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R Recensione

8/10

Pulp

His 'n' Hers

Dopo tre album e svariati singoli editi da etichette indie (Fire, Gift), oltre dieci anni di gavetta, incomprensioni, cambi di formazione e di logistica, con questo disco esordiscono i Pulp nella loro formazione tipo, forti di un contratto nuovo di zecca con una major.

Nick Banks alla batteria, Candida Doyle tastiere, Russell Senior guitar & violin, Steve Mackey bass, comandante della ciurma tale Jarvis Cocker, istrionico vocalist, colto dandy di fine millennio, appassionato di cinema e regia (frequenta la gloriosa St.Martin's School of Art di Londra).

Con forte determinazione e piglio sicuro, frutto dell'esperienza accumulata negli anni, i Pulp si chiudono in studio nella tarda estate del '93, con le idee ben chiare sul da farsi: far rivivere i fasti della Cool Britannia dopo le invasioni barbariche del quinquennio grunge, nonchè fare cassa raggiungendo la gloria a lungo cercata.

A differenza dei loro rivali del periodo, Suede, Blur, Oasis, che attingevano da influenze musicali ben definite, i Pulp mischiano con grande accortezza le loro carte, posizionandosi tra Roxy Music, David Bowie ed una elettronica di matrice vintage mitteleuropea, personalizzando astutamente il tutto e riuscendo quindi a farlo vivere di luce propria. Fenomenali a tal proposito Acrylic Afternoons: un refrain schizo-thriller che plasma il nuovo scenario art pop, i tappeti electro kraut di She's a Lady su cui si muovono liriche sempre pungenti e una straniante linea vocale che in alcuni frangenti sfiora I will survive (Gloria Gaynor). La monumentale David's Last Summer riesce a far scorrere Serge Gainsbourg su binari di neritudine Philly sound; i singoli Babies, Do You Remember the First Time? e Lipgloss -faranno capolino nella top20- diventano la tappa obbligatoria per ogni compilation brit anni '90 con ambizioni di credibilità, Pink Glove è il nuovo manifesto neo-romantico e lascia una traccia indelebile nell'immaginario candido e idealista di chi non ha mai dimenticato gli Smiths.

His 'n' Hers è un disco pienamente riuscito, il lavoro pone i Pulp in una "classe differente" (ops!) e ben lontana da alcuni colleghi arruffoni che sciaguratamente (mi si perdoni l'ardire) banalizzeranno il genere brit pop. Volendo trovare qualche scricchiolio si potrebbero citare alcuni eccessi di Ed Buller in cabina di regia e produzione, il produttore tende a cedere con troppa facilità alla bramosia di effetti eco applicati praticamente ovunque (vedi anche esordio dei Suede pochi mesi prima), sfocando un pochino i contorni del tutto, ma tant'è, poco male.

L'album ottiene un meritato 9° posto nelle chart nazionali e vende discretamente in Europa, nulla in confronto a quello che verrà, ma il successo è centrato, i Pulp apprendono la notizia sul pullman che li sta accompagnando ad un concerto e festeggiano con un nastro di Iggy Pop sulle note di Here Comes Success.

V Voti

Voto degli utenti: 7,8/10 in media su 18 voti.
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ThirdEye 7,5/10
B-B-B 8,5/10
Lelling 8,5/10

C Commenti

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greg ranieri alle 15:00 del 27 aprile 2007 ha scritto:

primo album maturo di un gruppo che ha segnato la storia del rock degli anni '90.

Totalblamblam (ha votato 6 questo disco) alle 21:41 del 15 gennaio 2008 ha scritto:

ai pulp preferisco i purp

Paranoidguitar (ha votato 8 questo disco) alle 10:11 del 24 novembre 2008 ha scritto:

do you remember the first time, jarvis? gran disco, e il bello doveva ancora venire...