissimo: continua a non vendere e sei un grande, fai capolino nella top ten e puoi andartene dove non batte il sole. Sulla loro onestà intellettuale garantisce il sottoscritto, che li ha potuti incontrare ed intervistare di persona. Per me questo disco rimane validissimo, ricco di soluzioni armoniche e melodiche davvero invidiabili, e con dei testi che, francamente, mi stupisco tu possa trovare giovanili ("Il Liberismo Ha I Giorni Contati"? "Alfredo"? "L'Uomo Del Secolo"? La stessa "Baudelaire"? Non mi pare siano liriche così scontate!). Lungi da me voler polemizzare con te o con qualche altro utente per una questione di gusti... non ne ho mai avuto l'intenzione, assolutamente. Se in qualche modo è invece successo, ti chiedo scusa. Però, anche tu: che c'è di male ad ascoltare Zorn? E soprattutto, da quando in qua Zorn fa figo? E' una delle cose più demodè di questo mondo! Ed è proprio per questo che non vi si può rinunciare

Luca Morello (ha votato 9 questo disco) alle 17:26 del 15 settembre 2008 ha scritto:

ouch...

mmm...ascoltate diggin' a grave di micah p. hinson e baudelaire hihihihi

Roberto_Perissinotto (ha votato 9 questo disco) alle 14:15 del 12 ottobre 2008 ha scritto:

Nessuno, in Italia, riesce a raccontare il mondo di oggi cn la musica di ieri. I Baustelle lo fanno. E senza peli sulla lingua (o sullo stomaco) ognuno di noi si può riconsocere nelle loro canzoni così moderne, ma che sembra di avere già nel cuore al primo ascolto. Dall'immagine dell'adolescente crocifisso in "charlie fa surf" o i giovani ke "scopano in un parcheggio" (L'aeroplano), fino alla chicca di "Baudelaire", la morte in "Alfredo" e l'evocativa "La vita va", è tutto qui, tutto reale.

Roberto_Perissinotto (ha votato 9 questo disco) alle 14:18 del 12 ottobre 2008 ha scritto:

tra l'altro sono andato a vedere un loro concerto e, anche se non sono proprio "animali da palco", ho notato che il pubblico era davvero eterogeneo e che tutti cantavano a memoria le canzoni...cosa incredibile per un gruppo che veniva dall'underground italiano!!!

SanteCaserio (ha votato 6 questo disco) alle 16:22 del 12 novembre 2008 ha scritto:

Avrò torto

ma non mi sembrano ancora così particolari, originali o tecnicamente geniali...

Hanno le qualità per andare avanti, ma mi sembra che dall'essere sconosciuti siano passatti a un'eccessiva "mitizzazione"... un pò sopravvalutati, ma comunque bravi

bargeld (ha votato 8 questo disco) alle 12:34 del 26 gennaio 2009 ha scritto:

chapeau, paolo, recensione vivida e appassionata, d'accordissimo su Panico! anello debole e su "L" che trovo una delle loro canzoni più belle.

Roberto Maniglio (ha votato 6 questo disco) alle 21:05 del 22 agosto 2009 ha scritto:

cianfo non esagerare: senza ripetere le stesse cose, leggi alcuni commenti sotto. In breve, il disco rasenta la sufficienza: poca qualità, piuttosto artefatto e troppo debitore a tantissimi altri dischi (di altri!)

cianfa (ha votato 10 questo disco) alle 12:31 del 23 agosto 2009 ha scritto:

Baustelle ...

Scusami perchè devo leggere sotto per farmi influenzare?.... Devo capire che cosa rappresenta la musica per voi: la musica come ogni forma di arte non è un libro di ingegneria meccanica o una corsa di 110 metri ad ostacoli come cerchi di rappresentarla tu, è tutt'altro credimi.... ed essendo anche un musicista non penso di essere sprovveduto in materia in parti tecniche o di influenze passate (qualsiasi artista si inspira ad altri artisti venuti prima di lui:non esisterebbe la musica) ..quindi non vedo perchè non posso esprimere la mia gioia in riguardo.

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 14:47 del 23 agosto 2009 ha scritto:

RE: roberto maniglio

beh,a prescindere dall'opinione di venti persone, perchè non può piacere a cianfa?

bel disco,la mia preferita è "dark room"

target (ha votato 8 questo disco) alle 16:35 del 23 agosto 2009 ha scritto:

Devo dire che il tempo, ai miei occhi, lo sta un po' ridimensionando, soprattutto per la mancanza di quella coesione che sfoggiavano tutti gli altri dischi dei Baustelle e di cui forse i loro lavori hanno bisogno più di quelli di altri artisti. Ma, chiaramente: de gustibus.

Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 17:27 del 23 agosto 2009 ha scritto:

Io invece lo ritengo ancora un ottimo disco. A ripensarci bene, quello in cui non eccellono proprio è la dimensione live, Bianconi sopra tutti.

Dr.Paul, autore, alle 8:23 del 24 agosto 2009 ha scritto:

cosa c'è da leggere sotto? chi lo dice che rasenta la sufficienza? chi dice che c'è poca qualità? chi lamenta troppa artificiosità? disco debitore?

quali sono i dischi non debitori?

bargeld (ha votato 8 questo disco) alle 10:14 del 24 agosto 2009 ha scritto:

esatto, non credo che venga prima la lettura dei giudizi sotto, e poi la propria opinione. altrimenti sembriamo come quelli "tutto quello che oprah dice tutto quello che oprah fa". a prescindere dal valore del disco, che a mio giudizio non è basso.

sto con biasio per quanto riguarda la dimensione live: siamo davvero a livelli infimi.

TomooTaniguchi (ha votato 10 questo disco) alle 2:13 del 9 dicembre 2009 ha scritto:

Qualità e quantità convivono perfettamente.

Quello che è stato "La Voce Del Padrone" negli anni '80 per me lo è "Amen" nel 2008. Anche se non so mai quale disco preferire dei tre di Montepulciano, è innegabile come ognuno dei loro lavori abbia sempre qualcosa capace di colpire dritto al cuore, nelle melodie e nelle liriche. Troppo facile dare ai Baustelle del prodotto fatto a tavolino, solo perché ora sono diventati un po' più famosi di prima. Mai fermarsi alle apparenze. Brani come "Baudelaire", "Il Liberismo Ha I Giorni Contati" o "La Vita Va" non vengono scritti tutti i giorni.

Utente non più registrato alle 22:21 del 10 dicembre 2009 ha scritto:

La versione radiofonica della fin qui carriera del gruppo.

sosetta (ha votato 1 questo disco) alle 1:22 del 29 marzo 2010 ha scritto:

mah

che pena.

Sor90 (ha votato 9 questo disco) alle 19:15 del 29 marzo 2010 ha scritto:

Semplicemente fantastico

E chi se ne frega della top 10 e di Mtv, anzi meglio così, almeno si fa conoscere un pò di buona musica italiana!

Tizio (ha votato 6 questo disco) alle 20:28 del 29 aprile 2010 ha scritto:

Alla lunga noiosetto

4AS (ha votato 5 questo disco) alle 17:49 del 20 maggio 2010 ha scritto:

Qualche buon singolo lo fanno, ma su disco alla lunga li trovo noiosi. Preferisco di gran lunga Marlene Kunz e Afterhours.

Dr.Paul, autore, alle 18:16 del 20 maggio 2010 ha scritto:

vabbe generi diversi, quelli fanno il solito rock, baustelle no!

4AS (ha votato 5 questo disco) alle 18:23 del 20 maggio 2010 ha scritto:

RE:

Marlene Kunz solito rock? Non mi sembra...Non è che abbiano inventato chissà cosa (anzi, non hanno inventato niente) però per il rock italiano sono già particolari. I Litfiba degli anni 90 facevano il solito rock.

loson (ha votato 8 questo disco) alle 19:52 del 20 maggio 2010 ha scritto:

I Litfiba degli anni 90 facevano il solito rock.

Quello lo facevano anche negli anni '80.

4AS (ha votato 5 questo disco) alle 20:19 del 20 maggio 2010 ha scritto:

RE: I Litfiba degli anni 90 facevano il solito rock.

Hai ragione! Ho fatto un pessimo esempio. Ahahah .Però che gran disco "17 re"...

Dr.Paul, autore, alle 20:50 del 20 maggio 2010 ha scritto:

"solito rock" non ha per forza una connotazione negativa, ognuno la interpretasse come vuole, però è innegabile che la matrice di kuntz o afterhours è facilmente identificabile e piuttosto ortodossa. baustelle hanno sempre giocato con le sfumature. non si sono mai presentati come gli eredi di kuntz o afterhours, anzi erano l'opposto....vabbe nn è importante eh...

Controcorrente (ha votato 8 questo disco) alle 18:08 del 10 novembre 2010 ha scritto:

commento a due anni di distanza dopo aver letto i vari commenti: ma come si fa a dire che i baustelle sono un prodotto commerciale tagliato per adolescenti da mtv?! essendo piu o meno adolescente ank'io e potendo osservare la realtà che mi circonda vi dico che magari fosse così! se i baustelle hanno fatto breccia lo devono a una capacità compositiva(fatta di musica suonata!!!) non da poco, a delle melodie talvolta accattivanti(questo lo concedo) e a dei testi capolavoro: definiti superficialmente da qualcuno talvolta come demenziali, hanno un significato ben preciso, e tra citazioni e passaggi simpatici incarnano in chiave ironica alla grande la filosofia rassegnata e disincantata della Cultura di fine anni 90-anni zero(la stessa che per esempio un thom yorke incarna in liriche stupende ma piu tendenti alla tristezza). Tutto questo è espresso alla grande da Andarsene Così, amara ma perfetta conclusione per un album del genere(stupende Baudelaire e Il Liberismo..., veramente belle Colombo, Antropophagus e L.,dalle sonorità vagamente floydiane)

fralen (ha votato 9 questo disco) alle 21:41 del primo febbraio 2011 ha scritto:

Straordinario

Capolavoro dei Baustelle. Baudelaire e Panico sono pezzi di rara bellezza e intensità. Dark room è un viaggio sensuale e perverso, L. un percorso tra le stelle. Citazioni a piene mani che spaziano dal cinema, alla poesia, dalla politica alla cronaca. Perfetto critica/cronaca dei nostri tempi. Imperdibile.

Graaanita (ha votato 8 questo disco) alle 21:34 del 15 marzo 2011 ha scritto:

Da dire che testi come Baudelaire, Il Liberismo Ha I Giorni Contati, Charlie Fa Surf, sono magnifici per chi sa capire ed ha capito il significato di ognuna. Mi piacciono come gruppo. Poi, per non parlare di Alfredo? Testo azzeccatissimo e storia da far piangere. Bianconi mi piace troppo e la voce di Rachele è unica.

L'odio va per la fascia di adolescenti (ahimè ho 17 anni), che canta Charlie Fa Surf come se fosse una canzoncina da niente, senza significato, solo perchè cita MDMA allora si canta perchè fa figo.

Beh, i Baustelle non sono questo e lo affermano ne I Mistici Dell'Occidente, con Le Rane, La Canzone Della Rivoluzione, La Bambolina, Il Sottoscritto (bellissima dichiarazione d'amore degna di inchini), L'Estate Enigmistica e L'Ultima Notte Felice Del Mondo (dove Rachele è eccellente).

Per me sono eccellenti anche i dischi precedenti La Moda Del Lento e il Sussidiario Illustrato Della Giovinezza.

Voto 8 pieno.