R Recensione

8/10

Ooberman

Carried Away

Lì si dava per spacciati gli Ooberman dopo la separazione del 2003, e invece rieccoli qui, con questo Carried Away, quarto disco del gruppo, attivo dal 1997. Metto sul disco ed è uno choc: l’attacco è discretamente obbrobrioso, ricontrollo per vedere se per caso mi sono confuso ed ho messo su un disco dei Clannad o di Enya ma, no, sono proprio loro. Già sono pronto per l’eject, poi, essendo un inguaribile ottimista tengo duro: il pezzo si risolleva lievemente ma resto scosso e diffidente. Il seguito mi fa cambiare idea …

Dalla seconda traccia comincia una parata di pezzi da manuale del pop (britannico): il pastiche spaziale Crashing Ellipticals gravita amabilmente nell’orbita dei Super Furry Animals, la ballata Mary Groes Old è una bella ballata pianistica, desolata e senza tempo, Beauty Of Your Soul viaggia amabilmente su un’improbabile asse Delgados - Kate Bush, Lavender Blue ricopre di miele pop i primi Blur, Easy è McCartney quarant’anni dopo. E si prosegue così, sfogliando il grande libro del pop inglese, tra ballate stracciacuori dal sapore anni ’60 (Far Far Away) e duetti folk alla Simon and Garfunkel (Bong) e chiudendo il disco con un altro strano ibrido (i Blur riletti in chiave ’80 ?).

Di fronte ad un disco così non si può che ringraziare il giorno che questi ragazzi hanno deciso di ricostituire il gruppo e augurarci di risentirli al più presto. Per quanto mi riguarda uno dei dischi (pop) dell’anno. Però, ragazzi, quell’attacco …

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